Maria Carolina Nardino e Adriano Idris Pozzi, spaziando da documenti storici a rappresentazioni di testi goldoniani, conducono il pubblico attraverso la storia della Commedia dell’Arte e delle sue maschere.
Maria Carolina Nardino e Adriano Idris Pozzi per un fine settimana hanno abbandonato le piazze e hanno portato ad AltaLuce Teatro di Milano Arlecchino e le altre maschere della Commedia dell’Arte. POP! E la commedia fu arte è questo il titolo dello spettacolo andato in scena nel teatro affacciato sul Naviglio Grande dal 29 novembre all’1 dicembre.
Le luci in sala si spengono mentre fanno il loro ingresso gli attori che, cantando allegramente, si dirigono verso il palcoscenico portando con sé il pesante bagaglio contenente costumi, maschere e oggetti di scena: gli strumenti necessari a creare meraviglia.
Creano meraviglia anche sul palcoscenico del teatro ma questa volta la storia che raccontano non è parto della fantasia: è la propria o, meglio, è la storia della (ri)nascita del teatro dopo l’oscurantismo medievale e del riconoscimento ufficiale della professione di attore. La narrazione parte da quel 25 febbraio 1545 quando a Padova otto attori costituiscono formalmente, davanti a un notaio, la Fraternal compagnia da le comedie stabilendo tutta una serie di vincoli che ne regolassero l’attività. Vent’anni dopo, sempre grazie a documenti notarili tramandati attraverso i secoli, si apprende di Lucrezia Di Siena, la prima donna ammessa a far parte di una compagnia teatrale. Tappa obbligata è quindi la riforma introdotta nella prima metà del Settecento da Carlo Goldoni che forza gli attori ad abbandonare i canovacci e l’improvvisazione a favore di copioni in cui è riportata ogni singola battuta da recitare.
Maria Carolina Nardino e Adriano Idris Pozzi proseguono con allegria, avanzando con ampi balzi attraverso la storia della commedia per arrivare sino al secondo dopoguerra, a Milano, quando Giorgio Strehler e Paolo Grassi inaugurano il 14 maggio 1947 il Piccolo Teatro di Milano, il primo teatro stabile italiano, che lega indissolubilmente il proprio nome al più celebre allestimento di Arlecchino servitore di due padroni dei tempi moderni.
Arlecchino con la pancia perennemente vuota come le sue tasche è il grande protagonista di POP! E la commedia fu arte. Arlecchino, in fondo, è dentro ciascuno di noi e questo spiega il calore con cui il pubblico batte le mani a ogni comparsa del personaggio in scena: è a lui, insieme a Colombina, Balanzone, Pantalone e alle altre maschere, che si deve infatti il perdurante successo di questa forma di teatro popolare, dove il lieto fine è sempre assicurato, i cattivi puniti e gli spiriti allegri il ciel li aiuta a coronare il sogno d’amore proprio e dei loro padroni.
Lo spettacolo, per quanto incentrato sull’evoluzione della Commedia dell’Arte attraverso i secoli, è movimentato dall’ironia dei due attori che accompagnano l’esposizione di ciascun evento storico con divertenti ricostruzioni del contesto sociale, improvvisazioni teatrali o brani di commedie goldoniane.
Maria Carolina Nardino e Adriano Idris Pozzi tuttavia da soli non sono in grado di interpretare tutti i personaggi di una commedia, concepite per compagnie molto più numerose delle attuali. Ecco allora che scendono tra il pubblico a reclutare volontari che, una volta appreso come caratterizzare il personaggio loro assegnato, indossate le maschere realizzate da Zorba Officine Creative e mandate a mente le battute, rivelano un insospettabile talento per la recitazione.
Talento che indubbiamente non fa difetto a Maria Carolina Nardino e Adriano Idris Pozzi e lo dimostrano tenendo desto e partecipe il pubblico per quasi due ore, con uno spettacolo dai presupposti non particolarmente accattivanti quale può essere una lezione di storia del teatro.
L’approccio brillante, sospeso tra entusiasmo e ironia, è inteso a ribadire – qualora ce ne fosse bisogno – due concetti fondamentali: l’attore è una professione e in quanto tale va tutelata e rispettata; il teatro è uno straordinario mezzo per raccontare pregi e drammi della contemporaneità. Una contemporaneità che torna e ritorna più volte nei secoli e quell’ “Arlechin batocio, orbo da na recia e sordo da un ocio” interpretato mirabilmente in scena da Maria Carolina Nardino oggi è più attuale che mai. Arlechin è un uomo espulso dal mercato dal lavoro perché non in linea con quella miriade di nuove professioni dagli altisonanti nomi inglesi – come la lingua italiana non fosse abbastanza ricca per descriverle – che cerca attraverso ingegno e piaggeria di sbarcare il lunario, assecondando i nobiluomini di turno che antepongono triti discorsi sui sentimenti – oggi rimpiazzati da ideali e vision – a fattori pratici come compenso e cibo.
Segnatevi i nomi di Maria Carolina Nardino e Adriano Idris Pozzi perché sicuramente sentiremo nuovamente parlare di loro, sia come interpreti, sia come autori.
Silvana Costa
Lo spettacolo è andato in scena:
AltaLuceTeatro
Alzaia Naviglio Grande 190 – Milano
29 novembre – 1 dicembre 2024
www.altaluceteatro.comPOP! E la commedia fu arte
di e con Maria Carolina Nardino e Adriano Idris Pozzi
maschere realizzate da Zorba Officine Creative