Italian Beauty

Mario BelliniSino al 19 marzo è allestita alla Triennale di Milano la mostra dedicata a Mario Bellini, architetto e designer che, con i suoi lavori, ha segnato il XX e il XXI secolo.

Sarcasticamente avremmo potuto titolare la recensione “Nemo propheta in patria”, alludendo al fatto che Mario Bellini abbia esposto i propri progetti nelle più importanti capitali del mondo ma mai, prima d’ora, nella città dove è nato e lavora. Sono passati trent’anni dall’ormai celeberrima personale allestita al MoMA di New York e, finalmente, Milano gli rende il giusto tributo.
Nessuno infatti ha vinto più Compassi d’Oro di lui: ben otto volte ha ricevuto il massimo riconoscimento per il design del prodotto industriale. La collezione permanente del MoMA ospita venticinque sue creazioni e ciascuno di noi ha probabilmente in casa suoi pezzi. Gli esempi della sua vasta produzione spaziano dalle macchine da ufficio progettate per Olivetti (cento, tra cui P101,il primo personal computer mai prodotto) ai televisori per Brionvega, dalle lampade al mitico mangiadischi portatile Minerva Pop GA45, dalle automobili alle sedute per B&B, dai tavoli ai mobili contenitori e tanto altro, senza dimenticare gli interventi a scala urbana. È citato persino nella biografia di Steve Jobs come il designer che rifiutò di collaborare con Apple.
Nel 1986 il duro lavoro e i successi conseguiti lo candidano di diritto alla direzione di Domus, una delle più autorevoli riviste di architettura e design, famosa a scala internazionale, fondata nel 1928 da Gio Ponti. Mario Bellini  la dirige sino al 1992; anni dopo (2000-2004) quel ruolo è ricoperto dal critico britannico Deyan Sudjic, oggi curatore – con Ermanno Ranzani  per la sezione architettura e Marco Sammicheli per quella del design – della mostra Mario Bellini. Italian Beauty. È lo stesso Bellini a spiegare la scelta di un titolo così altisonante: “La bellezza ha in sé una forza eversiva e salvifica che spesso trascuriamo, forse perché noi italiani ne siamo costantemente circondati. In quasi sessant’anni di lavoro, tra design e architettura, e di viaggi in giro per il mondo mi sento di poterlo affermare con il distacco sufficiente”.
Tuttavia non basterebbero gli oltre mille metri quadrati dedicati da Triennale all’esposizione per mostrare tutti i contributi apportati da Mario Bellini alla bellezza. Deyan Sudjic è perciò obbligato a compiere un’immane opera di cernita, finendo così per proporre solamente i pezzi più evocativi e dar vita a una wunderkammer del design e dell’architettura. In Triennale, come negli antichi palazzi nobiliari, l’accesso alle stanze delle meraviglie è mimetizzato: un’imponente libreria, che copre a tutta altezza la parete, cela l’ingresso alla Galleria Gae Aulenti. Sui ripiani, in ordine sparso, sono collocati oggetti, fotografie, plastici d’architettura: una sorta di prologo di ciò che attende il visitatore una volta superato il varco d’accesso, segnato dalla lampada a sospensione Nuvola (1974). Alla guisa di Dorothy ne Il Mago di Oz (1939), seguendo la strada lastricata in ferro, avanziamo tra eleganti tavoli, sedute scenografiche, macchine per ufficio e oggetti d’uso quotidiano. Le parole sono la decorazione scelta per le pareti rivestite di specchi; le lettere si compongono di volta in volta in modo diverso per dar forma a domande e riflessioni dell’autore sul significato dei gesti creativi compiuti.
Ai lati del percorso si aprono le stanze dedicate all’architettura: pochi disegni, modelli lignei dettagliatissimi e schermi a tutta altezza su cui scorrono video che consentono visite virtuali agli edifici realizzati. È sempre complicato parlare di architettura ai non addetti ai lavori: troppo spesso si finisce per sfoderare uno spropositato numero di metri quadrati di disegni tecnici ma questa volta è differente. Considerato che non è possibile portare in sede di mostra l’edificio, con questo escamotage Sudjic conduce il pubblico in visita al Tokyo Design Center (1988-1992), al Centro Internazionale Congressi ed Esposizioni di Villa Erba a Cernobbio (1986-1990), alla Fiera al Portello (Milano, 1987, 1997), alla sede centrale della Deutsche Bank a Francoforte (2007-2011), al Verona Forum (2004-2011) o, ancora, al Dipartimento di Arti Islamiche al Museo del Louvre di Parigi (2005 – 2012). Le riprese, in parte aeree, consentono tra l’altro di cogliere scorci e scoprire dettagli che, a volte, nemmeno con la visita dal vero è possibile osservare.
Spazio anche a un ampio reportage su Kar-a-sutra, la concept car antesignana di tutte le monovolume, progettata nel 1972 su incarico del MoMA, in occasione della celeberrima mostra sul design italiano intitolata Italy: The New Domestic Landscape.
Nell’ampia sala incuneata nel cuore della Galleria Gae Aulenti, resa mistica dall’uso di luce soffusa, spiccano gli ampi tavoli su cui giacciono alla rinfusa i campioni dei materiali utilizzati per il Dipartimento di Arti Islamiche. In questo tempio pagano si celebra l’apoteosi del momento creativo, immolando sugli altari forme architettoniche, soluzioni strutturali e  combinazioni materico-cromatiche volte ad esaltare il connubio tra il gesto progettuale in sé e le opere esposte. Nell’allestimento elaborato per Italian Beauty dallo stesso Mario Bellini ritroviamo echi delle soluzioni realizzate per altre famose esposizioni, iniziando dall’uso del ferro per rivestire le superfici che ha reso ancor più mistica la visita alla recente Giotto, l’Italia a Palazzo Reale. Al tempio dedicato agli allestimenti si accede attraversando un piccolo spazio, trasformato in cappella dove, alla rinfusa, invece degli ex-voto, sono appesi i “riferimenti d’elezione” di Mario Bellini: le foto dell’infanzia; l’epistolario di Mozart; le creazioni di Ettore Sottsass, Gio Ponti, Lucio Fontana, Aldo Rossi, Arturo Martini, Gaetano Pesce e tanti altri.
Noi rendiamo grazie a un simile Maestro che continua a deliziarci e ispirarci con progetti nuovi e sorprendenti come quelli di cui racconta nell’ultima sala ma, anche questa volta, come quando vi parliamo di teatro, non vogliamo togliervi il piacere di scoprire cosa vi riservi il finale.

Silvana Costa

2012_ Department of Islamic Arts of Louvre (∏ Philippe Ruault)Mario Bellini (∏ Albert Greenwood)

La mostra continua:
Triennale di Milano – Galleria Gae Aulenti

viale Alemagna, 6 – Milano
fino a domenica 19 marzo 2017
orari: martedì – domenica 10.30 – 20.30
www.triennale.org

Mario Bellini
Italian Beauty
a cura di Deyan Sudjic
con Ermanno Ranzani (architettura) e Marco Sammicheli (design)
progetto di allestimento Mario Bellini
installazioni video a cura di 3D Produzioni
con la regia di Giovanni Piscaglia
art work Leonardo Sonnoli
www.bellini.it

Catalogo:
Mario Bellini
Italian Beauty
Architettura, design e altro
a cura di Francesco Moschini
Silvana Editoriale, 2017
17 x 24 cm, 272 pagine, 109 illustrazioni, brossura
edizione inglese/italiano
prezzo 28,00 Euro
www.silvanaeditoriale.it

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