Tutto ciò che so

Si inaugura oggi la mostra della giovane artista siciliana, Mariagrazia Pontorno, alla Galleria Passaggi di Pisa. Primo step di un lungo viaggio che la condurrà in Brasile, sulle orme di Maria Leopoldina d’Asburgo-Lorena.

A quasi due secoli da quel viaggio avventuroso che portò una giovane donna oltremodo fuori dal comune per l’epoca – essendo ben istruita, poliglotta e politicamente scaltra – ossia, Maria Leopoldina, lontano dalla rigida corte viennese per depositarla sulle rive dell’assolata Rio de Janeiro, in sposa al futuro Imperatore, Pietro I; Mariagrazia Pontorno, artista siciliana che vive e lavora a Roma, ha deciso di calcare le orme dell’arciduchessa per regalare una felce al Brasile.
In parole semplici: al seguito di Leopoldina, in quella traversata, vi era anche il naturalista Giuseppe Raddi che, dopo un anno trascorso oltreoceano, decise di riportare con sé in Italia e, precisamente, all’Orto Botanico di Pisa, alcune specie di felci sino ad allora sconosciute nel nostro Paese. Partendo da questo e da altri fatti curiosi relativi al primo orto botanico universitario al mondo (fondato nel lontano 1543/44 dal naturalista e medico Luca Ghini), Pontorno traspone la realtà innestandola in suggestivi visioni à la Magritte, grazie a un linguaggio poetico che usa il 3D come l’artista belga usava il pennello. Attratta da sempre dai temi naturali, Mariagrazia racconta la storia del cedro del Libano, sradicato dall’orto botanico da un violento temporale quasi un secolo fa, immaginandolo – in un video della durata di 2 minuti – fronduto come La voie du sang mentre si libra nel cielo: novello Château des Pyrénées.
In una serie di lightbox, le felci di Raddi ritrovano il loro posto nelle sterminate distese brasiliane, in giustapposizioni inedite che lasciano stupefatti di fronte alla straniante dimensione metafisica che può assumere un semplice oggetto se posizionato dove non dovrebbe essere.
E ancora, in Layer #2 (2014, 30×40, tecnica mista), intravediamo già il prosieguo di questo viaggio artistico nell’immagine del bastimento che, dall’Europa, salpa alla volta del Brasile e sul quale Pontorno spera presto di salire, accompagnata da naturalisti e scienziati, per ripercorrere quel viaggio, che vorrebbe documentare con un video e trasformare in un’esperienza contemporaneamente di vita e artistica.
Sulla scia aneddotica dell’Orto Botanico di Pisa, interessante altresì l’uso che Pontorno fa della stereolitografia in fotopolimero, applicando una tecnica finora propria della prototipazione al campo artistico. Con lo stesso piglio creativo che ha contraddistinto Braque e Picasso o i futuristi italiani quando, all’alba del Novecento, hanno cominciato a utilizzare il papier collé, Mariagrazia “scolpisce” due piccole orchidee che rimandano ai disegni che Ghini spedì al collega tedesco Leonhart Fuchs per il suo erbario – usanza, questa, comune all’epoca.
È infine da sottolineare il valore etico e politico di un’idea di condivisione e compartecipazione di conoscenze e di restituzione di un bene naturale ai suoi lidi di origine, in un periodo storico in cui brevettando la natura a fini speculativi il grande capitale sta cercando di possedere in esclusiva anche ciò che appartiene all’umanità nel suo complesso, dai semi alle acque all’aria.

Luciano Uggè e Simona M. Frigerio

La mostra continua:
Passaggi Arte Contemporanea

via Garofani, 14 – Pisa
fino a sabato 17 gennaio 2015
orari: da martedì a sabato, dalle ore 16.00 alle ore 22.00 (e su appuntamento)
www.passaggiartecontemporanea.it
 
Mariagrazia Pontorno. Tutto ciò che so

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