Segnale  d’allarme

Elio Germano si cala nei panni del suadente affabulatore per dimostrare quanto sia semplice – soprattutto in questi tempi di forte crisi – ricostruire il clima di consenso che ha accompagnato Hitler nella sua folle ascesa al potere.

Oggi il mondo – o almeno ampia porzione di esso – condanna le azioni del Terzo Reich e le idee di Adolf Hitler ma tuttavia ancora sottovaluta la destrezza con cui un giovane pittore austriaco di poco talento sia riuscito a cavalcare il malcontento popolare e ottenere l’appoggio necessario per attuare le proprie folli visioni. Visioni che trovano forma articolata nel saggio Mein Kampf – titolo tradotto in italiano con La mia battaglia – pubblicato nel 1925, testo oggi demonizzato ma che forse dovrebbe trovare posto nel percorso formativo dei giovani per metterli all’erta da tanti soggetti che ciclicamente spuntano sulla scena politica con malcelata brama di potere.
Una lettura critica e distaccata, che partisse dall’analisi del contesto socio-culturale che lo ha partorito e proponesse i dovuti parallelismi con l’attualità, forse non avrebbe permesso che nei Governi di tutto il mondo trovasse oggi posto un numero preoccupante – e crescente – di estremisti. A colmare tale lacuna, nel suo piccolo, interviene Elio Germano, uno dei più amati e apprezzati attori italiani del momento, con il monologo teatrale La mia battaglia, scritto con Chiara Lagani. Dello spettacolo è disponibile una versione in realtà virtuale – RV dal titolo eloquente di Segnale d’allarme che i produttori Gold e Infinito puntano a diffondere nelle sale di tutta Italia.
È questa un’idea efficace per divulgare il messaggio capillarmente e attrarre l’attenzione dei giovani amanti della tecnologia. Il successo dell’iniziativa è lampante: al Teatro Franco Parenti di Milano i posti disponibili per Segnale d’allarme sono andati esauriti in pochissimi giorni, rendendo necessario aggiungere ulteriori date, parimenti immediatamente sold out. La RV mantiene il gesto sociale di andare a teatro nella propria città e lì, comodamente sprofondato nella propria poltrona, lo spettatore indossando il visore 3D e le cuffie viene catapultato allo Spazio Tondelli di Rimini dove assiste alla rappresentazione di La mia battaglia.
Le numerose telecamere predisposte per la registrazione hanno ripreso l’attore sia quando si muove in platea sia sul palcoscenico, consentendo allo spettatore in RV, in qualsiasi momento, di esplorare ogni angolo della sala teatrale e guardare il pubblico in volto. Non c’è tuttavia motivo di distrarsi quando tale soluzione assicura un posto in primissima fila mentre Elio Germano, autentico mattatore, con fare scanzonato provoca il pubblico con riflessioni sull’attualità nel chiaro intento di riscuotere approvazione incondizionata.
Germano cerca il contatto diretto con le persone presenti in sala e, mellifluo più che mai, scatena applausi di approvazione facendo leva su banalità legate alla quotidianità della classe media lavoratrice. Con fare da politico navigato egli quindi sventola i sempiterni valori di libertà e democrazia per scivolare progressivamente nella promozione di misure via via più restrittive destinate a ripristinare con la forza quel benessere eroso da quasi un decennio di crisi economica. Per compiacere il proprio pubblico, sollevandolo dalle colpe cui ciascuno nel suo piccolo ha contribuito, l’attore trova facili capri espiatori in quanti non sono i grado di far valere i propri diritti, come gli stranieri o i diversamente abili, e prospetta misure di protezionismo fiscale, sociale e razziale che stridono con la libera circolazione di persone, merci e capitali.
Il buonsenso porterebbe a sorridere davanti a certe affermazioni se non che in questo ultimo periodo abbiamo visto moltiplicarsi figuri che, cavalcando il malessere generale, sfruttando quelle stesse strategie esposte in Mein Kampf, hanno collezionato voti sufficienti a occupare gli scranni di Camera e Senato. Elio Germano, con un ghigno mefistofelico che a tratti gli oscura lo sguardo, è abile nel riprodurne l’espressione bonaria, il tono rassicurante, il fare fraternamente esortativo e gli slogan necessari a guadagnare proseliti: purtroppo di modelli da studiare ne ha avuti molti più di quanto sarebbe auspicabile in un Paese democratico.
Quanto a lungo il senso civico, la tolleranza e la razionalità di pensiero riusciranno a evitare si trascenda e si scivoli verso un nuovo conflitto mondiale? Quando l’opinione pubblica smetterà di indignarsi contro Ministri che vogliono lasciare i profughi in balia delle onde del Mediterraneo sino alla morte?
L’informazione non basta, i media sembrano anzi fare da cassa di risonanza a messaggi fuorvianti, ricchi di odio, mentre manca la vera formazione. Lo studio delle esperienze passate può infatti mettere in guardia dal ripristino dei regimi totalitari, deve far individuare i folli sin dalle loro prime apparizioni in pubblico ed emarginarli quali nostalgici di un tempo che non ha da tornare. “Historia magistra vitae” solo fintanto la si conosce altrimenti, come gli avari e i prodighi nel IV girone dell’Inferno dantesco, si è condannati a reiterare le stesse azioni per l’eternità.
Con l’augurio che Segnale d’allarme trovi spazio non possiamo che apprezzare e raccomandare la rilettura di Mein Kampf firmata da Elio Germano non solo per l’innegabile valore artistico ma soprattutto per l’importante contributo civico.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti – Sala AcomeA
via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a giovedì 9 luglio 2020
orario: 21.00
www.teatrofrancoparenti.it

Segnale  d’allarme
La mia Battaglia in VR
con Elio Germano
regia Elio Germano e Omar Rashid
produzione Gold e Infinito
tratto dallo spettacolo teatrale La mia battaglia
diretto e interpretato da Elio Germano
scritto da Elio Germano e Chiara Lagani
aiuto regia Rachele Minelli
luci Alessandro Barbieri
fonico Gianluca Meda
fotografia Luigi Ruggiero e Filippo Pagotto
post-produzione Sasan Bahadorinejad
produzione Pierfrancesco Pisani
durata 1 ora e 10 minuti

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