Elio Fiorucci in Triennale

Una mostra alla Triennale di Milano racconta il mondo di Elio Fiorucci e come le sue idee anticonvenzionali abbiano dato vita a un’autentica rivoluzione nella moda negli anni Settanta e Ottanta. Una rivoluzione, in cui convoglia la creatività di esponenti di discipline anche molto distanti tra loro, per proporre in un’Italia sospesa tra il ricordo della guerra e la morsa del terrorismo la gioia di esprimersi in libertà.

Triennale, l’istituzione nata per promuovere la creatività italiana, celebra il lavoro e il talento di Elio Fiorucci, lo stilista che a partire dalla fine degli anni Sessanta libera definitivamente la moda italiana dal grigiore e dal rigore del dopoguerra. La mostra Elio Fiorucci è aperta al pubblico fino a domenica 16 marzo ed è curata da Judith Clark, professoressa di moda e museologia presso la University of the Arts di Londra.
Elio Fiorucci nasce il 10 giugno 1935 a Milano, città dove il padre ha un negozio di pantofole nella centralissima via Torino. Dettaglio questo tutt’altro che insignificante: il percorso di mostra si apre con la ricostruzione di un’aula scolastica dove, al posto della lavagna è posta una finestra sulle luci e i colori che caratterizzano il mondo Fiorucci o, meglio, la mostra. Sopra un banco è posta la riproduzione del tema Come desidero e come immagino il mio avvenire. Il piccolo Elio auspica di poter avere “tutte quelle soddisfazioni che dovrebbe dare un lavoro fatto per proprio conto. Un commercio, ad esempio”. Più avanti aggiunge: “non importa se non riuscirò pienamente nella mia professione. Continuerò a lottare, a sperare perché penso che sia in questo la vera gioia di questo lavoro. Il commerciante non è che un giocatore, e da vero giocator non sa staccarsi dal tavolo da gioco anche se perde”.
Elio Fiorucci sarà più di un commerciante, sarà un imprenditore e, nonostante il triste epilogo giudiziario, il marchio da lui creato continua a vivere, passando di mano in mano a investitori che cercano di cavalcarne il mito. Mito legato alla capacità di incitare alla libertà di espressione, in ogni sua forma, dando, da un lato, voce alla ribellione giovanile degli anni Sessanta e Settanta e, dall’altro, incentivando la creatività.
Una creatività che nasce dallo studio e dal confronto con artisti operanti in vari settori tra cui in mostra si ricordano Oliviero Toscani con fotografie consegnate alla storia, Ettore Sottsass, Michele De Lucchi e Alessandro Mendini – erano gli anni del gruppo Memphis – per gli arredi dei negozi o la scultrice Amalia Dal Ponte cui si deve il primo negozio Fiorucci, aperto nel 1967 in galleria Passarella a Milano, uno spazio in continua trasformazione per ospitare le novità che ogni settimana lo stilista – non ancora tale – porta dai suoi viaggi all’estero. Londra è la meta principale di Fiorucci dove, ricorda, “raccattavo tutto quello che era interessante di Biba, del Flea Market, di nuovi designer, piccoli stilisti. Situazioni nuove. Riempivo sette otto valigioni enormi, che avevamo fatto realizzare appositamente, e venivo a Milano. Spalavano tutta la roba, la prezzavano, la mettevano in vendita e io la domenica ritornavo a Londra”. Solo nel 1971 inizia la produzione di una propria linea di prodotti e nella seconda metà degli anni Settanta fonda pure una propria scuola dedicata alla moda applicata e alla storia del costume.
Abiti e accessori hanno colori squillanti e stampe divertenti, sperimentano materiali innovativi e con la loro ampia gamma di linee e modelli riescono a far sentire a proprio agio i giovani, aiutandoli ad esprimere la propria personalità a prescindere da stile e fisicità. Dissacrante e anticonformista, nel corso di poco più di un decennio, Fiorucci apre negozi in tutta Europa, negli Stati Uniti e in Asia e gli uffici creativi si occupano di un crescente numero di settori merceologici, dalla cartoleria all’oggettistica arrivando persino nel 1978 a firmare, insieme ad Andrea Branzi ed Ettore Sottsass una nuova versione della Giulietta per Alfa Romeo. I suoi negozi sono luoghi in incontro e di scoperta, con le vetrine si trasformano in palcoscenici per performance artistiche: le fotografie in mostra sono il ricordo di quell’epoca in cui per esempio si scorgono in fianco a Elio Fiorucci  Andy Warhol, Keith Haring, Madonna, Pat Cleveland, Grace Jones, Klaus Nomi Bianca Jagger o Brooke Shields.  Fotografie intese a sottolineare come la mostra sia concepita dalla curatrice quale biografia dell’uomo – da qui il titolo Elio Fiorucci – e non la storia del marchio e del fenomeno di costume da lui creato. Una scelta questa che permette di metterne in luce le doti imprenditoriali e inventive ma, soprattutto, la capacità di cogliere le suggestioni di quella particolare epoca storica e i talenti delle persone attorno a lui. Pare amasse ripetere con sorniona modestia “il genio è altrove” eppure a lui va il non trascurabile merito di saperlo riconoscere e di alimentarlo come testimoniano le numerose agende di viaggio di Mirella Clemencigh esposte in mostra. Buyer e stilista di Fiorucci, Clemencigh tra gli anni Settanta e Ottanta viaggia spesata dalla società tra Giappone, Corea, Cina e America Latina alla ricerca di oggetti etnici e di ispirazioni per il proprio lavoro.
Il lavoro di curatela di Judith Clark trova corrispondenza nell’allestimento progettato da Fabio Cherstich, articolato su tre livelli che scorrono parallelamente nello spazio della curva al primo piano del Palazzo dell’Arte. Lo sviluppo è cronologico e, evocando alcuni allestimenti delle vetrine del marchio, ad alto coefficiente teatrale. Un primo livello è quello delle illustrazioni vergate sulle pareti, delle insegne al neon che pendono dal soffitto e dei cartonati che ricreano quinte teatrali in cui si muovono abiti e oggetti.
Un secondo livello è quello sonoro: dalla viva voce di Elio Fiorucci, a ogni tappa del percorso, si possono ascoltare i ricordi legati a quel determinato periodo della propria vita, dall’infanzia in campagna per sfuggire ai bombardamenti alla swinging London.
Il terzo livello della narrazione è rappresentato dalla sequenza di ampi tavoli che corrono al centro dello spazio espositivo per tutta la sua lunghezza. Sono la base su cui sono disposti ricordi personali in prestito dall’archivio privato della famiglia Fiorucci, bozzetti, appunti di viaggio e i prodotti più disparati, dalle magliette alle figurine, dai menù del ristorante aperto in via Torino a Milano agli inviti per gli eventi organizzati dei vari negozi, in un continuo intreccio tra la componente personale e quella imprenditoriale.
Lungo il percorso di visita la sequenza dei tavoli è interrotta da due focus. Il primo è la ricostruzione di una stanza dove fanno bella mostra di sé abiti dalle fantasie colorate, riviste, poster, gnomi, angioletti e pin up oltre a molti oggetti inneggianti all’America degni anni Cinquanta e alla Pop Art. Il secondo racconta il lavoro di Dxing, l’unità di ricerca sull’immagine e la comunicazione attiva tra il 1976 e il 1981, nata su progetto di Giannino Malossi. Il ruolo di Dxing è produrre ricerca di base da riversare nell’attività creativa di grafica, comunicazione e immagine istituzionale della società a supportare l’inconsueta scelta di Fiorucci di non affidarsi alla pubblicità tradizionale ma di incorporare la comunicazione nel design dei prodotti e nella comunicazione diretta. Una scelta vincente se ancora oggi si pensa con nostalgia a quei prodotti.
La mostra è frequentata da un pubblico anagraficamente eterogeno, entusiasta di questo tuffo nel fantastico mondo di Elio Fiorucci che, per una parte, si emoziona nel ritrovare esposti pezzi del proprio passato e, per l’altra – i più giovani –, si sorprende per come ogni singolo pezzo esposto sia un inno all’amore, alla gioia, alla libertà e all’inclusione molto più di quanto accade con i prodotti attuali improntati alle ipocrite quanto severe norme contro qualsiasi forma di discriminazione.

Silvana Costa

La mostra continua:
Triennale di Milano

viale Alemagna, 6 – Milano
fino a domenica 16 marzo 2025
orari: martedì-domenica 10.30-20.00
ultimo ingresso alle 19.00
www.triennale.org

Elio Fiorucci
a cura di Judith Clark
progetto di allestimento di Fabio Cherstich

Catalogo:
Elio Fiorucci
a cura di Judith Clark
Electa, 2024
20x30cm, 312 pagine,398 illustrazioni
prezzo 50,00 Euro
www.electa.it