I promessi sposi: una serie TV a teatro

Carlo Decio, dopo il positivo riscontro ottenuto con l’adattamento in chiave pop di Otello, si cimenta ora con il romanzo caposaldo della lingua italiana. Il lungo applauso tributato dal pubblico fuga qualsiasi possibile riserva sulla riuscita dello spettacolo che, senza snaturare il testo originale, ne enfatizza la trama avventurosa e le situazioni di innegabile comicità.

I promessi sposi è probabilmente il libro più diffuso nelle case degli italiani, talvolta presente anche in più copie, dalle edizioni economiche utilizzate a scuola a quelle lussuose. Il più diffuso ma non necessariamente il più letto come sottolinea Carlo Decio nel prologo di I promessi sposi. Una serie TV a teatro, lo spettacolo con cui è in tour in questo periodo.
È un vero peccato, dovuto essenzialmente a un errore di marketing.
Rendere il romanzo uno dei testi obbligatori a scuola non è indubbiamente d’aiuto, con insegnanti che ne analizzano pedantemente i passaggi principali, demotivando così gli alunni alla lettura delle parti restanti. La trama eppure è avvincente, se fossimo negli USA ne avrebbero già fatto una bella serie per Netflix, poi promossa enfatizzandone la vorticosa sequenza di eventi nati da una semplice scommessa tra due nobili annoiati. Decio infatti immagina come potrebbe essere il trailer, dove, sull’onda di una musica dai toni eroici e rumori di lotta, fa un appassionante elenco degli elementi salienti della serie: un matrimonio negato tra un giovane impulsivo e una ragazza virtuosa, i bravi al servizio di nobili prevaricatori, uomini dal passato misterioso, la guerra, la carestia e, infine, la peste.
L’incipit non ha toni meno epici con un vecchio saggio che, rievocando il fortuito ritrovamento di un manoscritto di Alexander Bigbeef risalente a due secoli prima, The Betrothed Lovers, fa scorrere i titoli di testa. Nell’arco di alcune puntate rivivono sul palco le vicende di Renzo e Lucia mentre intorno a loro prendono man mano vita i vari comprimari.
Carlo Decio, solo sul palcoscenico, sorprende una volta ancora per la maestria nel caratterizzare gli oltre venti personaggi presenti nella serie, utilizzando semplicemente quegli straordinari strumenti che sono la mimica e la voce. Come non sorridere alla marcata cadenza dialettale di Tonio, all’accento spagnolo di don Rodrigo e al fare da dandy del conte Attilio suo cugino, fino alla citazione di don Vito Corleone per l’Innominato.
Si ride molto, anzi moltissimo, assistendo alle puntate di The Betrothed Lovers, proposte tutte in sequenza, in un’unica serata, mandando avanti veloce o saltando – come si fa a casa, davanti alla TV – il riassunto delle precedenti e la sigla.
Si ride molto ma senza snaturare lo spirito di denuncia di un drammatico periodo storico, segnato da malgoverno, povertà, guerre e malattia. Matteo Riva e Carlo Decio nel trasformare I promessi sposi in una serie TV a teatro ne rispettano i passaggi chiave e non cambiano le connotazioni dei personaggi. Fanno semplicemente leva su aspetti già comici di loro quali la vigliaccheria di don Abbondio, il tentativo di matrimonio presentandosi a sorpresa in canonica, l’incontro tra Renzo e Azzeccagarbugli o, ancora, l’ingenuità con cui il giovane fornisce alle guardie le proprie generalità. Una comicità che muta in dolcezza quando Carlo Decio si cala nei panni di Lucia e si fa compostezza dinnanzi alla scena della madre di Cecilia.
I promessi sposi. Una serie TV a teatro analogamente a quanto già fatto in occasione di Otello Pop Tragedy attinge a piene mani al testo originale, riproponendo integralmente sia brani descrittivi sia dialoghi. È un segno di deferente rispetto verso l’autore su cui ci si permette di giocare per rendere questi classici più appetibili a un pubblico che tante volte, al solo udirne il titolo, si ritrae istintivamente con timore. Pubblico che invece a fine spettacolo con un lungo applauso dimostra il proprio apprezzamento a Matteo Riva e Carlo Decio, tanto per il meticoloso lavoro di adattamento, riducendo il romanzo a soli 90 minuti di rappresentazione, quanto per la messa in scena. Decio, diretto da Riva, dimostra grandi doti performative non solamente nel dar vita ai tanti personaggi ma pure nel tenere desto l’entusiasmo recitando su un palcoscenico completamente spoglio – eccezion fatta per la cassapanca in cui è stato rinvenuto il prezioso manoscritto –, affidandosi a luci e musica per creare il giusto contesto emotivo.
È doveroso infine sottolineare come la scelta di questo testo, alla pari dell’espediente del manoscritto fortunatamente ritrovato da Alessandro Manzoni, consenta a Matteo Riva e Carlo Decio di sottolineare il ciclico ripetersi di situazioni sociali e politiche. I promessi sposi. Una serie TV a teatro è un invito a riprendere in mano il libro – non solo per spolverarlo – e lasciarsi conquistare dagli eventi, cogliendone l’estrema attualità di fatti e situazioni.

Silvana Costa

Lo spettacolo è andato in scena:
Area Zelig
Viale Monza 140 – Milano
30 gennaio 2025
www.areazelig.it

I promessi sposi
Una serie TV a teatro
uno spettacolo di Matteo Riva e Carlo Decio
regia di Matteo Riva  
con Carlo Decio
produzione Teatro De Gli Incamminati, Teatro Pedonale 
durata 90 minuti