La Ville Lumière di Toulouse-Lautrec

Alla Villa Reale di Monza è in corso una mostra che racconta la frizzante Belle Époque parigina attraverso gli occhi e la matita del più trasgressivo dei suoi artisti.

Henri de Toulouse visconte di Lautrec è il discendente di una delle più nobili e antiche famiglie di Francia, con origini risalenti al Medioevo cavalleresco. Il casato è proprietario di ampi poderi e vigneti sparsi nelle regioni dei Midi-Pirenei e della Gironda dove il conte Alphonse si dedica con diletto all’allevamento di cavalli da corsa e alla caccia con il falcone. Tali passatempi sono tuttavia preclusi al figlio maggiore, Henri, che a causa di una malformazione genetica alle ossa – retaggio dei numerosi matrimoni tra consanguinei che ne punteggiano l’albero genealogico – è sovente immobilizzato a letto e non cresce di statura. Disegnare gli permette sia di distarsi sia di imparare a prendere consapevolezza del proprio stato; i genitori dal canto loro, riconosciutone il talento, lo spingono verso un’adeguata formazione artistica.
Nel 1872, a soli 8 anni, Henri segue la madre a Parigi e va a bottega da importanti pittori tra cui, nel 1882, da Fernand Cormon dove nel 1886 incontra Vincent van Gogh. Sebbene Toulouse-Lautrec si formi in un ambiente di chiara matrice impressionista e post impressionista, preferisce alla pittura a olio il disegno, al paesaggio la figura umana. La sua opera è classificabile come appartenente alla corrente del Realismo nonostante con le caricature non restituisca il mero dato naturale ma ne offra una personale interpretazione che va oltre le apparenze fisiche e sociali.
Henri prova un certo disagio per il proprio aspetto: motivo per disertare i salotti eleganti della capitale cui il suo rango gli garantirebbe accesso. Si allontana dal centro di Parigi, così moderno e ordinato dopo l’intervento del barone Haussmann, per rifugiarsi sulla collina di Montmartre: là, tra bordelli, café, teatri e cabaret la gente si diverte e non fa caso a lui e alla sua deformità. Tra i tavoli dei locali Toulouse-Lautrec trova ispirazione, modelli e clienti.
Il percorso proposto da Stefano Zuffi per la mostra Toulouse-Lautrec. La Ville Lumière in corso al piano nobile della Villa Reale di Monza parte proprio da I protagonisti delle notti parigine: Jane Avril (1868/1943), Aristide Bruant (1851/1925) e Yvette Guilbert (1868/1944). Jane Avril, la sofisticata avventrice in primo piano nella pubblicità del cabaret Divan Japonais (1893) è in realtà un’affermata ballerina di can-can che per il tour londinese con Eglantine, Cléopatre e Gazelle si affida all’amico Henri per l’immagine promozionale (1896). Jane è celebre per l’energia che infonde nelle sue esibizioni ma se osserviamo le litografie di Toulouse-Lautrec vediamo il suo volto distorcersi in una smorfia di noia e la gamba alzarsi con fatica al suono della musica, in un clima di decadenza che per un attimo smorza il mito della Belle Époque.
Dalla ricca varietà di memorabilia di Aristide Bruant, esposti nella sezione seguente, emerge l’imponenza fisica e artistica del primo chansonnier della scena parigina, conteso dai più noti locali della città, caratterizzato da una forte vena satirica e connotato da un cappello a tesa larga e dalla sciarpa rossa. I lunghi guanti neri sono invece l’accessorio che contraddistingue Yvette Guilbert. Il rapporto della cantante con Toulouse-Lautrec è di reciproca ammirazione: lei – come Bruant – si affida con fiducia al nobile artista per i manifesti delle sue esibizioni, perdonandolo anche quando accentua sino al limite della caricatura il suo lungo naso e il mento appuntito; lui nel 1894 la sorprende con un album a tiratura limitata contenente 17 litografie accompagnate dai testi di Gustave Geffroy.
La quarta sezione della mostra è dedicata a La litografia: ai pannelli introduttivi in cui si descrive minuziosamente tale tecnica di stampa si accompagnano esempi concreti quali Pour toi!… (1893) opera di cui sono esposti sia la matrice sia l’esito finale del lavoro. Un capitolo a parte è poi dedicato a I disegni, da quelli più dettagliati di preparazione per opere complesse a schizzi veloci per non dimenticare un’espressione buffa, il volto del padre (1881), un Uomo (van Gogh?) nella camicia di forza (1894) o il proprio corpo nudo (1984). Disegnando, Toulouse-Lautrec scandisce tutta la sua breve vita: lo immaginiamo a estrarre in continuazione la matita di tasca per appuntare quanto di interessante gli si palesa davanti agli occhi, riempiendo fittamente i fogli, utilizzandoli sia sul fronte sia sul retro.
In La collaborazione con le riviste satiriche Stefano Zuffi vuole evidenziare il disincanto con cui Toulouse-Lautrec guarda ai suoi contemporanei: una ricca rassegna di caricature racconta il clima politico, gli svaghi della neonata classe borghese e gli spettacoli in cartellone a Parigi. Non sfuggono alla sua arguzia la divina Sarah Bernhardt in Fedra (1893) e il padre, il conte Alphonse, immortalato nell’atto di addentare avidamente un panino in Un rozzo! Un autentico rozzo! (1893).
Esporre esempi della collaborazione con il bimestrale letterario La revue blanche – e il suo supplemento illustrato NIB-Niente di importante – è l’occasione per Zuffi di esplorare i rapporti tra Toulouse-Lautrec e gli ambienti della cultura oltre a presentare in mostra opere rare. Primo tra tutti il manifesto pubblicitario della rivista (1895), uno dei pochi casi di stampa su un singolo foglio di carta utilizzando due pietre litografiche, e, a seguire, gli inviti per eventi privati organizzati dal direttore della rivista, Thadée Natanson. Interessante anche poter osservare le litografie realizzate per Au pied du Sinaï, la raccolta di racconti scritta dal giornalista George Clemenceau, futuro presidente della Repubblica francese, in cui si descrive la vita nelle comunità ebraiche di vari paesi europei. Oltre alle immagini utilizzate in copertina e all’interno del volume, a Monza sono esposte le quattro litografie supplementari rifiutate dall’editore.
Seguono, nell’ordine, le sezioni Lavori editoriali: libri e musiche, Cavalli e cavalieri in cui si evince la passione per questo superbo animale ereditata dal padre, I protagonisti delle notti parigine: locali, personaggi, situazioni in cui Toulouse-Lautrec si fa cantore di due importanti innovazioni introdotte durante la Belle Époque: il tempo libero e l’elettricità. L’artista frequenta e restituisce il clima di locali notturni, galoppatoi, piste di pattinaggio, circhi, teatri e di molti altri luoghi dove le diverse classi sociali si svagano; in particolare, mentre i colleghi si dilettano nella pittura en plein air, è tra i primi a riprodurre nelle sue opere gli effetti di luci, colori, ombre, contrasti e proiezioni creati dal nuovo sistema di illuminazione elettrico durante gli show.
L’ultima sezione, intitolata Henri e le donne, è dedicata alla componente più delicata della produzione dell’artista: i ritratti femminili. Si tratta delle ragazze dei bordelli, dove è praticamente di casa, ma anche di solitarie viaggiatrici in cui si imbatte: tutte loro divengono soggetti di opere prive della minima intenzione caricaturale, di indagini che – come con Jane Avril – ne scandagliano i pensieri per capire l’origine della tristezza nei loro occhi. Nessun moralismo ma, in fondo, un ugual senso di solitudine e il desiderio di una vita migliore che lo accomuna alle protagoniste dell’album Elles pubblicato nel 1896.
In realtà il percorso di visita non è ancora giunto al termine: per gli adulti, dietro a una spessa tenda, si dispiega Henri e le case chiuse, un’ulteriore sezione a luci rosse. Al di là del soggetto, i filmati d’epoca offrono un tuffo nel costume e negli usi tardo-ottocenteschi e avvicinano al mondo di uno degli artisti più geniali e trasgressivi di tutti i tempi. Un uomo che è andato oltre le banalità su sesso e piacere, riscattando con l’arte le prostitute così come in letteratura fanno Flaubert e Maupassant.
Toulouse-Lautrec muore non ancora trentasettenne, dopo aver riscosso grande successo con le prime esposizioni personali in Francia e in Inghilterra. La sua carriera dura appena lo spazio tra le due Esposizioni Universali parigine (1889 e 1900) ma Henri non è certamente rimasto in un angolo a osservare pigramente e schizzare: ha vissuto da vero protagonista, intessendo amicizie e relazioni che la mostra in corso a Monza ben racconta con una selezione mirata di stampe, disegni e fotografie.

Silvana Costa

La mostra continua:
Villa Reale di Monza

viale Brianza, 1 – Monza
fino a domenica 29 settembre 2019
prorogata fino a lunedì 6 gennaio 2020
orari: martedì – domenica 10-19
lunedì chiuso
la biglietteria chiude un’ora prima
www.villarealedimonza.it

Toulouse-Lautrec
La Ville Lumière
a cura di Stefano Zuffi
progetto di allestimento Corrado Anselmi
con Andrea Damiano
immagine coordinata e grafica di mostra Angela Scatigna
con Doretta Rinaldi
con il patrocinio del Comune di Monza
prodotta e organizzata da Arthemisia
con Nuova Villa Reale Monza
in collaborazione con Herakleidon Museum, Atene, Grecia

Catalogo
Toulouse-Lautrec
La Ville Lumière
a cura di Stefano Zuffi
Arthemisia Books, 2018
prezzo: 20,00 Euro

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