Wim Wenders racconta l’America

«I paesaggi danno forma alle nostre vite, formano il nostro carattere, definiscono la nostra condizione umana e, se sei attento, […] scopri che hanno storie da raccontare». Con queste parole Wim Wenders presenta il proprio lavoro, America, presso le suggestive sale di Villa Panza a Varese.

La ricerca e la poetica di Wim Wenders affondano le radici nella sua profonda cultura. Riferimento centrale è l’opera di Edward Hopper, al quale rende omaggio, assieme all’amico Dennis Hopper, con questa mostra. Del pittore americano Wenders ammira il sofisticato gioco di luci, taglienti e volutamente artificiali, e la capacità di creare immagini in grado di raccontare una storia.
Con grande umiltà, l’artista tedesco ha cercato di raggiungere lo stesso risultato. Si definisce un fotografo alla vecchia maniera perché stampa le fotografie dai negativi e non usa alcun fotoritocco: ciò che il visitatore vede nelle sue immagini è esattamente quello che l’ha colpito senza alcun artificio.
Le fotografie esposte nelle sale del museo seguono un percorso cronologico e tematico che si snoda attraverso gli ambienti del pian terreno e del primo piano per poi concludersi nella Scuderia. Le prime opere che incontriamo sono fotografie in bianco e nero di piccole dimensioni tra cui ricordiamo Contemplation, Denver, Colorado (1982) e Country Fair, on the way for San Francisco to Napa Valley (1978). È difficile descrivere queste immagini: nella prima abbiamo l’interno di un edificio dove si trova appesa la bandiera americana mentre nella seconda osserviamo un gruppo di persone che si muovono attorno a dei teli appesi. Ma non dobbiamo limitarci a guardare. Come ha più volte ribadito Wenders: ogni luogo racconta una storia ma bisogna avere l’umiltà e la pazienza di ascoltarla come ha sempre fatto lui, girando per ore, aspettando il momento esatto in cui si sarebbe rivelata, per poi immortalarla con uno scatto. Tenendo a mente queste parole, ecco che le immagini prendono vita e ci si rende conto che davanti alla bandiera americana c’è una sedia dove probabilmente un uomo si sarà seduto a riflettere sui valori che essa rappresenta mentre i teli ritraggono un bosco inesistente.
Tra i grandi scatti presenti al pian terreno ricordiamo “Safeway”, Corpus Christie, Texas (1983), una delle foto preferite da Wim Wenders stesso, e Joshua and John (behind), Odessa, Texas (1982): la prima immagine è stata scattata davanti la porta di servizio di un supermercato e, grazie alla presenza del mozzicone di sigaretta sul marciapiede, possiamo dedurre che qualcuno abbia appena fatto una pausa; la seconda ritrae alcuni scuolabus azzurri, probabilmente appartenenti ad una scuola cristiana, ognuno dei quali reca un nome scritto sopra il parabrezza. Sono immagini che fanno sorridere ma allo stesso tempo ci fanno chiedere “cosa ci vuole raccontare Wenders? Che cosa ha visto?”.
Nelle sale al primo piano il visitatore si imbatte invece in fotografie di grandi dimensioni. L’utilizzo di un formato così grande dipende da una scelta precisa del maestro tedesco che desidera trasportare l’osservatore nel luogo ritratto e di fargli vivere le medesime sensazioni che ha provato lui nell’imbattersi in quegli scenari. Inoltre le immagini fotografiche qui esposte riescono a dialogare con gli spazi, gli arredi, i pieni e i vuoti di Villa Panza.
Tra le opere esposte nella prima sala troviamo Square with Cut-Out Figures in Butte, Montana (2000) che ritrae un paesaggio urbano abbandonato dove sono presenti delle silhouette nere di persone che passeggiano, corrono, giocano e parlano; il visitatore ha l’impressione di guardare una città fantasma dove si aggirano gli spettri delle persone scomparse. Un’altra immagine molto suggestiva presente in questa sala è Indian Cementery in Montana (2000) dove troviamo un vecchio cimitero che sorge in mezzo agli spazi sconfinati del Montana e in cui è possibile trovare, accanto a Lupo Solitario, la tomba di Eddie Larsen sotto un cielo plumbeo. Questa fotografia fa riflettere l’osservatore sulla vita e sulla morte: non importa chi tu sia, quale sia la tua etnia o la tua posizione sociale perché prima o poi la morte arriva per tutti, senza alcuna discriminazione.
Il percorso della mostra si snoda tra le sale del primo piano dove sono esposte le fotografie tra le quali non si possono non citare Blue Range, Butte, Montana (2000) in cui Wenders rivela tutta la sua abilità nel ricercare la luce e la posizione migliore per creare l’illusione che l’edificio ed il cielo nuvoloso siano della stessa tonalità di azzurro, oppure Woman in the Window, Los Angeles, California (1999) in cui è ritratta una donna seduta alla finestra che fissa un punto lontano nel paesaggio mentre, dietro di lei, si stagliano nel cielo terso i grattacieli di Los Angeles. Quale sarà la storia di quella ragazza?
Forse, una delle immagini più suggestive di queste sale è Wyeth Landscape, Montana (2000), davanti alla quale il visitatore deve sedersi e prendersi un momento per osservarla. La foto, grande quanto l’intera parete della sala, ritrae una vecchia casa che si erge in mezzo ad un campo di grano. Osservando la scena si ha l’impressione di vedere il vento che muove dolcemente le spighe e di percepire il silenzio che domina i grandi spazi aperti americani.
Altrettanto interessanti sono Street Front in Butte, Montana (2000) e Used Book Store in Butte, Montana (2000) che ritraggono due angoli di questa città, una volta abitata da minatori e adesso abbandonata.
Seguendo il percorso della mostra si giunge nell’ultima sala, le Scuderie. Un cartello con scritto “silenzio” è posto davanti alla porta come se ci trovassimo di fronte ad un luogo sacro e, in effetti, ciò che aspetta il visitatore non è molto diverso da una cappella. Qui sono esposte le cinque fotografie dedicate a Ground Zero: New York, November 8, I, II, III, IV e V  (2001), scattate due mesi dopo la tragedia. Le immagini ricoprono i tre lati della sala dando all’osservatore, posto al centro di essa, l’impressione di trovarsi in mezzo alle macerie. Sono diverse le emozioni che percuotono l’animo di chi si trova di fronte a questa scena: tristezza, rabbia, dolore, pietà. Si ha la sensazione di sentire il rumore delle ruspe che sgretolano e spostano le macerie sotto lo sguardo vigile dei pompieri, che scrutano le rovine in cerca degli ultimi resti umani. Si può quasi sentire il silenzio di questi uomini che svolgono questo lavoro con il cuore ricolmo di dolore. Parlando di queste fotografie, Wenders  ci tiene a sottolineare come la storia di questo luogo sia stata fraintesa: Ground Zero è una ferita e la sua storia non parla di rabbia e vendetta ma del bisogno di ricostruire e di mostrarsi forti.
La mostra è un crescendo di emozioni e di domande che raggiunge il suo culmine nell’ultima sala. Per la prima volta Wenders dedica un’intera esposizione all’America mostrandoci i suoi spazi aperti e sconfinati, la sua luce, i suoi pregi e i suoi difetti. Il sogno americano visto dagli occhi di un europeo in grado di cogliere i momenti in cui questo sogno si realizza e i momenti in cui si infrange. Le foto, tranne qualche eccezione, si inseriscono perfettamente nel contesto di Villa Panza, la quale permette al visitatore di immergersi totalmente nelle atmosfere ritratte.

Maria Chiara Sicari

La mostra continua:
Villa  e Collezione Panza
piazza Litta, 1 – Varese
fino a domenica 29 marzo 2015
orari: tutti i giorni tranne i lunedì non festivi  10.00 – 18.00
http://www.visitfai.it/villapanza/?lang=ita
 
Wim Wenders. America
a cura di Anna Bernardini
progetto di allestimento Corrado Anselmi
con Laura Merrone
grafica di allestimentoBruno Stucchi – Dinamomilano.com
con Francesca Forquet
manifesto e catalogoSilvana Editoriale
opere in mostra concesse in prestito da BlainlSouthern
partner istituzionale di Villa e Collezione Panza JTI (Japan Tobacco International)
con il Patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, della Regione Lombardia, della Provincia di Varese e del Comune di Varese
www.wimwendersvillapanza.it

Catalogo:
Wim Wenders. America
a cura di Anna Bernardini
Silvana editoriale, 2015
112 pagine; 23 x 28 cm; 50 illustrazioni a colori; brossura con alette
Anno pubblicazione:
prezzo 20,00 Euro
www.silvanaeditoriale.it

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