Altaluce Teatro dà spazio al poliedrico talento di Maria Pilar Pérez Aspa protagonista di una pièce amara come solo i desideri che si avverano possono essere.
Manca poco meno di un mese alla cerimonia ufficiale di consegna degli Oscar al Dolby Theatre di Los Angeles quando ad AltaLuce Teatro, il 7 e l’8 febbraio, Isabel Green riceve la statuetta come miglior attrice protagonista. Inizia così Isabel Green, la pièce prodotta da ATIR, scritta da Emanuele Aldrovandi, interpretata da Maria Pilar Pérez Aspa e diretta da Serena Sinigaglia.
È la settima candidatura all’Oscar ricevuta da Isabel e l’attrice da tempo ha smesso di illudersi di poter vincere. Questa volta nemmeno ha preparato un discorso di ringraziamento, perciò, nell’alzare l’ambita statuetta al cielo, è presa da un attimo di smarrimento. Niente paura, gli attori sanno improvvisare quindi non le resta che mettere insieme alcune frasi di senso compiuto a riempire i 45 secondi concessile: il limite è stato imposto dopo che nel 1942 Greer Garson ha parlato per ben 5 minuti e mezzo.
Emanuele Aldrovandi concepisce la pièce come un dialogo dell’attrice tra sé e sé, dilatando in un lungo confronto di possibili opzioni il processo decisionale che nella vita reale occupa solo una manciata di secondi. Isabel, tuttavia, non segue fedelmente le sagge considerazioni del suo Io ma si fa trascinare dall’entusiasmo e, avanzando a ruota libera per associazioni mentali, prende a raccontare episodi della propria vita privata. La lista spropositata di persone che hanno reso possibile questa sua vittoria, il rapporto con il padre e con il figlio, l’orgoglio di rappresentare il popolo messicano, la proposta di un’iniziativa benefica sono solo alcuni dei temi che tratta nel suo discorso, in un crescendo di ansia e agitazione, sforando ampiamente i 45 secondi di rito.
Il tracollo è evidente nonostante l’ampio sorriso che Isabel si sforza di sfoggiare, trasformando la tanto agognata vittoria in una disfatta professionale. Il raggiungimento di un obiettivo a lungo sfiorato sembra averla svuotata e la manda nel panico: nulla è peggio di un sogno che si avvera. Guardandosi intorno Isabel prende a interrogarsi sul percorso compiuto, sul prezzo pagato per arrivare a stringere l’Oscar tra le mani e se ne sia valsa davvero la pena, mettendo in discussione i cardini di un’intera esistenza.
L’evoluzione della cerimonia di premiazione è tanto drammatica quanto divertente per quel tocco di grottesco che solo la realtà riesce beffardamente a conferire alla vita.
Maria Pilar Pérez Aspa è magistrale nel restituire con mimica corporea e inflessione della voce l’ampia gamma delle emozioni umane ma, ancor più, sorprende il pubblico in sala con la repentinità nel passare da una all’altra, a enfatizzare la grande distanza – non necessariamente ipocrisia – tra il pensiero e quanto poi effettivamente espresso ad alta voce da Isabel.
La regia di Serena Sinigaglia valorizza il talento di questa poliedrica attrice conferendo alla rappresentazione un ritmo sostenuto e scoppiettante, degno di una crisi di nervi da manuale, completo di colpo di scena finale a renderlo memorabile. La storia risulta così estremamente avvincente e coinvolgente: il pubblico in sala ora ride del discorso pronunciato da Isabel alla platea del Dolby Theatre, ora trattiene il fiato dinanzi ai suoi turbamenti interiori.
Il lunghissimo applauso finale è decisamente meritato.
Silvana Costa
Lo spettacolo è andato in scena:
AltaLuceTeatro
Alzaia Naviglio Grande 190 – Milano
7 e 8 febbraio 2025
www.altaluceteatro.comIsabel green
progetto e regia Serena Sinigaglia
testo Emanuele Aldrovandi
con Maria Pilar Pérez Aspa
scene Maria Spazzi
luci Alessandro Barbieri
musiche originali Pietro Caramelli
voce fuori campo Gianluigi Guarino
assistente alla regia Giorgia Aimeri
assistenti alla scenografia Erika Giuliano, Clara Chiesa, Marta Vianello
produzione ATIR
con il sostegno di Next 2017
in collaborazione con Centro Teatrale MaMiMò