Il crogiuolo

La tragedia di Arthur Miller ispirata al processo di Salem e concepita quale metafora dell’America maccartista è emblema di un approccio degli Stati Uniti da sempre ottuso e prevaricatore verso il diverso da sé.

Gli Stati Uniti si gloriano di essere la patria della democrazia e della libertà.
Peccato la storia dimostri tutt’altro. Se in materia di politica estera si struggono di manipolare le decisioni degli altri stati, al loro interno regnano la discriminazione e la prevaricazione. I padri pellegrini, una volta scesi dalla Mayflower, danno il via alla violenta conquista del continente, annientando le popolazioni e la fauna locale per impossessarsi dei loro terreni. Terreni successivamente coltivati ricorrendo all’impiego di schiavi. L’abolizione della schiavitù di fatto non ha portato all’uguaglianza tra i membri delle diverse etnie in una nazione dove impera la paura del diverso per colore della pelle, sesso, religione, idee politiche o comportamento. Ne è un esempio la caccia alle streghe culminata nel 1692 con il processo di Salem, nel Massachusetts: centinaia di persone messe sotto processo, diciannove giustiziate tramite impiccagione e un uomo soffocato dalle pietre accumulate sul suo torace nel tentativo di farlo confessare. Una follia nata da un fenomeno apparentemente inspiegabile, un crogiuolo di fedeli vittime non del demonio quanto della superstizione e dell’arroganza umana, prigionieri delle regole rigide che si sono imposti e della loro ottusa applicazione.
Arthur Miller si ispira a questa drammatica pagina della storia americana per scrivere Il crogiuolo nel 1953, al culmine del maccartismo, la campagna volta a reprimere pensieri e attività ritenuti filocomunisti. Allora, come ai tempi di Salem, è condotta a processo una quantità inverosimile di persone, si registrano anche condanne a morte e la modalità migliore per allontanare da sé i sospetti delle autorità è la delazione, lo spostare l’attenzione su altri anche se innocenti. Nei primi anni Cinquanta la cosiddetta “caccia alle streghe rosse” intrapresa dal senatore McCarthy non risparmia celebrità del calibro di Albert Einstein, Linus Pauling, Charlie Chaplin cui viene revocato il visto per gli USA, Walt Disney, Gary Cooper o Elmer Bernstein oltre allo stesso Miller.
Il crogiuolo offre una meticolosa ricostruzione del processo di Salem basandosi sui documenti dell’epoca per narrare la sequenza dei fatti e descrivere i personaggi attraverso dialoghi in cui, da dietro il paravento della devozione a Dio, traspaiono piccole grandi meschinità, turbamenti interiori, avidità e paranoia poi degenerate in follia collettiva. Miller cita nomi e responsabilità, a iniziare da quella del gruppo delle ragazze capitanate da Abigail Williams, desiderosa di vendicarsi di John Proctor, reo di averla sedotta e poi respinta per tornare dalla moglie Elizabeth. Proctor, interpretato da un coinvolgente Filippo Dini, pur  nella sua semplicità di contadino – o, forse, proprio grazie a ciò –, avvezzo più a questioni pratiche che a disquisizioni teologiche, rappresenta per tutto lo svolgimento dello spettacolo quel punto di riferimento per il buonsenso che non solo il reverendo Parris e il reverendo Hale – giunto appositamente in città per individuare tracce del demonio – ma pure il giudice Hathorne e il vicegovernatore Danforth si rifiutano di abbracciare. Un buonsenso che sul finale cede il posto al timore di morire, di non vedere crescere i propri figli. È solo un attimo perché Proctor, oltre che uomo di buonsenso, è una persona coerente moralmente.
Filippo Dini non solo si esibisce in un’encomiabile prova di recitazione ma è pure regista di questa imponente produzione promossa dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, dove lo spettacolo ha debuttato lo scorso 3 ottobre, dal Teatro Stabile di Bolzano e dal Teatro di Napoli – Teatro Nazionale. Imponente nel cast composto oltre che da Dini anche da Virginia Campolucci, Pierluigi Corallo, Gennaro Di Biase, Andrea Di Casa, Didì Garbaccio Bogin, Paolo Giangrasso, Fatou Malsert, Manuela Mandracchia, Nicola Pannelli, Fulvio Pepe, Valentina Spaletta Tavella, Caterina Tieghi, Beatrice Vecchione e Aleph Viola che esegue dal vivo i brani musicali accompagnato dalla chitarra elettrica e utilizzando il prolungato vibrato per rimarcare la drammaticità dell’azione in corso. Analogo effetto lo produce la calda voce di Fatou Malsert – in scena nel ruolo della serva Tituba –, modulata a ricordare le tristi cantilene degli schiavi più dei canti caraibici eseguiti nel corso dei riti magici.
Imponente è pure la scenografia mobile ideata da Nicolas Bovey per ambientare i diversi quadri della tragedia. La struttura, composta da diversi elementi sormontati da una gigantesca bandiera a stelle e strisce, anche quando si apre per passare dagli interni alle scene in esterno, offre prospettive anguste e limitate, una limitazione di orizzonti analoga a quella della comunità di Salem. I costumi di Alessio Rosati assegnano le vicende a un’epoca sospesa nel tempo e nello spazio a sottolineare il perdurare della paura del diverso da sé che ancora oggi porta a un irrigidimento dei discendenti dei padri pellegrini nei confronti di quanto li circonda, per quanto ora il loro orizzonte si sia esteso a tutto il pianeta e anche oltre.
Per tutto questo e per molto di più questa versione de Il crogiuolo è un appuntamento da non perdere per assistere a un pregevole esempio di arte teatrale e per riflettere sulle vicende in corso.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Piccolo Teatro Strehler
Largo Greppi 1 – Milano
fino a giovedì 10 novembre 2022
orari: martedì, giovedì e sabato 19.30
mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16.00
lunedì riposo
www.piccoloteatro.org

Il crogiuolo
di Arthur Miller
con (in ordine alfabetico) Virginia Campolucci, Pierluigi Corallo, Gennaro Di Biase, Andrea Di Casa, Filippo Dini, Didì Garbaccio Bogin, Paolo Giangrasso, Fatou Malsert, Manuela Mandracchia, Nicola Pannelli, Fulvio Pepe, Valentina Spaletta Tavella, Caterina Tieghi, Beatrice Vecchione, Aleph Viola
regia Filippo Dini
scene Nicolas Bovey
costumi Alessio Rosati
luci Pasquale Mari
musiche Aleph Viola
collaborazione coreografica Caterina Basso
aiuto regia Carlo Orlando
produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
durata 170 minuti più intervallo

In tour
12 novembre 2022
Correggio (RE), Teatro Asioli

16 – 11 novembre 2022
Genova, Teatro Ivo Chiesa

22 – 27 novembre 2022
Roma, Teatro Quirino – Vittorio Gassman

29 novembre – 4 dicembre 2022
Napoli, Teatro Mercadante

8 – 11 dicembre 2022
Ancona, Teatro delle Muse

15 – 18 dicembre 2022  
Trento, Teatro Sociale

21 – 22 dicembre 2022
Lugano, LAC – Lugano Arte e Cultura

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