Imprò

Anche quest’anno lo Zelig di Milano sceglie la travolgente comicità degli improvvisatori di Teatribù per inaugurare la Stagione.

E’ possibile descrivere l’improvvisazione? E se la si portasse in scena a teatro, che valore potrebbe avere la recensione di uno spettacolo di questo tipo?
Teatribù è un’associazione culturale nata a Milano nel 1999 con lo scopo di promuovere l’improvvisazione teatrale, l’arte dello stare in scena senza testo. Quale luogo migliore per uno spettacolo di questo tipo se non lo Zelig di Milano?
Succede così che,  in una serata milanese di un incerto settembre, nell’atmosfera un po’ sgangherata dello storico teatro meneghino, si crei una strana alchimia tra attori e spettatori.  Descrivere il tutto non è poi così facile senza correre il rischio di essere banali perché l’unica certezza dell’improvvisazione è la totale assenza di banalità. Sul palco si alternano sei figure, più uno strano e moderno cantastorie, che si fatica a definire semplici attori perché, oltre a recitare, giocano con gli spettatori rendendoli partecipi all’atto stesso della creazione artistica con i loro suggerimenti. Questo gioco finisce per esercitare sul pubblico un irresistibile fascino e genera una sorta di ilarità generale che si origina dalla contemporaneità tra la nascita dell’evento artistico e la fruizione dello stesso, dalla consapevolezza insomma della compartecipazione a un evento creativo.
All’osservatore attento non può tuttavia sfuggire la presenza di un plot, di una sorta di scaletta da seguire senza la quale si rischierebbe di cadere nella tentazione di accogliere le sempre più pressanti richieste di un pubblico in festa. Lo schema scelto dalla compagnia, a cui ancorare la fervente creatività e la straordinaria capacità di improvvisare dei sei personaggi in cerca di autori e storie, è semplice e lineare: i personaggi che si aggirano sul palco, per iniziare, si calano nelle vesti degli autori in cerca di una storia chiedendo aiuto al pubblico affinché suggerisca una storia e lo stile da seguire per metterla in scena; ogni storia è tratta da una fiaba o da un libro, piuttosto che da una canzone o ancora da un film;  il moderno cantastorie, prima di iniziare la recitazione, ricerca su Wikipedia la trama della storia suggerita dal pubblico, facendone un sunto e saltando subito alle conclusioni; a questo punto, gli artisti, senza mai sparire dietro le quinte, in un attimo si fanno registi, aiuto registi e scenografi, di una scenografia che al più conta di due sedie.
È già teatro l’atto della creazione del teatro stesso, è in questo preciso frangente che scocca la scintilla dell’improvvisazione e gli artisti si calano nei panni degli attori che mettono in scena la storia poco prima elaborata mentre il pubblico torna ad essere spettatore di una scena che ha contribuito a creare. In questo modo può capitare, in una sola sera, di assistere alla narrazione teatrale di una moderna principessa sul pisello, che incontra prima un animato microscopico ortaggio erotomane e poi il rappresentante commerciale di una fabbrica di materassi. Oppure si resta sorpresi dalla trasposizione teatrale de L’insostenibile leggerezza dell’essere: una fuga d’amore tra un psichiatra dongiovanni e la sua amante che finisce con un incidente mortale causato da due spie russe incontrate poco prima in un improbabile centro termale dall’acqua fredda. L’elenco di scene si potrebbe allungare tranquillamente con la storia del cinematografico Fight Club rivisitato in stile Bollywood, la fiaba di Cenerentola riproposta in tre rivisitazioni diverse come rock, barocco e nello stile di Federico Moccia, la Divina Commedia condensata in tre minuti, oppure due cover della musica italiana improvvisate da improbabili cantanti imitati.
Il pubblico non ha ancora finito di ridere che c’è il tempo per un’ultima scena, lo spazio per una storia completamente inventata, magari la narrazione di un’epica partita a poker  che evolve dallo stile primitivo a quello imperiale, per passare dall’atmosfera carioca di un sambodromo in pieno carnevale e approdare allo stile fantascientifico alla maniera di X-files: durante questa ultima scena la narrazione si fa ancora più gioco e complicità tra attori e pubblico, perché i primi fermano la recitazione per chiedere agli spettatori come vorrebbero che la storia prosegua.
Le variabili di un teatro così fatto sono talmente tante che diventa complesso descriverle al lettore e probabilmente anche inutile, un mero gioco ozioso che rischierebbe di non rendere il giusto merito né all’arte dell’improvvisazione né ai bravissimi artisti della compagnia Teatribù.  Non ha senso descrivere l’improvvisazione se questa muta da una scena all’altra: l’unico modo per apprezzare quest’alchimia appieno è parteciparvi, nel senso più profondo del termine.
Di una sera in compagnia di questi artisti resta solo l’allegria e la consapevolezza di aver vissuto uno spettacolo unico che difficilmente si potrà replicare perché altre saranno le storie narrate, altri gli stili seguiti e suggeriti per recitarle, altra sarà la platea del pubblico che per una sera si è fatto coautore e regista dello spettacolo stesso.

Rosario Adamo

Lo spettacolo è andato in scena:
Zelig
viale Monza 140 – Milano
ore 21.00
www.areazelig.it

venerdì 11 settembre
Wrestimprò
con Davide Arcuri, Luca Canavesi, Fabrizio Spica, Gabriele Carabelli, Massimo Milone, Giorgio Cavarero, Andrea Gaetani, Marco Bonetta
arbitro della serata Fabio Maccioni
presenta Mico Pugliares

sabato 12 settembre
Parody Show
con Davide Arcuri, Fabio Maccioni, Mico Pugliares, Mari Rinaldi, Spazia D’Onofrio, Agnese Vismara
musica dal vivo Andrea Gaetani

domenica 13 settembre
Imprò
con Andrea Gaetani, Fabio Maccioni, Mari Rinaldi, Spazia D’Onofrio, Agnese Vismara, Fabrizio Pugliese, Alberto Cannizzaro, Marco Fida
presenta Davide Arcuri
notaio Andy Ferrari
www.teatribu.it

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