Storie di design italiano

Inaugurata l’XI edizione del Triennale Design Museum, un appuntamento ormai divenuto irrinunciabile per scoprire nuove meravigliose Storie sul design italiano.

Triennale spalanca al pubblico le porte del Design Museum completamente rinnovato, dando il via a un nuovo decennio di dibattiti e approfondimenti sull’evoluzione del disegno industriale in Italia. Dopo la riflessione sul design per l’infanzia proposta lo scorso anno, il nuovo gruppo di curatori composto da Vanni Pasca, Manolo de Giorgi, Maddalena Dalla Mura, Raimonda Riccini e Chiara Alessi sceglie di fare un passo indietro per considerare la produzione italiana nel complesso delle sue molteplici accezioni funzionali ed eleggere gli oggetti più rappresentativi del XX secolo.
Sono centottanta gli elementi selezionati e accostati tra loro senza altro criterio apparente che non sia quello cronologico, posizionati dallo Studio Calvi Brambilla su un’ideale linea del tempo che scorre lungo il perimetro della galleria, a tratti allargandosi in un vero e proprio palcoscenico su cui si esibiscono le stelle più fulgide della creatività italiana. Il tema di questa XI edizione di TDM è tanto generalista quanto furbetto nel tentativo di conquistare un pubblico ancor più ampio di quello degli anni passati. L’approccio fa indubbiamente leva sulle emozioni: è infatti quasi impossibile non struggersi di desiderio o nostalgia davanti a pezzi celeberrimi o stupirsi alla vista di oggetti famigliari che, inseriti in un contesto museale, avulsi dal tempo e dalla funzione originari, si caricano di un’allure metafisica.
Storie è il titolo scelto per l’esposizione a sottolineare la capacità di ogni singolo elemento in mostra di evocare il contesto storico culturale in cui è stato concepito, dalla forza dirompente del Futurismo alla spensieratezza delle piccole utilitarie che negli anni del boom economico accompagnano gli italiani nelle gite fuoriporta. Si passa quindi attraverso il culto dell’aspetto fisico degli anni Ottanta – sono presenti sia le macchine per il fitness sia le creazioni di Giorgio Armani pensate per scivolare sui corpi scultorei evidenziandone le forme pur senza fasciarle – approdando infine agli anni Novanta quando le industrie italiane si trasformano in vere e proprie fucine creative, attirando designer di fama e promettenti talenti da ogni angolo del mondo.
I materiali selezionati sono pezzi dalla straordinaria carica comunicativa e dall’innegabile modernità che, anche a cento e passa anni dall’ideazione, brillano per la funzionalità e – complici le “oscillazioni del gusto” di cui a lungo ha dissertato Gillo Dorfles – per l’estetica. Le icone sono ripartite in cinque sezioni che si succedono con fluidità negli spazi allestiti con una semplicità a tratti eccessiva, quasi banale: 1902-1945; 1946-1963; 1964-1972; 1973-1983 e 1984-1998. Nella definizione dell’intervallo temporale i curatori hanno scelto quale data iniziale non tanto l’anno della Rivoluzione industriale quanto quello della prima Esposizione internazionale d’arte decorativa moderna svoltasi a Torino. Nel 1902 giungono nella città sabauda designer da tutta Europa esibendo creazioni Liberty, lo stile in voga che incarna la frizzante gioia di vivere e stupire, in aperta opposizione agli storicismi ottocenteschi. Simmetricamente, la rassegna sul design italiano del XX secolo si chiude con il 1998 in modo da garantire agli esperti quel distacco temporal-sentimentale necessario per giudicare i prodotti con il giusto spirito critico.
Usiamo il termine prodotti in accezione generale perché in mostra, di fianco ai mobili di Sottsass e Mendini dal sapore artigianale, sfilano lampade, biciclette, utensili da cucina, piccoli e grandi elettrodomestici ma anche il Bacio – il cioccolatino ideato da Luisa Spagnoli e Federico Seneca per Perugina – e la segnaletica della linea 1 della Metropolitana Milanese firmata da Bob Noorda e Franco Albini, manifesti pubblicitari e le sigle delle prime trasmissioni Rai.
A margine del percorso di visita principale si aprono sei piccole stanze dove i curatori, a turno, riflettono su temi specifici. Per esempio Maddalena Dalla Mura dedica alla grafica e alla comunicazione visiva Immagini e immaginario: tra fotografia e riviste. In fondo le storie di design di successo sono inscindibili dalle campagne di comunicazione che le hanno accompagnate: pensiamo per esempio a B&B che nel 1972 chiama un giovanissimo Oliviero Toscani a realizzare il servizio fotografico per lanciare il divano Le Bambole progettato da Mario Bellini. Dalla Mura parte dalla fotografia e dai suoi grandi protagonisti – Occhiomagico, Aldo e Mariarosa Ballo, Giorgio Casali giusto per citarne alcuni – per raccontare le esposizioni piuttosto che l’editoria specializzata, dalla Domus di Gio Ponti alla Casabella iconoclasta diretta da Mendini dove il design è contestualizzato nei luoghi dell’abitare e del lavorare. L’arco temporale va dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, alle soglie dell’avvento dell’immagine digitale.
Vanni Pasca con Il potere e le forme. Quando i designer fanno politica inanella episodi in cui i creativi sono esplicitamente scesi in campo, supportando movimenti politico-culturali. Al di là di simili eventi eclatanti, Pasca in realtà intente spiegare al pubblico come i designer siano da sempre testimoni del proprio tempo, incanalando nei progetti le idee nell’aria e riuscendo ad anticipare l’evoluzione dei gusti. Come infatti non ricordare Philippe Starck che parla di “design democratico” alla società edonista-consumista degli anni Ottanta che pare non ricordare come il prodotto industriale nasca proprio per mettere a disposizione di tutti beni sino ad allora prerogativa di quanti potessero permettersi il minuzioso lavoro artigiano.
Dal transistor alla Luna. Design e tecnologie a cura di Raimonda Riccini è un excursus sull’evoluzione della tecnologia e sulla sua ricaduta sulla società dei consumi. Dai primi transistor con cui Olivetti marca il passo nel settore delle macchine per ufficio agli anni Settanta quando il divertimento – tv, radio e mangiadischi – diventa portatile grazie alla leggerezza, al colore e alla robustezza delle materie plastiche. Per giungere infine all’epoca attuale con i materiali sperimentati nell’ambito delle missioni spaziali messi a disposizione di tutti, realizzando accessori e abbigliamento tecnico dalle alte prestazioni.
A Manolo de Giorgi sono affidati due focus. In Mappe. Una geografia in movimento si interroga se i luoghi di produzione abbiano importanza nel descrivere la storia degli oggetti. De Giorgi confronta la dislocazione puntiforme della aziende di design nell’Italia all’epoca del boom industriale con la rete dei distretti produttivi censita trent’anni dopo, per giungere infine a descrivere la situazione attuale in cui ogni singola componente dell’oggetto è realizzata in una differente parte del mondo. In chiusura del percorso di visita, con Borsa Valori. Un Carosello di numeri De Giorgi inonda il pubblico di dati inerenti il volume della produzione di un certo pezzo, le royalty percepite dal suo designer, il valore attuale desunto dalle aste in corso. Una raffica continua di cifre per dimostrare, citando Magritte, che la Superleggera (1957) di Ponti per Cassina “ce n’est pas une chaise”.
La sezione è l’indovinato controcanto di Pay per Design. Il Mercato del Contemporaneo, il focus che accoglie il pubblico non appena varcato il ponte d’accesso al Triennale Design Museum. Chiara Alessi vi illustra le differenti modalità di produzione e distribuzione oggi offerte dal mercato e propone esempi concreti che consentano ai visitatori di tornare dalla mostra con qualcosa in più del solito catalogo: si può accedere ad aste di prototipi o oggetti fuori produzione, è presente un distributore per l’acquisto di articoli esclusivi e si possono anche instaurare contatti diretti con piccoli produttori indipendenti.
Per i più tradizionalisti ma soprattutto per quanti vogliano approfondire le tematiche del nuovo allestimento di TDM è comunque disponibile il ricco catalogo edito da Electa su progetto grafico dello Studio Leonardo Sonnoli.
 
Silvana Costa

La mostra continua:
Triennale Design Museum
Triennale di Milano
viale Alemagna, 6 – Milano
fino a domenica 20 gennaio 2019
orari martedì – domenica 10.30-20.30; lunedì chiuso
www.triennale.org
 
Triennale Design Museum
Storie
Il design italiano
ideazione e direzione Silvana Annicchiarico
a cura di Chiara Alessi, Maddalena Dalla Mura, Manolo de Giorgi, Vanni Pasca, Raimonda Riccini
progetto di allestimento Calvi Brambilla
progetto grafico Studio Leonardo Sonnoli

Catalogo:
Triennale Design Museum
Storie. Il design italiano
Electa 2018
15,5 x 24 cm; 528 pagine; 480 illustrazioni a colori
prezzo 45,00 Euro
www.electa.it

Questa voce è stata pubblicata in design&grafica, Milano, Triennale e contrassegnata con , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.