Ferdinando Bruni e Francesco Frongia per la nuova produzione del Teatro Elfo Puccini si cimentano con il celebre testo di Peter Shaffer incentrato sull’invidia di Antonio Salieri per il giovane Mozart. Lo spettacolo, accolto con entusiasmo dal pubblico, è una riuscita combinazione di dramma in costume immerso in un’atmosfera rock, di passione, devozione e di subdole macchinazioni.
Amadeus di Peter Shaffer è probabilmente lo spettacolo più atteso tra le nuove produzioni della Stagione 2024/25 del Teatro Elfo Puccini di Milano. L’opera, infatti, sin dal debutto nel novembre 1979 al Royal National Theatre di Londra, riscuote grande entusiasmo tra il pubblico per quella sua connotazione sospesa tra il dramma e la commedia a causa degli inevitabili risvolti comici assunti dalle vicende narrate.
Shaffer immagina Antonio Salieri, ormai anziano e caduto nel dimenticatoio, cercare un ultimo brandello di celebrità dichiarando di essere causa della morte di Wolfgang Amadeus Mozart. Confessione cui, detto per inciso, nessuno crede e il musicista, oltre a mandare in fumo le aspettative di fama, guadagna l’epiteto di instabile mentalmente.
L’idea per la trama è mutuata da Mozart e Salieri, uno dei microdrammi in versi inserito nella raccolta Piccole tragedie pubblicata da Aleksandr Puškin nel 1830. Miloš Forman a sua volta adatta per il grande schermo la pièce di Shaffer e nel 1984 il suo Amadeus si aggiudica ben otto premi Oscar.
È ora la volta di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia di confrontarsi con questo testo, sortendo esito decisamente positivo. Ferdinando Bruni anche in questa occasione cura la traduzione del testo originale in italiano, ondeggiando dal linguaggio forbito dei dialoghi alla presenza dell’imperatore alla sfacciata irriverenza del giovane Mozart, spandendo a piene mani quella tagliente ironia che rende particolarmente godibili i suoi testi. Bruni ritaglia pure per sé il ruolo di Salieri, sia nel fior fiore degli anni e del successo, sia quando anziano e dimenticato da tutti.
Si apre il sipario e il musicista ultrasettantenne, ormai prossimo alla morte, entra in scena su una carrozzina e con voce tremolante prende a rievocare i fatti di oltre trent’anni prima, quando Mozart è presenza ricorrente alla corte di Vienna, distorcendo i fatti a costruire un’impalcatura capace di reggere l’invenzione dell’omicidio.
La narrazione prende il via con un antefatto, con il ricordo del patto proposto a Dio nell’epoca in cui è ancora un giovane studente di musica desideroso di imporre il proprio talento: devozione in cambio di successo. L’accordo sembra funzionare: nel 1774 l’imperatore Giuseppe II d’Asburgo lo nomina – non ancora venticinquenne – maestro di cappella, compositore, insegnante di corte e direttore musicale dell’opera italiana a Vienna.
Salieri è dunque all’apice della fama quando nel 1781 Mozart, reduce da un lungo tour nelle corti europee, fa visita all’imperatore e gli promette entro breve un’opera in lingua tedesca: sarà Il ratto del serraglio, accolto con grande entusiasmo dalla corte e dal pubblico di Vienna. Sin dagli esordi del loro rapporto Salieri coglie la genialità di quel giovane stravagante musicista e, intuendo che in breve tempo lo avrebbe messo in ombra a corte, si scaglia furioso contro Dio che ha tradito il patto. È il primo cenno di una gelosia che degenera in ossessione e, poi, in autentica follia.
Ama-deus, colui che ama Dio e che da Dio è amato, è amato pure dall’imperatore che ne perdona le intemperanze. Mozart, nel frattempo, contravvenendo ai voleri del padre sposa Constanze, una delle figlie della signora Weber, la sua affittacamere, una donna che, come lui, con le sue esuberanze stravolge le regole del severo cerimoniale asburgico. Il loro tenore di vita è di gran lunga superiore ai guadagni di Mozart che, nonostante il grande talento e la modernità delle sue composizioni, non ha ancora ottenuto un ruolo a corte e conta solo una manciata di studenti.
Salieri, con l’approvazione di più di un nobile infastidito dal comportamento boccaccesco di Mozart, trama per sabotarne la carriera, riducendolo a vivere di stenti e carità, al freddo e incutendogli terrore. Mozart muore tra le braccia della moglie il 5 dicembre 1791, la sua fama cresce a dismisura con il passare del tempo e, come un fantasma, tormenta Salieri che invece lentamente cade nel dimenticatoio, risvegliandogli l’antico odio.
Amadeus di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia si sviluppa in scena esattamente come una composizione mozartiana: imponente come un grande classico, elegante ma con godibili momenti di trasgressione, sprazzi di allucinata follia e passaggi mefistofelici. La rappresentazione è vivace, lasciando che nemmeno nei momenti più tragici il ritmo rallenti a cedere il passo alla noia. La traduzione di Bruni è valorizzata da un cast abile a giocare con il sottotesto, infarcendo le scene di raffinata ironia e sottile perfidia.
Il cast affianca a Ferdinando Bruni e Luca Toracca – due autentiche colonne portanti del Teatro Elfo – due giovani attori quali Daniele Fedeli – la rivelazione di Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte – nel ruolo di Mozart e Valeria Andreanò in quello di Constanze. È doveroso ricordare anche l’importante contributo alla riuscita di Amadeus di Riccardo Buffonini, Matteo de Mojana, Alessandro Lussiana, Ginestra Paladino e Umberto Petranca.
Il palcoscenico è trasformato in un ambiente barocco che all’occorrenza si trasforma in un labirinto claustrofobico o si apre per ospitare feste e opere liriche. I personaggi si muovono tra le pareti decorate di stucchi vestiti con i sontuosi costumi di Antonio Marras che declina l’opulenza settecentesca in chiave punk – rock anni Ottanta, quasi a citare la prima strofa di Rock Me Amadeus (1985) di Falco:
Er war ein Punker und er lebte in der großen Stadt
Es war in Wien, war Vienna, wo er alles tat
Er hatte Schulden, denn er trank, doch ihn liebten alle Frau’n
Und jede rief: Now come and rock me, Amadeus
Le repliche proseguono sino a domenica 2 marzo.
Silvana Costa
Lo spettacolo continua:
Teatro Elfo Puccini – Sala Shakespeare
c.so Buenos Aires 33 – Milano
fino a domenica 2 marzo 2025
www.elfo.org
Amadeus
di Peter Shaffer
uno spettacolo di Ferdinando Bruni, Francesco Frongia
traduzione Ferdinando Bruni
con Ferdinando Bruni, Daniele Fedeli, Valeria Andreanò, Riccardo Buffonini, Matteo de Mojana, Alessandro Lussiana, Ginestra Paladino, Umberto Petranca, Luca Toracca
luci Michele Ceglia
suono Gianfranco Turco
costumi Antonio Marras
assistente ai costumi Elena Rossi
realizzazione costumi Elena Rossi, Alessia Lattanzio, Monica Fedora Colombo, Grazia Ieva
realizzazione scene Marina Conti, Giancarlo Centola, Tommaso Serra
produzione Teatro dell’Elfo
durata: 2 ore e 15 minuti compreso di Intervallo
prima nazionale