L’Italia di Le Corbusier

Oltre 600 disegni, schizzi, acquerelli, dipinti e fotografie originali per una esposizione che, seguendo un filo cronologico e tematico, documenta le molteplici influenze che l’Italia ha avuto sulla formazione e sul lavoro di Le Corbusier.Il nome di Le Corbusier è ormai consegnato al mito: la fama trascende le discipline progettuali, seppur non sempre sia noto il suo apporto alla definizione dei principi dell’architettura moderna. La mostra in corso al MAXXI di Roma, mirata a interessare piacevolmente un pubblico eterogeneo, vuole presentarci Charles-Édouard Jeanneret che, come generazioni di artisti nei secoli prima di lui, ha compiuto il Grand Tour, fermandosi a lungo nel nostro paese, tornandoci poi più volte nel corso della sua vita, per approfondire le sue ricerche piuttosto che per scoprirne aspetti sorprendenti, sino a diventare – anche grazie a quest’esperienza – Le Corbusier.
Il percorso è articolato da Umberto Riva in una serie di ambienti irregolari, molti dei quali a pianta triangolare, quasi fossero tanti spicchi da ricomporre per ricostruire uno dei profili più complessi ed affascinanti dell’architettura. Sulle alte pareti in tavolato ligneo sono appese le fotografie con i compagni di viaggio e i meravigliosi schizzi estratti dagli inseparabili carnet che denunciano la sua formazione come decoratore. Come tanti artisti prima di lui, pone l’attenzione al dettaglio degli edifici rinascimentali, resta affascinato dal gioco di chiaroscuri dei capitelli bizantini così come dalle colonnine bianche e nere dei monumenti pisani, ciascuna con un motivo diverso da tutte le altre. Durante tutto il corso delle sue visite non viene mai meno quest’attrazione per i ricchi particolari delle architetture italiane cui alterna, in un repentino quanto estremo salto di scala, lo studio degli spazi pubblici, la loro successione, la proporzione tra gli edifici e gli scorci prospettici. In mostra troviamo gli acquerelli veneziani e quelle vedute rigorose di piazza del Campo o del Campidoglio che, al ritorno a Parigi, ricomposte in una riflessione più rigorosa sulla forma della città, possiamo considerare come tappa fondamentale per la concezione delle sue utopie urbanistiche.
Decisiva, si rivela la scelta di percorrere gli itinerari fiorentini consigliati da John Ruskin, inclusa la visita alla Certosa del Galluzzo: dalla rielaborazione delle celle dei monaci, perfetto equilibrio tra la vita comunitaria e la salvaguardia della privacy dell’individuo, è nata la grande intuizione dell’Unité d’habitation. I curatori riportano che, entusiasta della visita, Jeanneret abbia scritto al maestro: “Ho trovato la soluzione della casa operaia tipo-unico”. Il pregio di questa mostra è indubbiamente sfogliare per conto del visitatore gli appunti di viaggio di Le Corbusier, in ordine cronologico, accostandoli poi alle fotografie (in gran parte d’epoca) delle realizzazioni che hanno preso vita dalle suggestioni ricevute, permettendo a quanti abbiano una cultura architettonica di cimentarsi con le proprie doti deduttive, invogliando i restanti ad approfondire, una volta a casa, la conoscenza di edifici fondamentali per l’evoluzione dell’architettura moderna.
Al grosso nucleo dei viaggi di formazione (1907-1922) segue quello che ci presenta Le Corbusier nelle inusuali vesti di pittore, la cui produzione è accostata a maestri del calibro di Carlo Carrà, Giorgio Morandi e Gino Severini. In qualità di direttore della rivista L’Esprit Nouveau, diretta tra il 1920 e il 1925 insieme al pittore Amédée Ozenfant, presta grande attenzione a quanto accade in Italia, intavolando una vivace querelle con Severini sul tema della proporzione.
Il percorso prosegue con i controversi anni ’30, caratterizzati dagli intensi rapporti con i giovani architetti razionalisti italiani: Piero Bottoni, Luigi Figini, Alberto Sartoris, Gino Pollini e Giuseppe Terragni di cui sono esposte lettere e fotografie e con Guido Fiorini, di cui sono presentati i disegni del grattacielo a tensistruttura che Le Corbusier include nel suo piano per Algeri. Per la grande fama, ottiene l’autorizzazione dal governo fascista a tenere una serie di conferenze nel nostro Paese: dell’intervento al Politecnico di Milano nel giugno del 1934 sono rimasti sei enormi fogli schizzati di suo pugno. Questi viaggi italiani con scopi didattici sono anche pretesto per cercare nuovi committenti, puntando principalmente su grandi aziende come FIAT e Olivetti, espressioni di una realtà industriale in crescita e di grande modernità: ne sono testimonianza la corrispondenza con Adriano Olivetti e le fotografie realizzate sul tetto del Lingotto di Torino a bordo di una Balilla sport. Non mancano neppure i contatti con gli esponenti del Regime per ottenere l’incarico di realizzare la terza città di nuova fondazione del Lazio: Pontinia.
Al termine del conflitto, Le Corbusier torna in Italia svariate volte, di nuovo alla ricerca di incarichi e per convegni ormai consegnati alla storia: il VII CIAM a Bergamo nel 1949, il convegno De Divina Proportione in Triennale a Milano nel 1951, la Conferenza Internazionale degli Artisti e alla scuola estiva dei CIAM a Venezia nel 1952 e, ancora, la prima grande mostra italiana dedicatagli nel 1963 a Firenze. Il percorso si conclude con l’articolata presentazione di due progetti, tenacemente inseguiti e coltivati nel corso degli anni ’60, mai realizzati anche a causa del sopraggiungere della morte: il Centro Calcolo Olivetti a Rho e il nuovo Ospedale di Venezia.
Cinicamente, ci viene da concludere con una considerazione: Le Corbusier, come tanti architetti dei giorni nostri, rimbalzando tra clienti indecisi e lungaggini burocratiche, in Italia non riuscì a lasciare alcuna traccia costruita.

Silvana Costa

La mostra continua:
MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo
via Guido Reni, 4 A – Roma
sino a domenica 17 febbraio 2013
orario: mar-merc-giov-ven-dom 11.00-19.00; sab 11.00-22.00; lunedì chiuso
www.fondazionemaxxi.it

L’Italia di Le Corbusier
a cura di Marida Talamona
allestimento a cura di Umberto Riva con Emilio Scarano
coordinamento tecnico a cura di Laura Felci con Valentina Zappatore
partner Fondation Le Corbusier

Catalogo:
L’Italia di Le Corbusier 1907-1965
a cura di Marida Talamona
Mondadori Electa, 2012
304 pagine

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