Pane o libertà

La nuova stand up comedy di Paolo Rossi scuote il pubblico, non negando l’emergenza sanitaria ma obbligandolo a pendere atto della deriva economica e sociale ad essa connessa. Dal palco, come dall’alto di una barricata, colpisce il bersaglio a suon di disincantata comicità, spronato dalle parole dell’amico – e compagno di tante battaglie – Enzo Jannacci.

Paolo Rossi porta al Piccolo Teatro Strehler di Milano uno spettacolo nato durante il recente lockdown: Pane o libertà. Su la testa. Il titolo già da solo enuncia chiaramente l’intento del celebre comico di farsi una volta ancora portavoce del disagio sociale in corso.
Su la testa richiama alla memoria l’omonimo programma satirico andato in onda su Rai3 nell’autunno del 1992 e, mentre allora Rossi esprimeva solidarietà alla Milano travolta dal ciclone di Tangentopoli, ora si schiera dalla parte degli artisti penalizzati – più di altre categorie di lavoratori – dalle norme per contrastare la diffusione di Covid-19. Un clima agrodolce, a tratti inquietante, chiarito sin dall’apertura con il comico che entra in scena danzando, dinoccolato come Mick Jagger, sulle note di Bye-bye love.
Pane o libertà allude invece al dilemma, oggi più pressante che mai, di “scegliere tra il lavoro o la libertà, tra la salute o la libertà, insomma… tra pane o libertà (slogan rubato non mi ricordo a quale pagina de La Peste di Camus) o a non scegliere proprio” spiega l’autore.
L’aneddoto è lo strumento adottato da Rossi per ben esemplificare le ardue decisioni che un militante di sinistra come lui si è trovato a dover prendere perché, per quanto “duro, puro e integrale” sia, egli resta pur sempre un commediante in cerca di ingaggi, in un’epoca in cui lo spettro della profezia espressa della madre si fa sempre più incombente: “finirai sotto a un ponte”. Ecco allora che la performance si configura come una pubblicità in cui un Paolo Rossi, moderno cantastorie, promuove l’allegra compagine che comprende, oltre a lui, gli Anciens Prodiges – i musicisti Emanuele Dell’Aquila, Alex Orciari e Stefano Bembi – per matrimoni, battesimi, riunioni di condominio, funerali e qualsiasi altra occasione necessiti di intrattenimento per gli ospiti. Il pensiero corre immediato ai tanti maneggi di Arlecchino servitore di due padroni per mettere insieme qualche soldo che, nello storico allestimento del 1947 di Giorgio Strehler con protagonista Ferruccio Soleri, è consegnato alla storia del Piccolo e, più in generale, del teatro italiano.
Paolo Rossi sul palcoscenico è inarrestabile e sfida il pubblico a smascherarlo quando improvvisa: “noi non portiamo la machera ma siamo degli impostori, dei simulatori. Nessuno capirà mai se sto recitando oppure se la cosa sta succedendo veramente. Nessuno di voi capirà mai se sto improvvisando o se sto andando a copione, se loro suonano bene o steccano”.
Pane o libertà. Su la testa è una rutilante sequenza di battute, aneddoti, canzoni, esercizi fisici e accenni di ballo senza mai perdere di vista l’attualità e obbligare ciascuno – dal Governo e poi giù a scendere sino agli spettatori in sala – a farsi carico delle proprie responsabilità al fine di contenere la pandemia ma anche la grave crisi economica che trascina seco. Non è certamente autocommiserazione ma nemmeno satira politica – volendo ci sarebbe davvero molto materiale su cui lavorare – sebbene Rossi da sempre non faccia mistero del suo pensiero nonostante, confessa sconsolato, “io sarei ancora di sinistra ma è che non so dove c…o mettermi”.
Paolo Rossi si inserisce nel filone narrativo di Gaber, De André, Jannacci e Fo, maestri ma, prima di tutto, amici. Amici che, in occasione della tappa milanese, sono venuti a teatro ad assistere a Pane o libertà. Su la testa insieme a una dama d’eccezione: Maria Callas che, per una volta, ha rinunciato alla lirica per uno show comico. Al pubblico non è dato vederli ma sicuramente si saranno uniti anche loro al lungo applauso tributato a Paolo Rossi e agli Anciens Prodiges che, oltre ad accompagnare le sue performance canore, sono più che brillanti spalle comiche.
In simili serate intristisce sapere quante persone debbano rinunciare a godersi lo spettacolo perché i teatri sono obbligati a severissime regole di distanziamento tra gli spettatori. Regole che paiono venire meno in mille altre occasioni in una quotidianità gestita con diversi – troppi – pesi e misure. In compenso il teatro resta uno dei luoghi più sicuri dove trascorrere il proprio tempo, dimenticando per qualche ora la pandemia in corso e allietare l’animo.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Piccolo Teatro Strehler
Largo Greppi – Milano
fino a domenica 25 ottobre 2020
orari: martedì, giovedì e sabato 19.30;
mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16.00
lunedì riposo
www.piccoloteatro.org

Pane o libertà
Su la testa
di e con Paolo Rossi
musiche dal vivo Emanuele Dell’Aquila, Alex Orciari, Stefano Bembi
coproduzione Teatro Stabile di Bolzano / Teatro Stabile del Veneto​
durata: 80 minuti senza intervallo

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