L’uomo che oscurò il Re Sole

Alessio Boni conduce il pubblico in una lunga escursione nella vita di Molière accompagnato dalle improvvisazioni musicali di Alessandro Quarta.

Nel corso della Stagione 2022/23 ricorrono anniversari legati a figure importanti del teatro ed è per questo che il Parenti di Milano, oltre a celebrare i propri cinquant’anni, dedica ampie sezioni del cartellone a ricordare i cent’anni di Giovanni Testori e i quattro secoli dalla nascita di Molière.
In quest’ultima serie di eventi ricade L’uomo che oscurò il Re Sole. Vita di Molière, la pièce scritta e diretta da Francesco Niccolini in scena in Sala Grande sino a domenica 23 aprile. In realtà si tratta di un doveroso ritorno, alla luce sia dell’importante anniversario, sia del successo riscosso nel 2021 da Alessio Boni e Alessandro Quarta nella rappresentazione ai Bagni Misteriosi.
Su un palcoscenico trasformato in una sala prove dal sapore barocco, dove vaporosi drappi scarlatti celano cornici dorate e un pianoforte a mezza coda si mescola a manichini su cui prendono forma i costumi per il prossimo spettacolo, Alessio Boni intrattiene il pubblico narrando la vita di uno dei più celebri autori teatrali di tutti i tempi: Molière.
Il racconto prende il via proprio da Milano dove il cardinal Federico Borromeo il 7 agosto 1611 ammonisce “Che niun ecclesiastico […] vada alle comedie” a sottolineare la secolare avversione della Chiesa agli artisti del palcoscenico. Un’avversione che Oltralpe prosegue sino all’Età dei Lumi e si manifesta infliggendo la scomunica a quanti esercitino la professione: solo se in punto di morte ripudieranno solennemente i trascorsi teatrali la scomunica potrà essere tolta e avranno diritto alla sepoltura in terra consacrata.
Alessio Boni apre e conclude L’uomo che oscurò il Re Sole con un inno a tutti coloro che, sfidando le leggi della Chiesa, con ostinazione e una discreta dose di follia, nei secoli hanno portato gioia tra la gente: gli attori e, con loro, tutte le figure che contribuiscono alla buona riuscita di una rappresentazione. Lo spettacolo ha un andamento circolare che si conclude là dove era iniziato: nell’equiparare al momento della morte questo gruppo di pazzi che osano ignorare i dettami religiosi agli eretici e agli assassini.
Ha un che di mefistofelico Alessio Boni nel ripercorrere le tappe significative della vita dello scomunicato per eccellenza, di quel Jean-Baptiste Poquelin noto al mondo intero con il nome d’arte di Molière. Al suo fianco Alessandro Quarta, il degno sodale che ne accompagna la narrazione con improvvisazioni musicali senza mai prevaricarla.
Nato a Parigi agli inizi del 1622 in una famiglia benestante, Jean-Baptiste si dimostra uno studente appassionato e si specializza in diritto ma è il teatro, cui lo introduce il nonno materno, ad appassionarlo. In particolare lo seducono le fulve chiome di Madeleine Béjart, una delle attrici più note dell’epoca, e con lei nel 1643 fonda la compagnia L’Illustre Théâtre dove riveste il ruolo di capocomico, autore e attore, dimostrandosi un artista a tutto tondo.
Alessio Boni quasi si inchina dinnanzi all’instancabile tenacia con cui Jean-Baptiste – che ormai si fa chiamare Molière – si ostina a portare in scena tragedie che il pubblico chiaramente dimostra di non gradire, conducendolo al tracollo economico.
Sospinto dal ritmo incalzante della musica, Boni rievoca il confronto con la compagnia della Commedia dell’Arte italiana diretta da Tiberio Fiorilli, artista noto per il personaggio comico di Scaramouche da cui Molière mutua il suo Sganarello. Prosegue quindi, grazie all’intercessione di Filippo d’Orléans, con l’incontro con re Luigi XIV che, affascinato, proteggerà il lavoro di Molière dalle feroci critiche dei suoi contemporanei. L’autore, come Boni non manca di sottolineare, a guisa di un folletto dispettoso, nelle commedie – che alterna alle tragedie che, nonostante tutto, continua a scrivere – mette alla berlina la nobiltà e molte categorie professionali. Scatenano per esempio grande ira opere quali Le preziose ridicole, La scuola delle mogli, L’avaro, Tartuffo, Il malato immaginario ammirato al Teatro Parenti con protagonista Gioele Dix o, ancora, Il misantropo, la nuova produzione del Parenti che vanta la regia di Andrée Ruth Shammah e la partecipazione, tra gli altri, di Luca Micheletti e Corrado d’Elia.
L’uomo che oscurò il Re Sole. Vita di Molière tocca invero pure aspetti intimi della vita dell’artista, dal matrimonio con Armande Béjart, la giovane sorella di Madeleine – o, come molti insinuano, sua figlia – alla protezione concessa a Michel Baron che tante gelosie scatena in famiglia; dagli amici letterati ai rapporti con la famiglia d’origine. Il passaggio più intenso resta tuttavia quello dedicato dalla morte di Madeleine il 17 febbraio del 1672 cui, esattamente un anno dopo, segue quella dello stesso Molière come se un sottile filo rosso cucisse le loro vite insieme per l’eternità mentre ad  Armande spetta l’onere di assicuragli una sepoltura, scontrandosi con le regole vigenti e implorando un’ultima volta in suo nome l’intercessione del re presso la Chiesa.
Il testo di Francesco Niccolini, al di là della sequenza dei fatti storici, si premura di indagare le personalità di ogni figura storica, tracciando ritratti cui la voce possente e l’interpretazione ispirata di Alessio Boni restituiscono la vita per una sera ancora. Sul palco, come in un girotondo, rivivono Jean-Baptiste Poquelin – come ci si ostina a chiamarlo, a indicare che L’uomo che oscurò il Re Sole racconta dell’uomo dietro il mito –, Madeleine, Tiberio, Armande, Michel e Luigi XIV con cui, a dispetto del titolo non vi fu mai rivalità ma un rapporto di reciproca ammirazione, nei limiti di quanto questo possa essere ammissibile tra due primedonne.
Alessio Boni è straordinario e conquista il pubblico con una superba prova di attore. Una prova, come in più passaggi già sottolineato, resa ancor più incisiva dal contributo di Alessandro Quarta, un musicista di innegabile talento e sensibilità. Come in una pozione magica le doti dei due artisti si esaltano a vicenda a sviluppare un’energia inarrestabile che dal palco inonda la sala, trascinando i presenti con sé nella Francia del Seicento. È proprio questa capacità di far sognare degli artisti – chiamati all’epoca con disprezzo “commedianti” – che a lungo ha intimorito la Chiesa che, con la scomunica, si illude di estrometterli dalla comunità. Invano!

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti – Sala Grande
via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a domenica  23 aprile 2023
www.teatrofrancoparenti.it
 
L’uomo che oscurò il Re Sole
Vita di Molière
testo e regia Francesco Niccolini
con Alessio Boni, Alessandro Quarta
suono Andrea Lepri
luci Giuseppe Di Lorenzo
produzione Infinito e Alessio Boni, Alessandro Quarta e Francesco Niccolini, Teatro Franco Parenti
durata 1 ora e 20 minuti

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