Sironi: sintesi e grandiosità

A Milano, al Museo del Novecento è in corso la retrospettiva dedicata a Mario Sironi, figura centrale delle avanguardie e autore dei celeberrimi dipinti che testimoniano gli anni dello sviluppo industriale della metropoli.

Mario Sironi. Sintesi e grandiosità è il titolo dell’approfondita retrospettiva organizzata dal Museo del Novecento per celebrare l’artista nel sessantesimo anniversario della morte, avvenuta il 13 agosto 1961. Le curatrici sono Elena Pontiggia e Anna Maria Montaldo e per l’occasione si sono avvalse della consulenza di Andrea Sironi-Strausswald – Associazione Mario Sironi, Milano e di Romana Sironi – Archivio Mario Sironi di Romana Sironi, Roma.
Le oltre 100 opere esposte sono ordinate cronologicamente e suddivise in sezioni che analizzano le peculiarità delle varie fasi affrontate dall’artista nel corso di mezzo secolo di carriera. Fasi in cui Sironi si avvicina ai principali movimenti del Novecento, sempre declinandoli in chiave personale, trasgredendo alle regole imposte e interpretando autonomamente i temi assegnatigli, fattore che nonostante la sua adesione agli ideali fascisti gli impedisce di essere inquadrato come “artista di regime”.
La prima sezione è incentrata sull’epopea di Novecento Italiano, fondato nel 1922 da Sironi insieme ad alcuni colleghi, sotto la spinta della critica d’arte Margherita Sarfatti, con l’intento di riproporre i canoni del classicismo seppur caricandoli di riferimenti al moderno. A manifesti e cataloghi delle mostre del movimento è accostata una serie di autoritratti, realizzati con varie tecniche nel primo decennio del XX secolo. I lineamenti del volto tesi, lo sguardo cupo, a tratti assente, sono testimoni delle crisi depressive che segnano quel periodo sofferto, sospeso tra adolescenza ed età adulta, in cui getta le basi del proprio futuro: Mario Sironi abbandona nel 1903, dopo un solo anno, la facoltà di ingegneria per dedicarsi allo studio del disegno e della pittura; stringe amicizia con Umberto Boccioni e Gino Severini; frequenta lo studio di Giacomo Balla a Roma; compie i primi viaggi di formazione all’estero.
L’amicizia con Boccioni è testimoniata dal passaggio dall’iniziale interesse per il Simbolismo alla cifra espressiva divisionista prima e futurista poi. Una comunanza di percorso artistico che sfocia in un’analogia di temi, pose e situazioni particolarmente evidente in La madre (1907) di Boccioni, esposta alla vicina GAM, e La madre che cuce (1905/06) di Sironi. Insieme ai colleghi futuristi, durante la Prima Guerra Mondiale, anche Mario Sironi si arruola volontario, entrando nel Battaglione Volontari Ciclisti per passare quindi al Genio. Egli evoca l’esperienza in Il ciclista (1916) in cui si intravede una città che sale sullo sfondo.
Le vedute urbane sono uno dei soggetti più amati e conosciuti di questo artista e in mostra lo troviamo declinato in numerose varianti. Si percepisce l’influenza della pittura metafisica nelle macchie monocrome con cui dà corpo ai singoli edifici, giocando con le diverse gradazioni dei grigi e del marrone. Le vedute non sono giocose composizioni architettoniche di elementi classicheggianti come in Giorgio de Chirico ma la successione dei volumi solidi, squadrati e anonimi di fabbriche e caseggiati popolari. Sullo sfondo svettano ciminiere fumanti e gru ad alludere come la città, alla guisa di un essere vivente, sia in fase di crescita. La presenza umana è minima, quasi impercettibile, lungo le strade dove sferragliano i tram che conferiscono allegria alla composizione con il loro color arancione.
La periferia industriale di Milano, città dove si stabilisce nel 1919, è indubbiamente l’ambito urbano che maggiormente attrae l’attenzione di Sironi ma è impossibile non soffermarsi a lungo a contemplare il gioco di chiaroscuri de La cattedrale (1921), l’inconsueta luminosità che pervade il Paesaggio urbano con ferroviere (1923) – a inizio Novecento la ferrovia segna il confine tra Milano e la campagna circostante – o il surreale accostamento di Navi ciminiere e gru (1920).
Mentre con l’instaurazione del regime fascista – cui Sironi aderisce con convinzione – i suoi paesaggi si fanno più luminosi, con i grigi che cedono il campo ai gialli e ai bianchi, con la fine della guerra e il suicidio nel 1948 della figlia Rossana i toni tornano cupi e le città si riempiono di macerie su cui siedono manichini sconsolati. I manichini, presenza ricorrente nel tempo, sono un’ulteriore citazione della pittura metafisica cui, al contrario di quelli di de Chirico, conferisce una dimensione umana come accade anche con Ballerina (1919) o La Venere del porto (1919).
Analoga parabola, caricandosi progressivamente di ieraticità, subiscono i protagonisti delle composizioni ispirate ai canoni classici, da Pandora (1921/22) che fissa il vaso che le è stato proibito di aprire – mentre da una finestra sullo sfondo si scorge un paesaggio montuoso come nella Madonna Litta di Leonardo – a La famiglia del pastore (1927/28), una versione atea della Sacra Famiglia, o La fata della montagna (1928) seduta tra le brulle rocce di un ambiente arido sino ai limite dell’ostile. Nel dopoguerra la narrazione perde epicità, le composizioni si fanno frammentarie mentre gli uomini, resisi conto della propria impotenza, si rannicchiano in caverne come a voler fuggire da quel mondo che tanto angoscia Sironi. La mostra si chiude con L’ultimo quadro (1961), l’opera ritrovata sul cavalletto al momento della sua morte, che sembra voler drammaticamente sintetizzare tematiche presenti e passate, quasi a consapevole commiato dalla vita e dall’arte.
Il percorso prosegue quindi oltre la libreria del museo, con un’appendice nel lungo corridoio vetrato che conduce ai livelli superiori, dove riescono a trovare spazio adeguato i colossali studi preparatori per le decorazioni dei palazzi cui Sironi si dedica quasi in esclusiva negli anni Trenta. Sono quelli gli anni della costruzione delle imponenti sedi delle istituzioni, simboli del potere fascista. Marcello Piacentini è tra i più apprezzati architetti del periodo e, nell’intento di creare edifici che siano la moderna versione dei palazzi imperiali dell’antica Roma, non sottovaluta il ruolo degli apparati decorativi per divulgare al popolo i valori del regime. Ne è una importante testimonianza il cantiere milanese del Palazzo di Giustizia dove sono chiamati a collaborare ben cinquantadue artisti tra cui Mario Sironi che firma il mosaico La Giustizia armata con la legge. Sempre a Milano, negli stessi anni, in occasione della Mostra di Arti Decorative della V Triennale, con l’architetto Giovanni Muzio e lo scultore Leone Lodi, Sironi elabora un progetto decorativo plastico e murale per il Palazzo dell’Arte e scolpisce i grandi bassorilievi per la facciata del Palazzo del Popolo d’Italia.
La mostra è ricca e la curatela meticolosa nel ricostruire l’evoluzione artistica di un autore estremamente complesso, capace di spaziare tra i generi, le tecniche e gli stili. Elena Pontiggia e Anna Maria Montaldo non mancano di inserire nella rassegna cronologica le sculture, le illustrazioni, la cartellonistica, le nature morte e le risposte alle grandi sfide lanciate dal Futurismo, a iniziare dalla rappresentazione del movimento con Auto da corsa (1925/26).
Sintesi e grandiosità, più di altri eventi organizzati in passato al Museo del Novecento, stimola il pubblico non solo a visitare la collezione permanente per contestualizzare il lavoro di Mario Sironi all’interno dei differenti movimenti cui aderisce ma fornisce indicazioni utili per scoprire ulteriori opere – alcune inamovibili – nella sua città di adozione. Prima tappa Casa Museo Boschi di Stefano dove la sala da pranzo comprende, oltre ai dipinti, anche arredi disegnati dall’artista.

Silvana Costa

La mostra continua a:
Museo del Novecento
piazza Duomo 8 – Milano
fino a domenica 27 marzo 2022
per le modalità di ingresso si veda il sito web
www.museodelnovecento.org

Mario Sironi
Sintesi e grandiosità
a cura di Elena Pontiggia, Anna Maria Montaldo
in collaborazione con Andrea Sironi-Strausswald – Associazione Mario Sironi, Milano, Romana Sironi – Archivio Mario Sironi di Romana Sironi, Roma
promosso e prodotto da Comune di Milano – Cultura, Museo del Novecento, Ilisso Edizioni
progetto allestimento Antonello Cuccu
progetto grafico Ilisso Edizioni
 
Catalogo:
Mario Sironi

Sintesi e grandiosità
a cura di Elena Pontiggia, Anna Maria Montaldo
Ilisso Edizioni, 2021
30×24,5, 320 pagine, 382 illustrazioni a colori
prezzo: 30,00 Euro
www.ilisso.it

Questa voce è stata pubblicata in Milano, Museo del Novecento, pittura&scultura e contrassegnata con , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.