L’epica impresa di Henriette d’Angeville, prima donna a scalare il Monte Bianco, è rievocata ad Alta Luce Teatro dallo spettacolo frutto della sinergia creativa tra Monica Faggiani ed Elizabeth Annable.
L’11 e il 12 aprile ad Alta Luce Teatro è andato in scena in prima nazionale Io, in cima al Monte Bianco. Lo spettacolo rievoca la spedizione organizzata dall’alpinista ginevrina Henriette d’Angeville per raggiungere il 3 settembre 1838 la cima del Monte Bianco. È un’impresa epocale consegnata tuttavia all’oblio, accompagnata da alcuni commenti sprezzanti di uomini infastiditi dall’ennesimo episodio di emancipazione femminile. Nei suoi diari Henriette annota che al suo ritorno una guida di Chamonix le dice “Avete avuto il grande merito di andare sul Monte Bianco, ma bisogna convenire che il Monte Bianco ne avrà molto meno ora che anche le signore possono scalarlo”.
Io, in cima al Monte Bianco, prodotto dallo stesso Alta Luce, nasce dal connubio tra Elizabeth Annable, la direttrice artistica del teatro milanese e grande appassionata di alpinismo, e Monica Faggiani, artista da sempre impegnata a dare voce a donne straordinarie il cui contributo alla storia è stato taciuto. Faggiani attinge dai diari dove l’alpinista appunta dettagliatamente i preparativi per la partenza e, poi, i vari momenti della scalata, soffermandosi sui sentimenti provati, dal timore nei passaggi più ardui alla meraviglia. Henriette stupisce i contemporanei, a iniziare dalle guide che l’accompagnano, per la professionalità con cui affronta l’impresa senza tuttavia mai mettere da parte il proprio essere donna, raccontando come nella borsa trovino spazio la miscela di the preferita, il profumo e uno specchio per constatare come il suo volto muti al salire di quota e allo scendere di temperatura.
La rievocazione di Henriette nella seconda parte dello spettacolo si stempera per confluire nei ricordi di Annable, una provetta scalatrice che tuttavia, in tanti anni, non è ancora riuscita a cogliere l’occasione giusta per affrontare il Monte Bianco. L’attrice, in quello che si configura come un momento molto intimo dello spettacolo, rievoca una propria spedizione su un’altra vetta delle Alpi cui è assegnato un posto particolare nei propri ricordi.
Poco meno di due secoli separano le due esperienze. Le donne scalatrici sono oggi una consuetudine e non più l’oggetto di pubblico scherno, la tecnologia ha fatto passi da gigante anche in questo settore ma, ascoltando le parole di Elizabeth Annable, si percepisce come il fascino di una simile esperienza sia rimasta immutata sin da metà Ottocento. “Non fu la fama meschina di essere la prima donna ad aver arrischiato quel genere di avventura a darmi quell’euforia; fu piuttosto la consapevolezza del benessere spirituale che ne sarebbe conseguito” appunta Henriette nel diario. Un benessere spirituale che, come spiega Elizabeth, nasce da cose semplici che, a quella quota, si ammantano di straordinario come, per esempio, l’attesa del momento propizio permettersi in cammino, il vedere sorgere il sole, la fiducia che la lega alla propria guida e l’entusiasmo di essere arrivata in cima.
Monica Faggiani dosa con sapienza le parole del testo a conferirgli un’aura di ispirata poesia. Poesia sublimata dall’interpretazione di Elizabeth Annable che, complice la componente autobiografica, offre una prova interessante e coinvolgete. L’attrice è abile nell’intercalare al tono serio e compito, consono al reportage storico, l’ironia, nel riportare i commenti di quanti scettici sulle possibilità di riuscita della spedizione, e il fare civettuolo, per sottolineare come, nemmeno in simili frangenti, Henriette rinunci alle sue consuetudini da raffinata nobildonna. La curiosità del pubblico finisce così sovente per lasciare spazio al sorriso e, quando le vicende storiche cedono in passo ai ricordi personali, all’ammirazione per tanta audacia.
Io, in cima al Monte Bianco è uno spettacolo ben bilanciato e Monica Faggiani alla regia riesce a conferire ai diversi capitoli della narrazione la giusta connotazione in termini di atmosfera e ritmo. Un valido contributo alla riuscita dello spettacolo lo offrono gli eleganti costumi ottocenteschi di Farace & Pasotti e la movimentata scenografia ideata da Viviana Martin per consentire a Elizabeth Annable, grazie a gradonate e funi sospese, di accompagnare le parole con l’esemplificazione fisica dei passaggi salienti dell’arrampicata.
Sabato 26 e domenica 27 aprile ad Alta Luce Teatro andrà in scena un altro ritratto di donna coraggiosa e determinata: Il rossetto e la bomba, una produzione Accademia dei folli compagnia di musica-teatro. Giovanna Rossi vestirà i panni di Teresa Mattei, nota come la partigiana Chicchi, al termine del conflitto eletta nella Costituente con Togliatti, La Pira e Nilde Iotti. Lo spettacolo, in scena immediatamente dopo le commemorazioni del 25 aprile, vuole essere un omaggio a tutte le donne che hanno preso parte alla Resistenza.
Silvana Costa
Lo spettacolo è andato in scena:
Alta Luce Teatro
Alzaia Naviglio Grande 190 – Milano
11 e 12 aprile 2025
www.altaluceteatro.comIo, in cima al Monte Bianco
di Monica Faggiani
liberamente ispirato ai diari di Henriette d’Angeville
con Elisabeth Annable
regia di Monica Faggiani
costumi Farace & Pasotti
scenografia Viviana Martin
produzione Alta Luce Teatro