L’Adalgisa

Anna Nogara1 Il racconto di Gadda rivive nel memorabile soliloquio di Anna Nogara, in scena allo Spazio Teatro NO’HMA Teresa Pomodoro.

Gli spettatori prendono posto nell’ex Palazzina dell’Acqua Potabile trasformata in un accogliente teatro; le luci si abbassano, sebbene di poco; il pesante portone su via Orcagna è ormai chiuso per impedire al vento gelido di novembre di invadere la platea. Gli occhi sono fissi sul palcoscenico vuoto, in attesa dell’ingresso di Anna Nogara, quando il rimbombo di una porta sbattuta violentemente fa trasalire – infastidite – le persone in sala. Una voce dolente, che si lamenta senza mezze misure di quelle “cagne” delle sue parenti acquisite, induce il pubblico a voltarsi verso il fondo della platea, dove i riccioli rosso fuoco dell’interprete, illuminati dai faretti, accendono il nero vedovile dei panni dell’Adalgisa.
Adalgisa Borella vedova Biandronni è una delle protagoniste dei racconti pubblicati da Carlo Emilio Gadda nel 1944 nel volume L’Adalgisa. Disegni milanesi e il monologo ricavato per la versione teatrale ripropone quel frizzante miscuglio di linguaggi – dal dialetto ai termini forbiti, dalle definizioni tecniche ai neologismi – che rende immediatamente riconoscibili gli scritti di questo autore.
L’Adalgisa – con l’articolo, che è parte imprescindibile del nome in quel di Milano – grazie a una felice combinazione di caso e carattere, entusiasmo e disillusione, rappresenta la donna borghese ideale, emblema e colonna portante della società di inizio XX secolo. A testa alta, attraversa trasversalmente le classi sociali identificabili nell’Italia dell’epoca: di origini popolari, con un impiego come stiratrice, Adalgisa, grazie al proprio talento canoro, si conquista un ruolo sui palcoscenici del Fossati e del Carcano; le sue forme giunoniche le procurano uno stuolo di spasimanti ma lei cede solo al “povero Carlo” – unico amore della sua vita – che, sposandola, le permette di divenire “una signora al cento per cento, con ottavino di palco alla Scala e luccicante breloque sul ragionativo petto”. Con l’orgoglio tiene testa a quelle “cagne” delle nuove parenti – suocera in testa – che l’hanno disprezzata da subito per la sua modesta estrazione sociale, mentre impiega il senso pratico per crescere nel modo migliore i figli, nonostante il marito distratto dalle mille collezioni delle quali, pure lei, nel tempo è diventata esperta.
La ricchezza di un simile personaggio permette ad Anna Nogara di esprimere al meglio la propria potenza recitativa, passando in un battito di ciglia dalla rabbia al ricordo nostalgico, dalla dotta dissertazione sugli scarabei al gorgheggio delle arie verdiane con la naturale leggerezza di chi insegue i propri pensieri in un vorticoso volo pindarico. Un monologo che esalta la peculiarità di ogni singola parola: il sapore aspro del termine dialettale, l’elevato peso specifico delle definizioni scientifiche, il borioso cantilenare delle frasi fatte – tipico degli snob. Un’interprete che riesce a valorizzare ogni singolo passaggio, facendoci riscoprire la musicalità dei testi di un autore troppo spesso sottovalutato e l’armonia di una lingua – il milanese – a breve a rischio di estinzione.
Queste, in fondo, sono le chicche che lo Spazio Teatro NO’HMA Teresa Pomodoro riserva al suo pubblico. Per la Stagione 2015/16 il filo rosso che cuce tra loro gli appuntamenti qui in programma è La Bellezza, tema declinato più a livello etico che estetico, proponendo agli spettatori esempi di vite spese nella ricerca di un futuro migliore.

Silvana Costa

Anna Nogara 

Lo spettacolo è andato in scena:
Spazio Teatro NO’HMA Teresa Pomodoro
via Andrea Orcagna 2 – Milano
25 e 26 novembre 2015
www.nohma.it

L’Adalgisa
disegni milanesi
di Carlo Emilio Gadda
con Anna Nogara
impaginazione scenica Canora

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