Arcipelago Sottsass

Triennale dedica una mostra allo straordinario mondo di Ettore Sottsass: un posto mistico in cui le differenti forme di espressione artistica si contaminano vicendevolmente.

Lo scorso 14 settembre ricorreva il centenario della nascita di Ettore Sottsass e il decennale della sua morte. Un doppio, importante, anniversario; una coincidenza degna di un nato sotto il segno della Vergine quale lui è. Un evento celebrato da Triennale di Milano inaugurando in pompa magna There is a Planet, una mostra suggestiva incentrata su uno dei più importanti personaggi del XX secolo.
Sottsass è un discendente del Movimento Moderno e ammira Le Corbusier con il rispetto di un discepolo, consapevole tuttavia che sia finita l’epoca in cui l’architetto è investito della missione di educare la società attraverso i rigidi dettami dell’architettura razionalista. Il mondo – e lo stesso Sottsass – escono dagli anni Settanta profondamente trasformati ed arricchiti dalle esperienze fatte dopo aver frantumato qualsiasi convenzione, sociale o culturale che sia. La gente, forte del benessere economico e del crescente potere didattico dei media, scopre nuovi mondi, si educa da sé e propone paradigmi morfologici e cromatici innovativi rispetto alla tradizione minimalista consolidata. Prendono così forma installazioni che esprimono critica sociale al Sistema; in architettura cadono le rigide divisioni degli interni a favore di un’organizzazione fluida degli spazi e nasce l’esigenza di arredi versatili per decorare questa nuova tipologia di ambienti. Gli oggetti vengono liberati della funzione strumentale per caricarsi di valori emozionali, comunicazionali ma anche politici. Al termine di quel periodo, all’alba degli anni Ottanta, Sottsass insieme a un gruppo di architetti e designer dà vita al Gruppo Memphis, un collettivo postmoderno che trae stimoli creativi dall’Art Deco e dalla Pop Art, dal Kitsch e dall’etnico.
A dispetto del titolo scelto per l’esposizione, dovendo descrivere il ruolo di Ettore Sottsass non verrebbe da pensare a un singolo pianeta o a una singola stella quanto a un’intera galassia per la molteplicità di interessi portati avanti nel corso delle sua lunga carriera: l’architettura, il design che spesso sconfina nell’arte, la scrittura e la fotografia. Barbara Radice, curatrice della mostra, voce del Gruppo Memphis nonché compagna di Sottsass durante gli ultimi decenni di vita, preferisce un’altra allegoria, tratta da Scritto di notte: “Ettore è una specie di arcipelago. Non importa sapere se e quale isola sia più attraente, perché lui non è descritto da nessuna. È tutte le isole insieme.”
Il pianeta citato nel titolo dell’esposizione è invece la Terra, il grande palcoscenico cosmico della vita che Sottsass ama percorrere in lungo e in largo, cercando gli sfondi migliori per inattese installazioni e straordinarie fotografie. Fotografie che negli anni Novanta seleziona con l’intento di pubblicarle in un volume intitolato appunto There is a Planet ma l’editore improvvisamente sceglie di abbandonare il progetto. In occasione dell’evento in Triennale, Electa offre a Barbara Radice l’opportunità di portare a termine l’idea di Ettore Sottsass, accompagnando il tradizionale catalogo con un secondo volume. Quelle fotografie – ma anche tante altre scelte dallo sterminato archivio dell’artista – sono utilizzate da Michele De Lucchi come fil rouge che lega tra loro le nove sezioni della mostra allestita nella Galleria Gae Aulenti. Le stampe, raggruppate per tematiche, rivestono il lato interno del corridoio a ferro di cavallo che attraversa lo spazio espositivo; lungo il lato esterno si aprono otto salette: Per qualcuno può essere lo spazio; Il disegno magico; Memorie di panna montata; Il disegno politico; Le strutture tremano; Barbaric design; Rovine e Lo spazio reale dedicato alle architetture realizzate. Il cuore della Galleria è occupato invece da Vorrei sapere perché, una serie di mobili selezionati all’interno della sconfinata produzione di Sottsass. I titoli dalla forte carica allegorica – così come buona parte degli oggetti che vi sono esposti con un andamento tutto sommato cronologico – sono mutuati dai testi dell’artista e nelle sale sono riprodotti brani che ne svelano il senso più intimo.
Nel corridoio, sulla parete opposta alle fotografie sono collocati disegni: lo studio per il marchio della XI Triennale, motivi per tessuti, disegni senza titolo su fondo viola del 1955 che sembrano schemi urbanistici, riproduzioni delle illustrazioni (1967/68) per la rivista underground Pianeta fresco diretta dall’allora moglie Fernanda Pivano e molto altro ancora, sospeso tra il serio e il faceto. All’ingresso della Galleria, come accade negli edifici consacrati al culto, è ricavata un’area di decompressione dagli affanni del mondo, per sgombrare la mente e preparala ad accogliere le meraviglie esposte. De Lucchi colloca qui alcuni dei cento piatti dedicati a Shiva quasi invitando il pubblico a portare un’offerta sull’altare del design.
Sottsass sostiene che non sempre le cose hanno voglia di mostrarsi da sole: a volte serve farle apparire e poi ascoltare. There is a Planet non è una rassegna antologica, accademica e spiegata, d’altro canto sarebbe impossibile pensare di racchiudere l’immensa produzione di Ettore Sottsass tra le mura di Triennale. Barbara Radice vuole piuttosto proporre al pubblico un ritratto intimo di un uomo curioso, impegnato socialmente ed affascinato dal mondo; la curatrice sceglie così di spargere a piene mani negli spazi espositivi, di fianco a oggetti, disegni e fotografie, stralci dei tanti scritti di Sottsass da leggere con attenzione. La grafica dei testi e dei disegni riprodotti  in grande formato sulle pareti, a iniziare dalle architetture utopiche della sala de Il disegno politico, è curata Christoph Radl, come De Lucchi compagno di Sottsass nell’avventura del Gruppo Menphis.

Sono molte le iniziative dedicate a Sottsass in quest’autunno milanese. Ci fa piacere segnalare Sottsass sperimentatore eclettico, una mostra curata da Francesca Zanella, presidente del  CSAC – Centro Studi Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma cui nel 1979 Sottsass dona il proprio archivio, e il critico Emanuele Piccardo. Le ceramiche ideate per la Galleria Il Sestante e Poltronova oltre ai mobili in fiberglass concepiti per la mostra Italy: the New Domestic Landscape svoltasi nel1972 al MoMa sono protagoniste di un’attenta riflessione sulla figura di Sottsass designer. Oggetti dalla forte carica figurativa e simbolica che combinano la tradizione indiana con la moderna psicoanalisi, spogliandosi di qualsiasi destinazione d’uso che non sia il mero decoro. Forme ridotte all’essenziale che puntano sulla presenza scenica del materiale e sulla carica suggestiva del colore, esaltate da una ricca rassegna di bozzetti.

Silvana Costa

La mostra continua:
Triennale di Milano – Galleria Gae Aulenti

viale Alemagna, 6 – Milano
fino a domenica 11 marzo 2018
orari: martedì – domenica 10.30 – 20.30
lunedì chiuso
la biglietteria chiude un’ora prima delle mostre
www.triennale.org

Ettore Sottsass
There is a Planet

a cura di Barbara Radice
progetto di allestimento: Michele De Lucchi, Christoph Radl

Catalogo:
Ettore Sottsass
There is a Planet. Exhibition Catalogue. Triennale Design Museum
a cura di Barbara Radice
Electa, 2017
prezzo 25,00 Euro

Ettore Sottsass
There is a Planet. Texts and photographs
a cura di Barbara Radice
Electa, 2017
prezzo 28,00 Euro
www.electa.it

 

Refin Studio
via Melone 2, Milano
fino a mercoledì 1 dicembre 2017
orari: da lunedì a venerdì, dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00
www.refin.it

Sottsass sperimentatore eclettico
a cura di Francesca Zanella, Emanuele Piccardo
ideata da Ceramiche Refin e dallo CSAC – Centro Studi Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma
in collaborazione con Il Giornale dell’Architettura

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