Natale in casa Prodigy

NATALE_IN_CASA_CUPIELLO_LATELLA2Il Teatro Manzoni di Pistoia ha ospitato, dal 10 al 12 dicembre, il capolavoro di De Filippo, riletto da Antonio Latella. Un ottimo cast, affluenza di pubblico, e qualche obiezione.

Irrequieto ma curioso, il pubblico riempie il Manzoni di Pistoia per assistere a Natale in Casa Cupiello, firmato Antonio Latella. Si respira in sala una percezione di amore per Eduardo De Filippo – amore istintivo, sincero, bisognoso di una gioia sconclusionata. Che spinge persone di differenti classi sociali e generazioni distanti  a osservare versioni più alternative, radical chic e postmoderne rispetto all’originale; pur di sentire, ancora una volta, le parole del maestro; farsi attraversare, come uno stormo di note, dal testo. Un testo di matrice popolare, sì, “ma d’avanguardia”, direbbe Leo De Berardinis – al quale peraltro sembra ispirarsi proprio Latella con l’inserimento del coro greco all’inizio del primo atto (soluzione scelta da De Berardinis in una sua versione de l’Amleto). Testo che ha marchiato la memoria collettiva con la natura morta di una famiglia come tante,  un tempo patriarcale, oggi in profonda metamorfosi – quasi una seconda pelle che non fa respirare ma di cui, per un motivo o per l’altro, non possiamo fare a meno. Franano, sopra una terra che trema, i simboli arcaici del padre e la madre, fuochi di una natività in decomposizione: i figli si ribellano alle tradizioni e le mogli ai mariti imposti, in uno scenario che sembra semplice ma nasconde ingranaggi complicati e complessi.
La visione latelliana si sviluppa a partire dalle didascalie di De Filippo, con le spiegazioni e descrizioni dettagliate su cosa provano i personaggi e come si muovono in scena. Se Francesco Manetti trasforma Luca Cupiello in un uomo bizzoso che non intenerisce, e purtroppo non calca la spontanea musicalità napoletana della lingua, gli altri attori interpretano il ruolo magnificamente. I legami non sono alterati, restano immutati; la trama anche; mentre spazio e tempo sono sgretolati e dissolti in un nulla di mega peluches che invade il palco, o in una mastodontica stella cometa – tocco registico trash che poco o niente aggiunge alla potenza tragicomica dell’opera, ben amplificata al contrario da Piseddu, Musella, Villano, Dalisi e gli altri/altre. Il pubblico si scalda alla scena in cui il brano di sottofondo sembra uscito dalle menti dei Prodigy; o al momento dell’atto carnale forzato. Ma nessuno si scandalizza. Il secondo atto cambia nuovamente registro, la scena si fa  statica e cupa, e il mormorio dei personaggi, che sfocia in canto, sembra più un vespro siciliano, che una preghiera napoletana. Tommasino nel finale soffoca il padre, e dopo il calo di sipario si ha la sensazione di aver assistito a uno sfoggio di bravura registica, più che a uno scavo nelle contraddizioni dell’animo umano.
Ma, al di là delle critiche, ce piace o’ presepe. E la standing ovation per gli attori è più che meritata.

Tessa Granato

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Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Manzoni
corso Antonio Gramsci, 127 – Pistoia
da venerdì 10 a domenica 12 dicembre
www.teatridipistoia.it/teatro-manzoni

Natale in Casa Cupiello
di Eduardo De Filippo
regia Antonio Latella
con Francesco Manetti, Monica Piseddu, Lino Musella, Valentina Acca, Francesco Villano, Michelangelo Dalisi, Leandro Amato, Giuseppe Lanino, Maurizio Rippa, Annibale Pavone, Emilio Vacca e Alessandra Borgia
drammaturgia Linda Dalisi
assistenti alla regia Brunella Giolivo e Irene Di Lelio
produzione Teatro di Roma

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