Sei. E dunque, perché si fa meraviglia di noi?

Debutta il nuovo spettacolo scritto – e diretto – da Roberto Latini ispirandosi a Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello. Una riflessione sul senso d’incomprensione che attanaglia l’animo umano interpretata, tra stupore e perplessità, da PierGiuseppe Di Tanno.

Ci arrendiamo: con Sei. E dunque, perché si fa meraviglia di noi? il nuovissimo spettacolo in corso al Teatro Franco Parenti di Milano, presentato in prima nazionale al Teatro Cantiere Florida di Firenze solo una settimana fa, ha vinto Roberto Latini.
È trascorso un anno dal debutto de Il teatro comico al Piccolo Teatro, testo adattato dallo stesso Latini dall’originale di Carlo Goldoni, portato in scena infarcendolo di un compiaciuto gioco di omaggi alla storia dell’ente che l’ha prodotto e mortificandolo con un’apparente incapacità di districarsi nell’eterna diatriba tra il Teatro dell’Arte e le regole della Riforma Teatrale.
Sei. E dunque, perché si fa meraviglia di noi? vede ora Roberto Latini cimentarsi con un autore a lui caro, con quel Pirandello che nella superba prova de I giganti della montagna ha convinto la critica e conquistato il pubblico di ogni città toccata dal tour trionfale. La nuova sfida autoriale dell’artista romano è un monologo che, ispirato alle frustrazioni della famiglia protagonista di Sei personaggi in cerca d’autore, è incentrato sull’incapacità dell’essere umano di far comprendere sino in fondo al prossimo le ragioni che ne muovono le azioni e sul conseguente senso di solitudine e impotenza che, nei casi delle menti più deboli, può condurre sino al suicidio. Una riflessione che tuttavia, come una goccia d’acqua nel deserto, sembra non riuscire a far presa sul pubblico che al termine della performance applaude con contenuto entusiasmo.
Roberto Latini insignito nel 2017 del Premio Ubu al miglior attore si ritaglia il ruolo di autore e regista lasciando che la luce dei riflettori sia puntata su PierGiuseppe Di Tanno. La recitazione dalla forte componente mimica del giovane teramano, vincitore dell’Ubu 2018 quale nuovo attore (under 35), viene ulteriormente amplificata da Latini sino a trasformarlo nel proprio Golem.
Di Tanno accoglie il pubblico rannicchiato in cima a un podio sito a un paio di metri d’altezza. Di lassù, con le gambe asciutte insacchettate in leggins lucidi, la canotta larga e il volto coperto da una maschera spettrale, recita dominando il pubblico come un avvoltoio che punta la preda, facendo vibrare la lingua come una vipera. Angosciato, contorcendo nervosamente corpo e voce, l’attore declama le battute della parte conclusiva di Sei personaggi in cerca d’autore immedesimandosi a turno nei diversi ruoli. La scelta dei termini non è casuale: PierGiuseppe Di Tanno “declama le battute” con tono melodrammatico, palesemente artefatto come una diva della vecchia Hollywood, ma non “recita” il copione pirandelliano. Latini estrapola dal contesto le frasi che meglio descrivono il senso di incomprensione che attanaglia i personaggi per non riuscire a trovare un autore che riesca a trasporre per il pubblico il loro dramma e le inanella – inclusive di note di regia – in un monologo a tratti incomprensibile, sicuramente privo di apparente senso compiuto. Ci sembra di vedere tra il pubblico la figliastra che ride isterica nel constatare come anche Di Tanno non riesca ad andare oltre una grottesca quanto superficiale messinscena dei fatti accaduti alla sua famiglia.
Roberto Latini in realtà va ben oltre Pirandello nel senso che, giunto all’epilogo dei Sei personaggi in cerca d’autore, al posto di far calare il sipario sul corpo della bambina morta annegata, con un sorprendente volo pindarico trasforma la vasca colma d’acqua in una fossa da cui spuntano i due becchini dell’Amleto incaricati di seppellire Ofelia. Di Tanno, sfoggiando la migliore pronuncia inglese di cui è capace, prima declama le riflessioni shakespeariane sulle diverse definizioni della morte in acqua e poi, con un pizzico di alterigia, le traduce in italiano. Non era allora forse meglio rinunciare sin dall’inizio alla lingua della perfida Albione?
La rappresentazione è giunta infine al termine? No: indurre gli spettatori a credere che lo spettacolo sia finito e poi invece seguitare con situazioni non sempre pertinenti con quanto visto sino a quel momento sembra essere una nuova tendenza di moda tra gli autori teatrali. PierGiuseppe Di Tanno riemerge infatti dalle quinte con un bizzarro cannone: non gli serve per conquistare il mondo ma per riempire la vasca di vaporosa schiuma e, come Joan Crawford in Donne (1939), concedersi un bagno prima di godersi il trionfo finale.
Vi abbiamo rovinato la sorpresa? Ci dispiace ma ne troverete molte altre disseminate nel corso dello spettacolo.
Alla fine l’applauso arriva – in fondo PierGiuseppe Di Tanno ha dato gran prova di sé, sudando copiosamente – ma restano seri dubbi sul senso di Sei. E dunque, perché si fa meraviglia di noi? Avete presente quelle fornaci artistiche dove sono realizzati muri di mattoni nuovi – o invecchiati ad arte – su sui sono applicati motivi ornamentali in cotto e, davanti, sono posizionati vasi di ogni forma, statue, fontane e panchine? È un allestimento destinato a esporre i prodotti della fornace e a nessuno verrebbe in mente di definire l’insieme un edificio. Analogamente, Sei. E dunque, perché si fa meraviglia di noi? è indubbiamente una prova d’attore eccelsa, basata su una serie di riflessioni ma, per quanto profonde, slegate tra loro come sono, non bastano a farcela definire un testo organico. È un mero gioco in cui l’autore sfida il pubblico a scoprire le citazioni inanellate in testo e performance.
Ha dunque vinto Roberto Latini perché noi deponiamo la penna non sapendo come commentare siffatto collage. Peccato solamente non fosse una tenzone tra autore e critica.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti – Sala AcomeA
via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a domenica 24 marzo 2019
orari: martedì 19 20:30; mercoledì 20 19:15; giovedì 21 20:00; venerdì 22 20:30;sabato 23 21:00; domenica 24 15:45
www.teatrofrancoparenti.it
 

Sei. E dunque, perché si fa meraviglia di noi?
drammaturgia e regia Roberto Latini
con PierGiuseppe Di Tanno
musiche e suono Gianluca Misiti
luci e direzione tecnica Max Mugnai
assistenza alla regia Alessandro Porcu
collaborazione tecnica Luca Baldini, Daria Grispino
produzione Fortebraccio Teatro
con il sostegno di Armunia Festival Costa degli Etruschi
con il contributo di MiBAC e Regione Emilia-Romagna
durata: 1 ora
www.fortebraccioteatro.com

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