La Trilogia dei Moderni

Il fotografo Gérard Rancinan e l’autrice Caroline Gaudriault sono acuti osservatori di un mondo in continuo cambiamento. In mostra alla Triennale di Milano un racconto di tre diversi momenti della rivoluzione del Moderno, sviluppato attraverso un approccio purista alla fotografia e un’alta sensibilità letteraria con continui richiami alla storia della pittura.
A cinque anni di distanza dalla Trilogia del Sacro Selvaggio – la personale allestita nella sede della Bovisa – torna ad esporre in Triennale il fotografo francese Gérard Rancinan con una nuova serie dedicata ai Moderni il cui ultimo capitolo, Wonderful World, è presentato nella sua interezza in prima mondiale. Parlare di fotografia è molto generico per le mille sfaccettature che questa arte assume, ma possiamo tranquillamente affermare che Rancinan abbia utilizzato molti dei suoi linguaggi per testimoniare l’attualità: dai reportage in prima linea che gli sono valsi numerosi premi tra cui quattro World Press Photo alle sofisticate composizioni che realizza oggi in studio reinterpretando dipinti dei secoli passati quale metafora della contemporaneità. Come ama ripetere, la sua professione è quella del fotografo, il suo ruolo lo stesso ricoperto per secoli dai pittori: divulgare i fatti, annotare le trasformazioni sociali e fustigare la decadenza dei costumi.
I numeri di questa nuova opera sono tanto impressionanti quanto affascinati le enormi stampe in mostra: sette anni di lavoro, 70 fotografie, 300 modelli, 3 parti di una trilogia a ciascuna delle quali è stata dedicata una monografia di cui la giornalista Caroline Gaudriault ha curato i testi. La rassegna allestita nella galleria al piano terra del Palazzo dell’Arte è spettacolare, le immagini sono tecnicamente ineccepibili, la risoluzione altissima, la cura dei dettagli di ogni composizione quasi maniacale; anche se ha trasferito il set dalle zone calde del mondo allo studio e può permettersi di comporre minuziosamente la scena, ogni sua opera resta comunque realizzata con un unico, perfetto, scatto bandendo tutte le tecniche di fotomontaggio.
La prima sezione, Metamorphoses, racconta attraverso la rivisitazione di celebri quadri, il disagio della contemporaneità di fronte alle illusioni tradite, all’effimerità dei nuovi valori cui fanno seguito a ruota follia e decadenza. La ricostruzione fatta da Géricault delle drammatiche vicende dei naufraghi della fregata Meduse che, nel 1816, restarono 12 giorni in balia delle onde diviene la metafora dell’illusione di una vita migliore che spinge frotte di immigrati dai paesi poveri verso le coste del sud Europa su imbarcazioni di fortuna. La crisi economica e sociale perdurante ci obbliga a riconsiderare ideali e stili di vita vigenti ed è proprio l’ansia da incertezza del domani la principale causa dell’obesità che affligge gli USA come ricorda in una grottesca versione dell’Ultima Cena dove i commensali si raccolgono attorno a un cameriere di fast food.
In una società che cristallizza ricordi, valori ed ideali per appassionarsi – anche se solo per poche ore – a tutto ciò che è nuovo e tecnologico si aprono continuamente nuove Hypotheses evolutive: questo il tema di riflessione della seconda parte del progetto. Nelle bolle, protetti dal deterioramento della vita reale così come dalle relazioni interpersonali, Rancinan colloca anche singoli esemplari umani: esseri sofisticati che hanno saputo mutare il proprio corpo, liberandosi dalle rughe e dai segni della vita vissuta, inventando nuovi segni e nuovi linguaggi di comunicazione. In queste sale, foto di farfalle che lentamente escono dal bozzo per completare la propria metamorfosi si dischiudono svelando trittici in cui l’autore riflette sulla procreazione artificiale e sul regime videocratico vigente ispirandosi alla Madonna con Bambino di Leonardo da Vinci e alla Deposizione del Caravaggio.
Wonderful World, l’ultima sezione nonché attrattiva della mostra milanese, è invece una chiara denuncia della schizofrenia dell’uomo contemporaneo che non riesce più a scindere realtà e finzione, del costante infantilismo che induce a vedere il mondo come enorme parco di astrazione in cui vigono i valori fasulli imposti dal mercato. Ben venga allora una risoluta Salomè versione rockettara che abbia il coraggio di decapitare Topolino col naso sporco di polvere bianca assunto a metafora delle multinazionali che ci tengono succubi, quasi in stato ipnotico. Nemmeno il mondo dell’arte si sottrae a questa farsa, saturo di concetti, idee o astrazioni incomprensibili al pubblico ma elevati dalla critica al rango di geniali creazioni per puro interesse.
Nel Wonderful World non possono infine mancare i supereroi: coppie modello circondate da una nidiata di bambini dall’educazione rigorosa, impeccabili e moralizzatrici – ma non vogliono sembrare arroganti – che vorrebbero salvare il mondo col proprio esempio e le associazioni caritatevoli di cui sono parte… ma come Batman anche questi eroi celano un lato oscuro tutto da scoprire.
Gérard Rancinan e Caroline Gaudriault si interrogano se valga la pena morire per questi “valori”, se sia giusto che i media elevino la guerra a spettacolo della fascia di punta, se il processo di immedesimazione nei nostri idoli debba arrivare sino al punto di ripercorrere persino le ansie e le sofferenze che li hanno portati alla morte. La risposta – e la soluzione – forse arriverà proprio da un lampo di folle lucidità del superoe come auspicato nell’opera di commiato: The Real Last Supper.

Silvana Costa

La mostra continua:
Triennale di Milano
viale Alemagna, 6 – Milano
fino a domenica 27 maggio 2012
orari: martedì – domenica, 10.30 – 20.30; giovedì, 10.30 – 23.00; (lunedì chiuso)
www.triennale.it

La Trilogia dei Moderni
di Gérard Rancinan & Caroline Gaudriault
www.rancinan.com

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