Dürer e il Rinascimento

Oltre cento opere mostrano l’evoluzione dello stile di Albrecht Dürer e la sua capacità di porre in connessione culturale e artistica le regioni ai due lati delle Alpi. Un percorso emozionante tra contaminazioni, invenzioni e riscoperte nell’Europa del XV secolo.

Fino a domenica 24 giugno sarà possibile visitare la ricca mostra Dürer e il Rinascimento tra Germania e Italia allestita a Palazzo Reale di Milano. Quasi centotrenta opere ripartite in sei sezioni tematiche rendono conto delle relazioni tra il mondo tedesco e il rinascimento italiano, tra la cultura della Germania meridionale e la pittura veneta e lombarda. A cavallo del 1500, in un’epoca di importanti scoperte sia geografiche sia scientifiche e di frenetica circolazione di idee, la fama delle più importanti creazioni artistiche travalica le frontiere regionali grazie a riproduzioni. Ma le copie a Dürer non bastano. Poco più che ventenne, con la borsa piena di stampe più che di monete d’oro, l’artista nel 1494 intraprende il suo primo – sebbene mai completamente accertato – viaggio verso Venezia. Qui, probabilmente ancora troppo poco noto per essere introdotto ai Maestri dell’epoca, Dürer ha modo di studiare i loro lavori, la tecnica della prospettiva, l’arte antica greca e romana, i trattati di architettura ma anche i costumi della gente del luogo. Dama in costume veneziano (1495) è solo uno dei tanti disegni che l’artista esegue a guisa di appunto, cui attingere in seguito per la composizione di quadri e stampe. Avanti e indietro per le città dell’Europa centrale, Dürer assorbe il meglio delle produzioni artistiche locali, lo elabora in un raffinato stile personale e lo riverbera in ogni luogo che tocca, diffondendo cultura, come dimostra Il corpo di Cristo portato alla tomba realizzato nel 1520 da Hans Burgkmair in perfetto stile rinascimentale veneto.
Dürer, l’arte tedesca, Venezia, l’Italia, la prima sezione della mostra, si apre scenograficamente con la dettagliatissima Veduta di Venezia (1500) realizzata da Jacopo de’ Barbari presso la stamperia a Rialto dell’editore Kolb: un’imponente opera grafica suddivisa in più fogli poi presa a modello da un giovane Tiziano per il Passaggio del mar Rosso. In questa prima parte del percorso di visita si riflette su quanta Italia si ritrovi in Dürer sin dai primi lavori, dalla citazione delle allegorie classiche di Mantegna – da I trionfi di Cesare (con le incisioni tratte dai grandi arazzi concepiti per la corte gonzaghesca, 1485-1505) a La zuffa degli dei marini (ante 1494) – alla rielaborazione della composizione belliniana – per il taglio dell’immagine senza braccia e per l’uso di colori coprenti – nel Ritratto a mezzo busto di una giovane veneziana (1505). Il confronto tra Albrecht Dürer e Giovanni Bellini, tra allievo e maestro sebbene ideali, si fa spettacolare nella giustapposizione delle rispettive Pala del Rosario e Madonna con il Bambino con il Doge Barbarigo e Santi. Il tutto senza dimenticare la tradizione pittorica di Norimberga, città natale, che ritorna non tanto nella rigida formalità del Ritratto del padre, Albrecht Dürer il vecchio (1490) quanto nella resa precisa dei dettagli di animali, piante e abiti dei protagonisti de l’Adorazione dei Magi (1504).
La sezione Geometria, misura, architettura mette in luce la produzione teorica di Dürer: a guisa di Leonardo e di tanti altri artisti e umanisti italiani rinascimentali, anch’egli si cimenta con lo studio delle proporzioni e la redazione di trattati. Sotto le teche sono esposte le edizioni originali dei volumi dedicati alla prospettiva, al corpo umano e all’architettura, giustapposti ai Codici analoghi di Leon Battista Alberti e Vitruvio – nella versione curata da Fra’ Giocondo. Alle pareti compaiono gli studi sui paesaggi alpini e sull’anatomia equina rapportati con quelli eseguiti da Leonardo; disegni e incisioni ispirati all’epoca classica greca e romana posti in dialogo con opere analoghe di Luca Cranach il Vecchio, Hans Baldung Grien e Jacopo de’ Barbari. Due, tuttavia, sono i raffronti più emozionati della sezione se non dell’intera mostra: quello sul tema dell’anatomia e della fisiognomica con San Girolamo nel deserto (1482 circa), dipinto incompiuto di Leonardo da Vinci, e quello tra il lungo fregio de Il trionfo di Cristo di Tiziano e la Porta dell’onore dell’Imperatore Massimiliano I.
All’ingresso della sezione Natura si è accolti dalla piccola tavoletta lignea raffigurante San Gerolamo penitente (1494): Dürer immagina il personaggio immerso in un paesaggio verdeggiante, con differenti tipi di erbe, alberi e uccelli e subito la mente torna alla versione leonardesca del santo vista poc’anzi, ambientata in un deserto monocromo. La gran varietà di specie vegetali e animali rappresentata da Dürer sia quale sfondo di scene bucoliche sia quale soggetto di acquerelli come l’Anatra morta (1502 circa) e Il granchio marino (1495 circa) non è più da intendersi – così come in Leonardo – nel senso allegorico medievale ma da interpretarsi come un campionario di quanto studiato con piglio scientifico e riprodotto con grande meticolosità.
La sezione seguente, come a completare il quadro, sposta l’attenzione dalla vastità della natura al più importante dei suoi elementi: l’uomo. La scoperta dell’individuo espone una sorprendente varietà di ritratti spaziando attraverso diversi livelli di realismo: molti committenti chiedono infatti all’artista di valorizzare tratti del fisico sinonimi di virtù. Dalla metà del XV secolo l’usanza di tramandare la propria effige ai posteri si espande dai nobili alle fasce abbienti della borghesia con un conseguente aumento della produzione di ritratti. Tra i quadri è interessante la sequenza di tre opere raffiguranti lo stesso soggetto: una donna posta di tre quarti, su sfondo neutro come d’uso nella tradizione fiamminga. Il Ritratto di donna (1497) di Dürer è il diretto erede dei capolavori di Jan van Eyck mentre il Busto di donna (1506) eseguito da Lorenzo Lotto e il Ritratto di dama (1506/07 circa) di Andrea Solario sono esempi della moda accolta a Venezia da Bellini e basata sulle innovazioni introdotte da Antonello da Messina ispirandosi – per l’appunto – alla tradizione nordica. Un unico sguardo consente di abbracciare le tre signore e, come in un ritratto di famiglia, di cogliere somiglianze e differenze.
Al di là della raffinatezza dei disegni e della matericità dei dipinti a olio, la fama di Dürer è legata principalmente ai suoi lavori a stampa. La sezione Dürer incisore: l’apocalisse e i cicli cristologici celebra appunto la sua maestria nell’incidere i blocchi di legno per le xilografie, in cui l’intrico di linee nere riesce ancora oggi a scatenare emozioni e ammirazione. Sono qui ospitati, oltre a opere singole, i fogli di raccolte incentrate sulle Sacre Scritture: le quindici tavole dell’Apocalisse (1498), la serie della Grande Passione (1496/99 e 1510/11) e le trentasei xilografie della Piccola Passione (1508/10). L’Apocalisse “stampato a Norimberga dal pittore Albrecht Dürer” è consegnato alla storia quale primo libro progettato, illustrato e pubblicato da un artista nel mondo occidentale; osservando invece il ciclo della Grande Passione, eseguita in due fasi distanti dieci anni l’una dall’altra, è possibile notare l’evoluzione dello stile di Dürer e lo sviluppo della tecnica del chiaroscuro che gli permette di toccare vertici di sublime plasticità.
Il percorso di visita si chiude con la sezione Il Classicismo e le sue alternative ed espone esempi delle due correnti artistiche vigenti a cavallo del ‘500 in Germania. Da un lato, il classicismo aulico che attinge alle stampe di Dürer per capire le potenzialità espressive delle opere greco-romane. Adamo ed Eva (1504) sono il modello della figura umana ideale, plasmata da Dürer secondo le proporzioni ideali indicate da Vitruvio e reinterpretate da artisti del calibro di Mantegna e Pollaiolo. Dall’altro lato il gusto di provocare l’osservatore conferendo all’opera carattere grottesco e/o comico – si veda Ercole sostituisce Atlante nel reggere il globo terrestre (1530 circa) di Lucas Cranach il Vecchio – o eccentrico, come le colonne in cui ai putti burloni si alternano donne zoppe e alle anfore cesellate pipistrelli minacciosi, ideate da Dürer nel 1515 circa. Le deformità, la bruttezza e la vecchiaia opposte alla perfezione dei corpi delle statue delle divinità dell’Olimpo, ossia il vero opposto all’ideale, è un’ulteriore espressione dello spirito anticlassico esplorata sia in Germania sia in Italia ed esplicata in mostra dal disegno di Tre donne anziane.
Comparata a Albrecht Dürer. Come sentirò freddo dopo il sole la mostra a cura di Johannes Ramharter e Peter Assmann, svoltasi giusto un anno fa a Palazzo Ducale di Mantova, a due passi dai superbi affreschi del Mantegna, l’esposizione milanese è indubbiamente più ricca. A cotanta ricchezza si contrappone, purtroppo, l’allestimento monotono progettato da Key Comunicazione, studio responsabile anche della grafica in mostra: complici sezioni tematiche che fluiscono l’una nell’altra con un intricato gioco di rimandi e un percorso troppo blandamente evidenziato, i visitatori avanzano a tentoni, rimbalzando tra le sale. E rimbalzando anche tra gli autori, dato l’ampio carosello di artisti citati dal curatore Bernard Aikema e dal suo collaboratore Andrew John Martin. Risulta, di conseguenza, complicato per il pubblico ricostruire il rapporto tra gli artisti, ricucendo l’insieme delle opere di ogni autore sparse per le diverse sezioni ed elaborando una riflessione riassuntiva sullo stile di ciascuno di essi. Ma, in fondo, è una mostra tematica e tale obiettivo può dirsi raggiunto.

Silvana Costa

La mostra continua a:
Palazzo Reale
piazza Duomo, 12 – Milano

fino a domenica 24 giugno 2018
orari lunedì 14.30-19.30
martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30
giovedì e sabato 9.30-22.30
la biglietteria chiude un’ora prima della chiusura
www.palazzorealemilano.it 

Dürer e il Rinascimento
tra Germania e Italia
a cura di Bernard Aikema
con la collaborazione di Andrew John Martin
progetto di allestimento e grafica in mostra Key Comunicazione
progetto illuminotecnico Studio Quintiliani Murano
immagine coordinata Maurizio Bartomioli
promossa da Comune di Milano – Cultura
prodotta e organizzata da Palazzo Reale, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE
www.mostradurer.it

Catalogo:
Dürer e il Rinascimento

24 ORE Cultura, 2018
prezzo 39,00 euro
www.24orecultura.com

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