La merda

Il pubblico affolla il Teatro Leonardo di Milano in occasione del ritorno de La Merda – lo spettacolo interpretato da Silvia Gallerano – in attesa di poter ammirare la protagonista nel nuovo Happy Hour.


Non so se ve ne siete accorti, ma sarei nuda”: è la motivazione addotta timidamente da Silvia Gallerano agli spettatori che lentamente sciamano in sala al Teatro Leonardo di Milano per giustificare la richiesta di non essere fotografata. Una nudità di corpo che, non appena il monologo inizia, scompare adombrata dal violento denudamento dell’anima.
Una nudità che mette in mostra quelle cosce che fanno da zavorra alle sue ambizioni di spiccare il volo verso la fama mondano-televisiva. Ma, in fondo, quale donna, per quanto statuaria, è contenta del proprio corpo? Quante modelle filiformi sono state rimproverate di avere chili in esubero?
Lì, finalmente baciata dalla luce dei riflettori, l’attrice dà voce al desiderio di vincere gli stereotipi femminili, di uscire dall’anonimato dei ruoli secondari della società e diventare protagonista. Della propria vita innanzitutto, afferrandone le redini saldamente in pugno. È duro ma, guardandosi bene intorno, si trovano piccoli grandi esempi di donne giunte sul ponte di comando, di donne che allo stadio tifano urlando come forsennate e, nel tornarsene a casa, fanno spostare il compagno perché “la guido io la moto”!!!!
L’inno d’Italia, scritto a metà del XIX secolo da Goffredo Mameli, uno di quegli uomini con la giubba rossa, minuti nella statura ma colossali nel coraggio, che si battono per unificare la Nazione, non è affatto passato di moda e funge da colonna sonora dello spettacolo a ricordare quanto coraggio serva anche oggigiorno. Ci vuole infatti coraggio sia per lottare sia per arrendersi e gettarsi sotto un treno perché la gente intorno in nessun caso offre incitamento. Anzi, tante volte ti scoraggia con le proprie considerazioni.
Silvia Gallerano, arrampicata sullo sgabello che troneggia al centro del palcoscenico, stringe forte quel microfono conquistato con tanta fatica, si fa coraggio, tanto coraggio, e gli affida il racconto di ambizioni e delusioni, di sacrifici e di compromessi. E della tanta merda mandata giù.
Evocando le performance degli anni Settanta, sospese tra arte e politica, l’attrice scuote nel profondo, con il solo ausilio della voce, il pubblico in sala, sia in senso metaforico sia in senso reale perché l’onda d’urto del suo grido di speranza inchioda le persone alla poltrona, entra nel corpo attraverso le orecchie per afferrare le viscere e torcerle fino a fare male. La Gallerano si rivela infatti un gigante di bravura nel modulare la voce dal falsetto di chi cerca di dissimulare la delusione, ingoiando il vomito e stampandosi in volto un sorriso di circostanza, alla tenerezza dei ricordi; dall’urlo esultante di chi infine raggiunge l’obiettivo al tono vellutato sfoggiato per i provini. E ogni singola parola sferza la coscienza dello spettatore.
Se a prima vista il testo di Cristian Ceresoli sembra datato per le continue strizzate d’occhio agli usi e costumi dell’epoca d’oro berlusconiana, con tragico disincanto ci rendiamo conto che quei valori non sono mai tramontati nonostante i tanti colpi di spugna passati dalla magistratura. Se apriamo un qualsiasi giornale si può constatare che a lottare per il quarto d’ora di celebrità mediatica o per essere riconosciuti per strada dalla gente comune non sono più solo le aspiranti soubrette. I politici per primi utilizzano i social per farsi vedere più che per mostrare il frutto del loro lavoro, lanciano slogan e postano foto alla pari di un tronista in crisi di popolarità. Il maschilismo dilagante in ogni contesto ha toccato vette improprie per una società che si professa moderna, libera e progressista mentre l’odio per il diverso da sé si spande a macchia d’olio. Gli italiani per fortuna pian piano stanno aprendo gli occhi e si rendono conto della merda che stanno inghiottendo; la gente comune – la parte più vera di questo Paese –  scende in strada, urla per protesta e sventola gli striscioni arcobaleno come le giubbe rosse il tricolore.
Dopo cotanta performance  siamo ora curiosi di vedere la coppia artistica formata da Cristian Ceresoli e Silvia Gallerano cimentarsi in Happy Hour, al debutto milanese domenica 3 marzo, sempre al Teatro Leonardo alle ore 19.00. In scena ci sarà anche Stefano Cenci mentre la regia è curata da Simon Boberg.

Silvana Costa


Lo spettacolo è andato in scena:
MTM Teatro Leonardo
via Andrea Maria Ampère, 1– Milano
dal 28 febbraio al 2 marzo 2019
orario: da giovedì a sabato ore 20:30
www.mtmteatro.it
 
La merda
di Cristian Ceresoli
con Silvia Gallerano
una produzione Frida Kahlo Productions con Richard Jordan Productions
in collaborazione con Summerhall (Edinburgh) e Teatro Valle Valle Occupato (Roma)
production Manager Marco Pavanelli
tecnico Giorgio Gagliano
durata 1 ora
si consiglia la visione ad un pubblico adulto

Riconoscimenti:
Edinburgh Fringe First Award 2012 for Writing Excellence
The Stage Award 2012 for Acting Excellence
Arches Brick Award 2012 for Emerging Art
Total Theatre Award 2012 for Innovation Nomination
Premio della Critica 2012 Miglior Spettacolo
Edinburgh Fringe Sell-out Show 2012 e 2013
 
Prossime date:
7 marzo Bologna, Teatro Duse
9 marzo Parma, Teatro del Cerchio
30 marzo Viterbo, Teatro Caffeina

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