Cantami o diva… d’innocenza, capricci, linguaggi sconosciuti

L’Iliade del Teatro del Carretto al Verdi di Pisa: l’epica, la forza e la violenza nelle visioni di uno spettacolo che ha fatto storia

Il narratore inizia il suo racconto, la parola è solenne e viene da lontano, mentre le immagini evocate dal testo prendono corpo sulla scena. La gloria, la guerra e i valori che nutrono il mondo degli eroi omerici, trovano la loro immagine nei corpi che si stagliano sul palcoscenico come figure della pittura vascolare, con una stilizzazione e una pulizia del gesto che esaltano la loro solennità e monumentalità.
Le divinità sono bambini capricciosi, demoni infestanti che si divertono a scendere in guerra e a spargere il sangue degli umani. La loro prima apparizione è di grande effetto: come tanti piccoli morticini nei loro loculi, più che lo splendore dell’Olimpo sembrano abitare la semioscurità di un mondo intermedio, popolato di demoni, morti e giganti in cui regna il gusto della violenza e della sopraffazione. La morte piomba sugli innocenti come la lancia che casca improvvisa dal cielo e uccide le due pecore della scena iniziale. L’innocente è ucciso o sacrificato: il suo sangue colora terra e palcoscenico, mentre gli eroi che cadono sono solo macchine che si spengono e non creature che soffrono. Ettore, uomo senz’armatura, muore sul campo di battaglia. Il suo sangue scorre, mentre Achille fa scempio del suo corpo. Muore anche il piccolo Astianatte, Andromaca entra in scena opponendosi nella sua presenza solitaria alla macchina implacabile della guerra e il pubblico sente la sua voce. Nella sua disperazione la donna mette in discussione i valori di capricciosa e cieca ricerca di gloria e sangue ed è nella forma della tragedia che trova espressione il suo dolore, non in quella dell’epica.
Pur subendo il passare egli anni, l’Iliade del Teatro del Carretto non smette di affascinare: una messinscena complessa e densa di significati, esteticamente intensa e suggestiva.  Basti pensare all’uso sapiente della luce o alla grande partitura del suono che riesce ad evocare sulla scena territori sconfinati, travagliati dalla violenza e macchiati dal sangue, polvere rossa dove avvoltoi e cani si nutrono dei cadaveri.
Non tutti applaudono alla fine, fra delusione, smarrimento o un certo risentimento. A ventisette anni dal debutto questo spettacolo continua a rappresentare un banco di prova e un problema irrisolto per una parte del pubblico.
In esso ogni strumento espressivo è utilizzato – mettendolo in mostra. Segni dal significato nascosto si impongono e chiedono di essere decifrati. Lo spettatore si confronta così con le convenzioni e i patti impliciti che regolano la fruizione dello spettacolo teatrale ma che sono resi evidenti solo nel momento in cui gli strumenti della rappresentazione smettono di essere usati in un modo immediatamente comprensibile – e che rientra negli orizzonti di attesa del pubblico. Ogni volta, infatti, i segni vanno riconosciuti, interpretati, collocati in un insieme più ampio, in un lavoro di ricreazione che richiede l’attenzione, la collaborazione e l’impegno dello spettatore.
Quello che stupisce è che a distanza di quasi trent’anni questo spettacolo continui a disorientare, che il pubblico (non tutto, ovviamente) persista a non avere familiarità con un linguaggio non tradizionale e un uso degli strumenti non convenzionale o naturalistico.
Perché il teatro d’innovazione è ancora qualcosa di cui dubitare, qualcosa di totalmente alieno e non – per lo meno – una forma riconosciuta anche se non apprezzata?
Per chi ha già familiarità con il mondo della ricerca, rivedere Iliade è un momento importante di studio riguardo al cammino percorso nel campo dell’innovazione teatrale. Mentre, per chi rimane disorientato, può essere l’occasione per diventare consapevoli delle convenzioni che regolano la fruizione teatrale, per riflettere e interrogarsi sulla funzione del teatro e il suo senso, sulla ricchezza dei suoi mezzi espressivi, sulle sue infinite potenzialità.

Mailè Orsi

 
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Verdi
via Palestro, 40 – Pisa
sabato 24  gennaio, ore 10:30 (per le scuole) e ore 21.00; domenica 25 gennaio, ore 21.00
www.teatrodipisa.pi.it
 
Il Teatro del Carretto presenta:
Iliade
da Omero
adattamento e regia Maria Grazia Cipriani
con Giovanni Balzaretti, Nicolò Belliti, Andrea Jonathan Bertolai, Elsa Bossi, Maria Vittoria Nervi, Fabio Pappacena, Giacomo Pecchia, Antonio Pomponio e Giacomo Vezzani
scene e costumi Graziano Gregori
suono Hubert Westkemper
produzione Teatro del Carretto
www.teatrodelcarretto.it

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