Morte di un commesso viaggiatore

Morte di un commesso viaggiatore 2Elio De Capitani offre una rilettura del capolavoro di Arthur Miller in grado di sottolineare l’immobilità di valori e ideali nella società statunitense, ferma a un arrivismo senza requie.

Torna in scena al Teatro Elfo Puccini, la sala dove ha debuttato in prima nazionale nel gennaio dello scorso anno, Morte di un commesso viaggiatore nella struggente versione diretta e interpretata da Elio De Capitani. Il testo di Arthur Miller, ormai considerato un grande classico del teatro contemporaneo, in questo nuovo, magistrale, allestimento ritrova vigore inaspettato, riuscendo a sferzare la coscienza del pubblico.
Il dramma che nel 1949, anno della sua prima rappresentazione, si aggiudica il prestigioso Premio Pulitzer, offre un dettagliato spaccato della famiglia media americana, mostrandone senza filtro, ambizioni, sacrifici, diverbi e fallimenti. Miller ci racconta il sogno a stelle e strisce e noi, a sessant’anni di distanza, ci rendiamo conto di quanto quel sogno oggi sia più attuale che mai, nonostante negli anni abbia dimostrato quanto sia fragile e illusorio. Eppure la famiglia Loman ci crede, ha bisogno di crederci e non vuole dubitare che la fortuna arrida loro dopo aver già reso immensamente ricco lo zio Ben. Willy Loman, esperto commesso viaggiatore, ha in serbo grandi obiettivi per il figlio Biff e lo sprona con lo stesso entusiasmo e le stesse argomentazioni utilizzate per vendere le sue merci. Tuttavia, come sottolinea Charley, un amico di famiglia, il successo arride al venditore fintanto che costui crede nel valore della propria merce e pone entusiasmo nel raccontarne i pregi ai potenziali compratori. I tanti chilometri percorsi in auto ogni giorno e le delusioni inflittegli dai figli ormai adulti segnano l’entusiasmo di Willy Loman che, sentendosi ormai incapace di promuovere alcunché, vorrebbe barattare il sedile dell’automobile con una più rassicurante sedia da ufficio. Il dramma del sogno americano probabilmente risiede nell’illusione che infondere impegno nel proprio lavoro sia garanzia di successo e ricchezza smisurati. Willy Loman ha accanto una moglie che lo asseconda e due figli che lo amano, oltre a un’amante con cui passare ore di evasione da obblighi familiari e lavorativi; possiede gli elettrodomestici necessari ad alleviare le faccende domestiche; dopo venticinque anni, può finalmente saldare l’ultima rata del mutuo. Tutto questo, però, non lo salva dall’infelicità. Non gli basta. I valori e i beni del consumismo non riempiono i suoi vuoti. Willy è una persona profondamente insoddisfatta, attanagliato da un feroce senso di impotenza verso le avversità che – a suo parere – privano lui e, ancor di più, il figlio Biff, dei giusti riconoscimenti.
La dimensione onirica è la caratteristica più evidente di questa versione di Morte di un commesso viaggiatore, popolata di personaggi reali e ricordi di un passato pieno di ambizioni poi disattese. Un raffinato gioco di luci che si abbassano e musiche soffuse dalla forte carica evocativa separano i dialoghi con la moglie e i figli da quelli con i fantasmi della sua coscienza in un’alternanza che si fa sempre più sincopata. L’apparato tecnico a supporto delle scelte di De Capitani regista si completa con lo strepitoso marchingegno a elementi scorrevoli che costituisce la scenografia progettata da Carlo Sala, in grado di consentire rapidi cambi di ambientazione. La fantasia marrone scolorito della carta da parati che riveste tutte le pareti ben si confà al clima di mesta decadenza che regna nella famiglia Loman.
Cristina Crippa è mesta e insuperabile nel ruolo di Linda, la moglie dolente – senza il glamour delle casalinghe disperate di Wisteria Lane – che, come ogni mater familias, si prodiga come paciera tra le aspettative del marito e il bisogno dei figli di trovare una propria strada (Angelo Di Genio – Biff Loman, e Marco Bonadei – Happy Loman); tra l’orgoglio di Willy e la generosità di Charley (Federico Vanni). Attorno a loro un coro di attori sufficiente a farci illudere di essere tornati ai tempi d’oro del teatro.

Silvana Costa

Morte di un commesso viaggiatore

Lo spettacolo continua:
Teatro Elfo Puccini – sala Shakespeare
c.so Buenos Aires 33 – Milano
fino a sabato 31 ottobre 2015
orari martedì-sabato 20.30; domenica 16.00; 22 ottobre 15.00
www.elfo.org

Morte di un commesso viaggiatore
di Arthur Miller
traduzione di Masolino d’Amico
regia di Elio De Capitani
scene e costumi Carlo Sala
con Elio De Capitani [Willy Loman], Cristina Crippa [Linda Loman], Angelo Di Genio [Biff Loman], Marco Bonadei [Happy Loman], Federico Vanni [Charley – Milano + tournée novembre/dal 29 marzo al 17 aprile] – Roberto Abbati [Charley – tournée dicembre/dal 10 al 22 marzo], Matthieu Pastore [Bernard – Milano] – Daniele Marmi [Bernard – tournée], Gabriele Calindri [Ben], Alice Redini [La Donna/Letta], Vincenzo Zampa [Howard Wagner/Stanley], Marta Pizzigallo [Miss Forsythe/Jenny – Milano + tournée] – Vanessa Korn [Miss Forsythe/Jenny – tournée novembre]
luci di Michele Ceglia
suono di Giuseppe Marzoli
produzione Teatro dell’Elfo con il contributo di Fondazione Cariplo
scene realizzate nel Laboratorio del Teatro dell’Elfo
durata 175′ + 15′ di intervallo
Elio De Capitani: Premio Hystrio 2014 all’interpretazione e Premio Internazionale Ennio Flaiano 2014 per la regia

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