Cappuccetto Rosso

È in scena allo Spazio Tertulliano una poetica rivisitazione della celebre fiaba utilizzata come allegoria per esplorare le relazioni familiari e raccontare la delicata transizione dalla fanciullezza alla maturità.

Le poltrone dello Spazio Tertulliano, in cui sprofondiamo per la visione di Cappuccetto Rosso, sembrano avere gli stessi poteri delle madeleine di proustiana memoria. Nello spettacolo firmato da Joël Pommerat ritroviamo tutta la magia del racconto che ci leggevano quando eravamo piccini, permettendoci, per un’ora, di lasciarci cullare dalla calda voce d Riccardo Festa e farci coinvolgere dalla storia. Il geniale autore francese ha trovato un fecondo filone creativo nella trasposizione delle fiabe più note e amate da grandi e piccini dall’era dei lupi e delle principesse alla nostra contemporaneità, con tutte le complicazioni che l’era moderna apporta alla psicologia dei personaggi. Il risultato finale è apparentemente una storia che parla, con grande semplicità, ai bambini del XXI secolo, scegliendo un linguaggio loro congeniale per accattivarsene l’interesse. Non a caso, Cappuccetto Rosso offre uno spaccato domestico monoparentale in cui la madre, assorbita da lavoro e passioni tecnologiche, ha sempre meno tempo da dedicare alla figlia. Se invece assistiamo allo spettacolo con occhi adulti non possiamo che restare affascinati per la delicata poesia con cui lo stesso tratta le tematiche della pubertà e dei rapporti tra le diverse generazioni che convivono all’interno di una famiglia.
Caroline Baglioni – Cappuccetto Rosso – e Cecilia Elda Campani – la madre – si muovono su un palcoscenico spoglio come due cavie da laboratorio, mimando silenziosamente quanto descritto dal narratore. Chiusa in casa, lontano da possibili pericoli ma anche da probabili amici, la bambina si annoia e spera che la madre possa trovare un po’ di tempo per giocare con lei. La donna, troppo impegnata, non riesce a ritagliarsi che pochi attimi da trascorrere con la figlia, trascinandola in giochi che, più che divertirla, la spaventano. Non le resta dunque, come alla maggior parte dei suoi coetanei odierni, che cercare conforto nei racconti e nell’affetto della nonna sperando che la madre trovi l’occasione per accompagnarcela. Un bel giorno, Cappuccetto Rosso ottiene di poter uscire dal recinto domestico e avventurarsi da sola verso la casa della nonna ma, una volta uscita, sia lei che la madre si trasformano, acquistando gradualmente il dono della parola e la narrazione si sposta da un tono meramente descrittivo a uno simbolico. La bambina si trasforma nella nonna e la madre in un lupo che incarna tanto le paure recondite quanto le minacce del mondo esterno – cui andiamo incontro crescendo ed avventurandoci nei suoi labirinti senza la presenza vigile dei genitori. Crescere, in fondo, è proprio riuscire ad affrontare faccia a faccia le nostre paure.
Joël Pommerat  attualizza le fiabe ponendo precisi riferimenti socio-culturali nei dialoghi, eppure le messinscene sono assolutamente essenziali e proiettate fuori dallo spazio e dal tempo. La scenografia è praticamente inesistente e, sul palco, a disposizione di narratore e attrici ci sono solo pochi oggetti di uso comune che, grazie alla fantasia, possono trasformarsi in preziosi alleati nella creazione di riuscite illusioni sonore. Riccardo Festa incarna perfettamente il ruolo del narratore immaginato da Charles Perrault nella stesura del testo originale – dove compaiono didascalie del tipo: “Si devono pronunciare queste frasi con una voce più forte per fare paura al bambino come se il lupo lo dovesse mangiare”. A teatro, come a casa da piccoli, siamo quindi tentati di socchiudere gli occhi e costruire il contesto con la fantasia.
Lo Spazio Tertulliano, una volta ancora, si rivela una preziosa fucina di giovani talenti, proponendo questa versione italiana dello spettacolo di Pommerat a cura di Sandro Mabellini che, giusto due anni fa, in questo stesso posto, ci aveva deliziati con Cenerentola, l’opera prima dell’autore francese. Dopo aver riscosso ampi consensi di critica e pubblico la delicata storia della piccola orfana che lotta per mantenere vivo nel cuore il ricordo della madre morta approderà, ad aprile, nella versione originale sottotitolata, al Teatro Strehler e vi suggeriamo di non mancare.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Spazio Tertulliano
via Tertulliano 68 – Milano
fino a domenica 8 marzo 2015
orari: da mercoledì a sabato 21.00, domenica 16.30
www.spaziotertulliano.it
 
Cappuccetto Rosso
di Joël Pommerat
traduzione Federica Iacobelli
uno spettacolo di Sandro Mabellini
con Riccardo Festa, Caroline Baglioni, Cecilia Elda Campani
costumi Chiara Amaltea Ciarelli
organizzazione Lisa Momenté
produzione esecutiva La Città del Teatro

Questa voce è stata pubblicata in Milano, prosa&danza, Spazio Tertulliano e contrassegnata con , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.