Reparto n.6

Teatro del Simposio traspone per le scene Reparto n.6, il celeberrimo racconto di Čechov, a sottolineare come ancora oggi, dopo millenni di ricerca, l’uomo non sia riuscito a individuare il sottile confine tra normalità e pazzia.

Teatro del Simposio sceglie ancora una volta fACTORy32 per il debutto della nuova produzione, Reparto n.6, in scena sino a domenica 14 aprile. La pièce consiste nell’adattamento teatrale dell’omonimo racconto scritto nel 1892 da Anton Čechov a opera di Antonello Antinolfi, apprezzato autore di ampia parte degli spettacoli della compagnia.
Reparto n.6 affronta un tema ricorrente sin dalla notte dei tempi della letteratura e, in senso più ampio, della società: la pazzia. Alda Merini in L’altra verità. Diario di una diversa (2007, pag. 117) scrive: “di fatto, non esiste pazzia senza giustificazione e ogni gesto che dalla gente comune e sobria viene considerato pazzo coinvolge il mistero di una inaudita sofferenza che non è stata colta dagli uomini”. È la sofferenza legata a un differente sentire, a una difficoltà a conformarsi al pensiero e al modo di agire della massa che, una volta esternata, porta all’emarginazione dell’individuo “diverso”.
Diverso come si sente il dottor Andrey Yefimitch Ragin, sconfortato dalla mediocrità delle persone che lo circondano quotidianamente. Il suo desiderio sarebbe stato dedicarsi alla carriera ecclesiastica ma il padre lo obbliga a studiare medicina e ora esercita nell’ospedale di una piccola cittadina russa. Ogni giorno visita decine di persone: numero a suo parere eccessivo per dedicare a ciascuno le giuste attenzioni ed essere sicuro, a fine giornata, di aver svolto correttamente il proprio lavoro. Il dottor Ragin è amante della lettura e dello studio della filosofia ma in tutta la cittadina l’unica persona con cui riesce a discutere di queste sue passioni sembra essere Ivan Gromov, uno dei pazienti ricoverati al reparto n.6 dell’ospedale.
Il reparto n. 6 ospita i pazienti psichiatrici e Gromov vi è internato perché affetto da paranoie di persecuzione, per quanto in ospedale sia sovente vittima di reali violenze. Il dottore trascorre molti dei suoi momenti liberi con lui e la cosa non passa inosservata tanto che colleghi e concittadini iniziano a pensare che pure lui debba essere internato. Il suo amico Mihail, un personaggio tanto estroso quanto bizzarro, preoccupato, da un lato, dallo stato di frustrazione e alienazione del dottore verso il proprio lavoro e, dall’altro, dalle voci sui provvedimenti che intendono adottare in ospedale nei suoi confronti, prova a condurlo in viaggio con sé per ritemprarlo. L’idea non funziona e il dottor Ragin finisce per ritrovarsi ospite del reparto n. 6, ignorato dal nuovo medico e disprezzato dagli infermieri.
In scena si fronteggiano Francesco Leschiera, nel ruolo del dottor Ragin oltre che regista dello spettacolo, ed Ettore Distasio calato nei panni di Ivan, di Mihail e di altri pazienti psichiatrici. Leschiera risulta estremamente interessate nel rendere il percorso compiuto dal dottore nell’arco della storia e nel far evolvere il personaggio man mano prende sempre più consapevolezza della propria diversità di sentire, estraniandolo progressivamente dal mondo dei normali fino a chiudersi nel proprio dolore.
Distasio, di rimando, nell’interpretare chi già è stato bollato come pazzo è straordinario – sino quasi a generare inquietudine nello spettatore – per gli scatti di incontrollata follia di cui dà prova. Nel ruolo di Mihail è abile nel restituire, anche grazie a momenti di interazione con il pubblico in sala, il livello di stupidità raggiungibile da quanti accettati dalla comunità. In fondo, come sottolinea il dottor Ragin, reale differenza tra chi è ricoverato al reparto n. 6 e chi no non esiste: continuare a vivere la propria vita da uomo libero e non venirvi rinchiuso è solo questione di fortuna. Bella a tal proposito pure la riflessione sul binomio pazzia/normalità recitata da Alessandro Macchi a epilogo delle vicende andate in scena a fACTORy 2. L’attore, che sino ad allora è rimasto seduto in un angolo del palcoscenico interpretando uno degli altri pazienti del reparto, muovendosi con fare ossessivo per controllare e reprimere i propri demoni interiori, si porge alle persone in sala, senza uscire dal proprio personaggio, rivolgendo loro una considerazione su quale sia il labile limite che separa i normali dai folli. Limite, a detta dei normali, oltrepassato dal dottor Ragin. È questo in fondo un quesito che assilla l’umanità da millenni e che rende il racconto di Anton Čechov, a oltre un secolo dalla sua prima pubblicazione, attuale più che mai.
Alessandro Macchi, pur sedendo lontano dal punto del palcoscenico in cui si svolge il confronto tra Francesco Leschiera e Ettore Distasio, è una figura importante in scena, sempre percepita – per quanto per ampi parte della rappresentazione stia in silenzio – e capace di distrarre l’attenzione del pubblico dai colleghi a ogni salto narrativo. Il ruolo non spezza la linea che lega tra loro Leschiera e Distasio ma, piuttosto, si rivela un efficace escamotage – innanzitutto narrativo ma poi ben sviluppato a livello di regia – per arricchirla, conferendole un’ulteriore dimensione e trasformandola in un triangolo entro cui comprimere l’energia della storia fino alla deflagrazione finale, quando il dottor Ragin smette di opporre resistenza a suon di logica e si abbandona ai propri dilemmi.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
fACTORy32
via Watt 32 – Milano
fino a domenica 14 aprile 2024
orari: venerdì e sabato 19.30
domenica 16.30
www.factory32.it

Reparto n.6
da Anton Čechov
regia Francesco Leschiera
adattamento drammaturgico Antonello Antinolfi
con Francesco Leschiera, Ettore Distasio, Alessandro Macchi
scene e costumi Paola Ghiano, Francesco Leschiera
elaborazioni e scelte musicali Antonello Antinolfi
produzione Teatro del Simposio
prima nazionale

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