Tra cronaca e storia

Alla Galleria Bel Vedere è in mostra il frutto di oltre mezzo secolo di attività di Uliano Lucas, forse il più indipendente dei fotografi italiani.

Il fotogiornalista Roby Schirer e il critico Roberto Mutti sono i curatori della bella mostra Uliano Lucas. Tra cronaca e storia in corso alla galleria Bel Vedere di Milano sino al 7 novembre. A loro è toccato l’arduo compito di mettere mano al vasto archivio di Lucas, riuscendo a selezionare poco più di cinquanta scatti che riescano efficacemente a descrivere oltre cinquant’anni di lavoro. Di lavoro ma anche di passioni e interessi.
Prima fra tutte la passione per la fotografia che lo conquista ancora adolescente per non abbandonarlo più. Gli anni Cinquanta volgono ormai al termine quando Uliano, appena sedicenne, si aggira per il quartiere di Brera, cuore pulsante della creatività milanese, ascoltando artisti, intellettuali e giornalisti dibattere di nuovi stili espressivi, ideali e politica. Al celebre bar Jamaica ha modo di incontrare Ugo Mulas, Mario Dondero e Alfa Castaldi e subito si fa strada in lui il sogno di diventare un fotogiornalista del loro calibro. Con la fotocamera al collo inizia lentamente a farsi conoscere ed apprezzare grazie a reportage che documentano brani del suo universo. Un universo che, partendo dalle strade dal centro storico di Milano con il pittore Vittorio Viviani al bar Jamaica insieme a Marisa Mainini (1962) e Cochi e Renato e Bruno Lauzi al Cab64, in via De Amicis (1964 c.), si allarga sempre più.
Le immagini esposte ci colpiscono per la loro essenzialità: ogni scatto è un’istantanea non tanto di quanto accade nel mondo quanto dell’intimità di Lucas. Il fotografo ci mostra ambienti che ha saputo far diventare famigliari, abitati da persone con cui è riuscito a stringere un rapporto personale, basato su fiducia e complicità. Personaggi celebri e gente comune posano con naturalezza, le riprese sono talmente ravvicinate che quasi ci sembra di scorgere i pensieri che fanno brillare gli occhi della miliziana del Paigc (Partito africano per l’indipendenza della Guinea e di Capo Verde) nella foresta (1970) o corrugare la fronte di Yasser Arafat (Beirut, 6 febbraio 1975). Lucas non pratica alcun espediente che possa compiacere l’osservatore, nessuna inutile vezzosità guasta la composizione, nessun filtro artistico ingentilisce la cruda verità. Sincere, senza alcun problema a nascondere lo status di professionista militante, le fotografie realizzate nel corso di una lunga carriera sono un inno alla coerenza morale di un uomo prima che di un reporter.
Schirer e Mutti hanno creato un percorso che permette al visitatore di approcciarsi al lavoro di Uliano Lucas per nuclei tematici, un percorso di visita che parte dalla Milano della gioventù: la città in fermento creativo che convive con abitudini ancestrali, la città delle prime sommosse studentesche e delle grandi fabbriche. Spazio quindi alla porzione significativa dell’attività di Lucas dedicata all’evoluzione del mondo operaio. Negli anni Sessanta il fotografo free-lance racconta il difficile processo di integrazione degli immigrati nelle metropoli del Nord Italia, di questo periodo segnaliamo il ritratto di un immigrato sardo davanti al grattacielo Pirelli (1968): un capolavoro che coniuga l’alto valore evocativo dell’edificio simbolo di progresso con l’emozione – a stento trattenuta dall’orgoglio – di chi sogna un lavoro in fabbrica per sé e sicurezza economica per la propria famiglia. Il racconto sulla realtà operaia continua con fotografie estrapolate dai tanti servizi realizzati nel corso dei decenni successivi: la Tipografia Garzanti a Cernusco sul Naviglio (settembre 1974); l’uscita delle operaie dal Lanificio Rivetti in Val Brembana (1973); le navi all’Arsenale di Venezia (1988); lo sciopero degli operai della Fiat-Lancia (1965) e l’assemblea dei portuali di Genova (1983); lo stabilimento Alfa Romeo (Arese, maggio 1978) e, di fianco, lo stabilimento Fiat Lingotto dopo la dismissione (Torino, 1984).
L’attenzione all’attualità porta Lucas a posizionarsi in prima linea per meglio documentare gli anni di piombo, le campagne sociali – non ultima quella legata alla malattia mentale – e la vita politica nazionale e internazionale, accostando al volto di Berlinguer (1976), Napolitano e Cossutta (1976) quello di Gheddafi (1973), Castro (1973) o Papa Giovanni Paolo II (1979). Uliano Lucas sostiene che “ogni fotografia nel momento in cui viene scattata diventa storia” eppure lui di storie ne ha raccontate molte, tutte con grande trasporto emotivo, portando nelle case degli italiani, attraverso le pagine di quotidiani e riviste, la decolonizzazione dell’Africa, la rivoluzione dei garofani (Lisbona, 27 aprile 1974), i campi profughi palestinesi e la dissoluzione dell’ex-Jugoslavia.

Silvana Costa


La mostra continua:
Bel Vedere fotografia
via Santa Maria Valle 5 – Milano
fino a sabato 7 novembre 2015
orari: da martedì a sabato dalle 15.00 alle 19.00
ingresso libero
www.belvederefoto.it

Uliano Lucas
Tra cronaca e storia
a cura di Roby Schirer e Roberto Mutti
www.ulianolucas.it

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