Cara Signora Tosoni

Venerdì 21 settembre, alla Triennale di Milano, direttori e redattori di Casabella, architetti e designer, critici e autori, fotografi e compagni di viaggio, nella forma aperta di una “jam session” ricorderanno la Myriam Tosoni, celeberrima segretaria di redazione e filo rosso a cucire quarant’anni della vita della rivista di architettura.La signora Tosoni, cui Jacques Gubler ha indirizzato ben 129 cartoline, non è una figura mitologica ma una persona reale. O almeno lo era. Si è spenta alla vigilia dell’ottancinquesimo compleanno, nel calore della tipica metà luglio milanese, nel suo appartamento riempito sino all’inverosimile dei ricordi di una vita: principalmente libri – tutti rigorosamente in prima edizione con dedica dell’autore cui era legata da gioiosa amicizia – ma anche ricordi dei tanti viaggi per vedere dal vivo le architetture pubblicate sui volumi e sulle riviste che aveva seguito e mille piccoli oggetti, dal gioiello alla foglia secca raccolta al parco, scelti per l’armonia delle forme e dei colori, mai per il loro valore venale. Instancabile nel collezionare e generosa, con lo slancio sincero dei bambini, nel condividere, di chi ha combattuto tante battaglie, alcune molto dolorose, imparando ad apprezzare ogni gioia della vita. Dal suo guardaroba pescava capi ed accessori vintage che indossava con vezzosa nonchalance ma il suo tratto distintivo era l’infinita collezione di cappelli che calzava sulla corta chioma: era impressionante come si ricordasse di come era venuta in possesso di ciascuno di essi. La sua memoria era micidiale, indubbiamente temprata dalla professione, che, unita ad una grande convivialità, la trasformavano in una sorta di folletto che ti trascinava nel mondo dei suoi ricordi, in gran parte legati all’architettura cui aveva dedicato tanti anni ma vissuti e raccontati dalla parte di chi architetto non è, da chi trascende il merito professionale nel valutare il prossimo per soffermarsi sugli aspetti umani condendoli con un pizzico di gossip e tante smorfie a lasciar sottintendere il non dicibile.
È stata per decenni la segretaria – al solito il termine è riduttivo infatti, col tempo, è stata promossa sul campo a coordinatrice di redazione – di Casabella, prestigiosa rivista di architettura di fama internazionale. In realtà, come lettori, abbiamo notato la sua presenza solo all’inizio degli anni ’80 quando, a chiusura del numero 478, il primo sotto la direzione di Vittorio Gregotti, appare la prima di una lunga serie di cartoline inviate da Gubler alla “Cara Signora Tosoni”. Ancora oggi ricordiamo con nostalgia quel periodo di Casabella: forse non così felice a livello di vendite se la nuova proprietà decise di dare una svolta a stile e contenuti, ma di assoluta qualità a livello culturale. Ogni numero si apriva con i filosofeggianti editoriali del direttore e si chiudeva con quella stravagante rubrica in forma di cartolina del professore elvetico: erano queste le rubriche che si leggevano per prime, appenda pagato l’edicolante, spesso rientrando a casa in autobus o attendendo il proprio turno per fare le eliocopie. All’interno venivano proposti dettagliatamente due progetti, uno italiano ed uno straniero a dialogare tra loro in un gioco di similitudini e differenze: si partì alla grande in quel numero 478 con le abitazioni popolari a Venezia di Gino Valle ed il quartiere Malagueira di Siza; a completare lo smilzo volumetto tante rubriche di approfondimento e riflessione a cura di firme prestigiose alternate a quelle di redattori di qualità. Va detto, per onor del vero, che, negli articoli impaginati con stile minimalista su carta pregiata da Pierluigi Cerri, si alternavano solo contenuti in linea con i gusti della redazione ma questo era comunque di stimolo per i lettori a produrre una propria elaborazione critica e a moltiplicare le proprie fonti di informazione.
Ogni mese Gubler esponeva a ruota libera, con un linguaggio ondeggiante tra il filosofico ed il barocco, una serie di considerazioni sull’architettura, il paesaggio, la tecnologia e la cultura prendendo come spunto un’immagine: il fronte della cartolina appunto. Il suo cerimonioso eppur confidenziale modo di rivolgersi alla “Cara Signora Tosoni” divenne quasi un tormentone tra i lettori, alcuni ci hanno confidato che lo utilizzarono addirittura nella lettera di accompagnamento del curriculum spedito alla Gregotti Associati che allora si aggiudicava in successione importanti concorsi di architettura.
Con un desiderio di indipendenza che farebbe invidia a molte giovani odierne, dopo il diploma Myriam ha lasciato il paese natio in provincia di Cremona per trasferirsi nella grande città. Ostinata ed ottimista amava raccontare di come avesse affittato con la cugina un appartamento nel sottotetto di un palazzo in pieno quadrilatero della moda e, dopo un’esperienza in Olivetti dove poteva fruire dei più avanzati ausili per l’ufficio, di come fosse approdata a Casabella nel 1958. Si ritrovò a vivere un momento topico per la rivista, il ritorno alla cadenza mensile come ai tempi di Pagano e Persico, riscattandosi finalmente dal periodo nero che aveva portato addirittura alla chiusura di quello che veniva additato come un covo di antifascisti. Con aria beffarda ricordava di come avesse conquistato quel misogino di Ernesto Nathan Rogers; seria decantava anche i nomi degli altri cinque direttori con cui ha lavorato (Bernasconi, Mendini, Maldonado, Gregotti e Dal Co anche se per un periodo brevissimo); orgogliosa raccontava di come Mendini avesse scelto la sua cascina natia per realizzare l’imponente poltrona in balle di paglia pubblicata in copertina del numero 394; affettuosa elencava i nomi dei redattori che ha visto succedersi in quant’anni di lavoro, molti diventati architetti di successo o professori universitari, ma a distanza di tempo ancora trattati con lo stesso brio di quando li accoglieva giovanissimi per la prima volta in redazione. La disponibilità e l’allegria con cui si rapportava con costoro ma anche con i progettisti di cui la testata ha individuato per prima le potenzialità e li ha rivelati al pubblico italiano ed i collaboratori esterni la rendevano un personaggio indimenticabile ed unico: Jacques Gubler arriva a definirla la sua terza nonna nel testo affettuoso che le dedica ad accompagnamento della raccolta delle cartoline pubblicata da Skira. Il prossimo 21 settembre i lettori di Casabella dei tempi che furono, ma soprattutto i suoi tanti amici, si ritroveranno di nuovo alla Triennale di Milano per lei: purtroppo questa volta non sarà più per festeggiarla (come era accaduto quel tardo pomeriggio del primo dicembre 2006 alla presentazione del libro) ma per ricordarla e salutarla idealmente. A tutti sarà lasciata la possibilità di prendere la parola e lasciare un ricordo, un pensiero. A Jaques Gubler che in questi trent’anni si è trasformato da premuroso corrispondente a brillante amico che non trascurava mai di trascorrere tempo con lei tra eventi e conferenze ogni volta che passava per Milano, spetterà il ruolo di cerimoniere.
È infatti inconcepibile lasciar andare via alla chetichella una persona il cui arrivo è sempre stato preannunciato a gran distanza dal risuonare dei suoi saluti a quanti incontrava lungo il cammino; la signora con la risata roca e l’entusiasmo travolgente di chi ne ha passate tante ma non si è mai fatto abbattere.
Ciao Myriam, ci manchi già. Tanto.
Ada Myriam Tosoni 1927-2012?

Silvana Costa

L’evento avrà luogo:
Triennale di Milano
Viale Alemagna, 6 – Milano
Orari: martedì – domenica 10.30 – 20.30
giovedì 10.30 – 23.00 lunedì chiuso
www.triennale.org

Cara Signora Tosoni
Evento in ricordo di Myriam A. Tosoni
Incontro diretto da Jaques Gubler
Venerdì 21 settembre 2012 ore 17.30
Ingresso gratuito
www.triennale.it/it/triennale-design-museum/mostre-e-attivita/1298-cara-signora-tosoni-evento-in-ricordo-di-myriam-a-tosoni
Jacques Gubler, Cara signora Tosoni. Le cartoline di Casabella 1982-1996, Skira, Milano, 2006

Questa voce è stata pubblicata in interviste&opinioni, libri&musica, Milano, Triennale e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.