Bum ha i piedi bruciati

Dario Leone con lievità racconta la vita di Giovanni Falcone: l’amicizia con Paolo Borsellino nata ai tempi dell’infanzia, il duro lavoro con i colleghi del pool antimafia, il maxiprocesso, la diffamazione, il trasferimento a Roma e il tragico epilogo. Una vita spesa inseguendo ideali di giustizia e libertà.

In questi giorni ricorrono gli anniversari di due fatti di sangue considerati pietre miliari della storia della Repubblica Italiana. Il 17 maggio cade il cinquantennale dell’assassinio del commissario Luigi Calabresi a Milano: l’episodio è ricordato come il primo omicidio politico degli anni di piombo. Il 23 maggio si commemorano invece i trent’anni dalla strage di Capaci in cui trovano la morte il magistrato antimafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo – magistrato pure lei – e tre agenti della scorta.
Nella settimana che intercorre tra queste due commemorazioni al Teatro Franco Parenti di Milano va in scena Bum ha i piedi bruciati di e con Dario Leone. Il debutto, il 17 maggio, è preceduto da un breve intervento di Nando dalla Chiesa mentre al termine dell’ultima replica, domenica 22 maggio alle ore 21.15, è in calendario un incontro con Claudio Martelli che presenta il libro Vita e persecuzione di Giovanni Falcone, edito da La nave di Teseo.
Leone per lo spettacolo trae ispirazione da Per questo mi chiamo Giovanni, un libro per ragazzi scritto da Luigi Garlando, cui aggiunge il frutto di una lunga ricerca per approfondire il metodo investigativo intrapreso dal pool antimafia di Palermo. Uno dopo l’altro fanno capolino nella narrazione Giovanni Falcone, i magistrati Paolo Borsellino, Rocco Chinnici e Antonino Caponnetto, il politico Pio La Torre, responsabile dell’introduzione nel Codice Penale del reato di “associazione di stampo mafioso”, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e Tommaso Buscetta, il primo pentito di mafia italiano. Intorno a loro la fitta ragnatela delle famiglie mafiose intente a stipulare patti, concludere affari, commissionare omicidi e stringere relazioni con figure sino a quel momento insospettabili. Grazie alle rivelazioni di don Masino si solleva infatti la cupola di omertà e si scopre quanto la mafia si sia infiltrata nella politica, nelle istituzioni, nei servizi segreti, nell’esercito, nell’economia, nelle redazioni dei mass media, nella chiesa e, ovviamente, nella magistratura. Una lotta impari che tuttavia non induce Falcone e colleghi alla resa ma, tenaci sino alla morte, combattono in nome degli ideali di giustizia.
Il protagonista di Bum ha i piedi bruciati è il proprietario di un piccolo negozio di giocattoli a Palermo. Alla vigilia del compleanno del figlio Giovanni – così chiamato perché nato proprio in quel tragico 23 maggio 1992 – conduce il pubblico a spasso per Palermo, alla scoperta dei luoghi legati a Falcone: il sito dove sorgeva la casa natale, la scuola, la spiaggia di Mondello e il tribunale dove, nell’aula bunker appositamente realizzata nei sotterranei, si svolge il maxiprocesso. Leone cita i vari personaggi sempre e solo per nome, come fanno i bambini con gli amici e i famigliari, certo che le gesta e gli eroi del pool antimafia siano note a quanti presenti in sala.
Eroi che sacrificano il privato alla professione. Eroi come Zorro: un uomo privo di  superpoteri che sconfigge i cattivi grazie ad arguzia, abnegazione e determinazione. Eroi che non demordono nonostante le minacce e le diffamazioni. Eroi cui tutti noi dobbiamo molto in termini di libertà e speranza.
Eroi da cui trarre esempio, non piegando la testa dinnanzi ai soprusi come ha fatto, per esempio, il personaggio interpretato da Dario Leone. La storia d’Italia finisce così per intrecciarsi a quella del narratore che ne approfitta per spiegare come Bum, il simpatico orango di pelouche con cui divide la scena, si sia bruciato i piedini.
Dario Leone ammanta Bum ha i piedi bruciati di entusiasmo e leggerezza, spronando il pubblico a non fermarsi al tragico destino di quegli eroi ma a trarre insegnamento dalla loro vita, a proseguirne, ciascuno nel proprio piccolo, la missione, a ricordarli con gratitudine. Leone è lieve nel ripercorrere le epiche gesta di quel manipolo di magistrati tenaci e degli uomini coraggiosi che cercano di proteggerli al fine di esortare il pubblico – in particolare i più giovani – a non lasciar cadere nell’oblio questo momento della storia del XX secolo.
Dario Leone è lieve quel tanto che basta per coinvolgere senza mai scivolare nel banale: il pubblico in sala ne apprezza la delicatezza e gli tributa un lungo applauso di gratitudine.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti – Sala AcomeA
via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a domenica 22 maggio 2022
www.teatrofrancoparenti.it

Bum ha i piedi bruciati
di e con Dario Leone
luci e scene Massimo Guerci
animazioni Ghila Valabrega
voce off Emilia Scarpati Fanetti
produzione Teatro Franco Parenti
con il patrocinio della Fondazione Falcone
durata 1 ora e 50 minuti

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