Kuwait. Un deserto in fiamme

salgado-kuwait-2A venticinque anni di distanza Sebastião Salgado ripropone, con una selezione di immagini riveduta e ampliata rispetto all’originale, il reportage realizzato durante la Prima Guerra del Golfo. A Forma Meravigli è in mostra uno straordinario documento della storia di fine Novecento e, al contempo, un pregevole esempio di arte fotografica.

Oggi diciamo addio per sempre al fumo che aveva avvolto il Kuwait. Questa è un’altra vittoria su Saddam Hussein”. Così, sinteticamente, il primo novembre del 1991 Samir Abdul Mohsen Mohammed, portavoce dei pompieri del Kuwait, annuncia alla stampa internazionale lo spegnimento delle fiamme dei pozzi petroliferi nel deserto.
La Prima Guerra del Golfo ha inizio ufficiale il 2 agosto 1990 quando l’esercito iracheno, allettato dai ricchi giacimenti petroliferi, invade e sottomette il Kuwait. Sotto i colpi della coalizione internazionale, il 26 febbraio 1991 Saddam Hussein inizia la ritirata e ordina di dar fuoco o far esplodere tutti i pozzi petroliferi incontrati lungo il percorso affinché il fumo sprigionato copra loro le spalle. Gli iracheni danneggiano complessivamente 732 dei 940 pozzi kuwaitiani; le fiamme si sprigionano alte nel cielo per oltre otto mesi, formando una spessa coltre di nubi nere che blocca la luce del sole; il deserto è bagnato da un’incessante pioggia di petrolio; il suolo è ricoperto da uno strato di catrame. Si tratta di uno dei più gravi incidenti ambientali mai registrati, cui squadre di tecnici specializzati provenienti da ogni parte del mondo tentano di porre rimedio.
Sebastião Salgado è uno dei primi fotografi a intuire la gravità della situazione e a precipitarsi sul posto per documentare lo scempio in corso. Il 20 ottobre 2017, quasi in coincidenza con l’anniversario dell’addio al fumo, Forma Meravigli di Milano espone trentaquattro straordinarie immagini tratte dal reportage di Salgado. Kuwait. Un deserto in fiamme – questo il titolo della mostra aperta al pubblico sino al prossimo 28 gennaio – offre ai visitatori un inquietante viaggio nell’inferno: “Era come affrontare la fine del mondo, un mondo intriso di nero e di morte” ricorda Salgado che, per orientarsi in quello scenario apocalittico utilizza la bussola: il GPS non è infatti ancora disponibile e le nubi celano sia la linea d’orizzonte sia le stelle in cielo.
Il bianco e nero, la cifra stilistica che caratterizza la produzione del Maestro brasiliano, contribuisce a caricare di pathos il servizio fotografico. L’effetto è ancor più evidente se pensiamo per esempio all’analogo lavoro realizzato da Steve McCurry in cui la brillantezza dei colori conferisce alla scena un’allure degna di una rivista patinata e, per un attimo, distrae dalla tragedia immortalata dall’obiettivo. Sulle grandi stampe di Sebastião Salgado invece il gioco di chiaroscuri e la grana dell’immagine danno consistenza alle gocce di petrolio che cadono fitte, rendendo difficoltosa anche un’operazione semplice come cambiare la pellicola alla macchina fotografica. Uno dopo l’altro a Forma Meravigli si succedono i volti stanchi dei tecnici fradici di petrolio; i laghi oleosi creatisi negli avvallamenti del terreno; il suolo desertico reso sterile; lo sconforto dipinto sui musi degli animali – siano i fieri destrieri delle scuderie reali o le ben più umili pecore – che non trovano più erba da brucare.
Salgado dopo un’iniziale ricognizione del territorio si concentra sull’operato delle squadre dei tecnici: li ritrae armeggiare sulle condutture con enormi chiavi inglesi, sconfortati mentre osservano getti di petrolio che non sembrano voler cessare mai, spossati in un momento di pausa: “Sono loro i veri eroi” sentenzia al termine dell’esperienza. Eroi che rivestiti di tute ignifughe vanno incontro al fuoco e Salgado li segue passo dopo passo, confidando come gli fosse impossibile resistere più di venti minuti in mezzo a un simile calore. Là, nel buio della notte artificiale illuminata dalle fiamme che si sprigionano dalle viscere della terra, Salgado cattura una strana luce metafisica in grado di trasformare il dramma in corso nel deserto kuwaitiano in un monito apocalittico per l’umanità.

Silvana Costa

salgado-kuwait-11salgado-kuwait-21

La mostra continua:
Forma Meravigli
via Meravigli 5 – Milano
fino a domenica 18 marzo 2018
orario: tutti i giorni 11.00 – 20.00
giovedì 12.00 – 22.00
lunedì e martedì chiuso
www.formafoto.it

Kuwait. Un deserto in fiamme
fotografie di Sebastião Salgado
a cura di Lélia Wanick Salgado
realizzata in collaborazione con Amazonas Images
promossa da Forma Meravigli
iniziativa di Fondazione Forma per la Fotografia
in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano, MonzaBrianza, Lodi e Contrasto
con il patrocinio del Comune di Milano

Questa voce è stata pubblicata in Forma, fotografia&cinema, Milano e contrassegnata con , , , , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.