Ave Maria La Morte si sente sola

Julia Varley offre una straordinaria prova d’attrice con la Cerimonia per l’attrice María Cánepa, scritta e diretta da Eugenio Barba. È il primo spettacolo teatrale dei festeggiamenti organizzati al Teatro Menotti per i sessant’anni di Odin Teatret e l’accoglienza del pubblico all’opera di colui che è considerato uno degli imprescindibili Maestri del teatro d’avanguardia è calda ed emozionata.

La rassegna che il Teatro Menotti di Milano dedica ai sessant’anni di Odin Teatret entra nel vivo mercoledì 13 marzo con la rappresentazione di Ave Maria. La Morte si sente sola, una creazione artistica in memoria dell’attrice cilena María Cánepa morta nel 2006. Il testo e la regia sono di Eugenio Barba, fondatore e anima dalla compagnia teatrale con sede a Holstebr, mentre in scena si esibisce una strepitosa Julia Varley.
Ave Maria è uno spettacolo polimorfo, in cui al ricordo di un’artista cara a Eugenio Barba e Julia Varley – come si evince dall’amore che traspongono nell’opera – si associano riflessioni sulla morte, echi di riti arcaici e un pizzico di umorismo.
Il palcoscenico è trasformato nell’abitazione della Morte e il pubblico in sala la osserva rincasare come una persona normale, rilassarsi sfogliando The Killing Times per poi dedicarsi alle faccende domestiche mentre di sottofondo risuona una melodia allegra. Come non sorridere osservando la Morte che, messasi in libertà e indossato il foulard, tipico di molti costumi tradizionali sudamericani, a raccogliere i capelli che non ha, muovendosi a tempo di musica, fa il bucato e stende i panni all’aria aperta, stira, si prende cura del bambino e rassetta la stanza. L’arredamento e le suppellettili, così come gli accessori che indossa, sono graziosamente decorati con teschi e il bambino giace placidamente nella sua piccola bara bianca.
La Morte è affaccendata nelle mille incombenze domestiche quando l’occhio le cade sulla fotografia di María Cànepa. Si avvicina velocemente, la prende in mano, la osserva con attenzione e la stappa con vigore causando così la morte dell’artista cilena.
Julia Varley, sconvolta dalla perdita dell’amica, si vendica, liberandosi violentemente della maschera della Morte, e indossa il fitto velo nero del lutto prendendo a vagare sconsolata per il palcoscenico mentre in sottofondo risuona un disco con una canzone di María Cànepa. Julia fa il controcanto alla voce di María quasi a prestarle il proprio corpo e la voce per un ultimo commiato alle persone amate affinché partecipi a questo evento teatrale creato in suo onore. Si tratta di uno dei passaggi più intensi e commoventi di Ave Maria, in cui si fa palpabile il dolore per la perdita provato da Eugenio Barba e Julia Varley, in cui la vita ha il sopravvento sull’arte.
Barba proponendo un simile ritratto scanzonato della Morte tratteggia un contesto irriverente a voler esorcizzare la deferenza e il timore con cui sin dalla notte dei tempi l’uomo accoglie l’implacabile Mietitrice. È un contesto che pare strizzare l’occhio alla tradizione messicana del Día de los Muertos durante il quale si dissolve il confine tra la Terra dei Morti e il mondo dei vivi permettendo alle anime dei defunti di ricongiungersi ai propri cari.
Il ricongiungimento dura un lasso di tempo limitato. Analogamente la presenza di María nel mondo dei vivi non può protrarsi oltre e la Morte si riappropria progressivamente del suo corpo, iniziando con il farle compiere quelle azioni che lei stessa aveva compiuto nella prima parte dello spettacolo, sino a conferirle le proprie sembianze. La Morte ora incede con fare solenne, rivestita di un abito sontuoso, a ripristinare, al di là dei toni lievi con cui gli umani possono rapportarsi con essa, il proprio ruolo nel mondo e la propria superiorità al volere dei mortali.
Non si può che applaudire con entusiasmo a questa sublime opera volta, da un lato, a celebrare il ricordo di una grande artista e, dall’altro, a ricordare l’ineluttabilità del destino umano.
Ave Maria. La Morte si sente sola. Cerimonia per l’attrice María Cánepa è il risultato della perfetta combinazione di creatività e ricordi, di mito e quotidianità, dell’umorismo che contraddistingue l’animo di María Cànepa e del dolore per la sua scomparsa portati in scena sotto l’occhio attento alla regia di Eugenio Barba che, per un gioco di illusione sapientemente orchestrato, sembra sparire lasciando campo libero al pianto e al dolore incontrollati. È solo un’illusione e Julia Varley, da straordinaria attrice quale è, riesce eccellentemente a farla sembrare reale. È la magia di Odin Teatret.

Silvana Costa


Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Menotti
via Ciro Menotti 11 – Milano

fino a mercoledì 13 marzo 2024
www.teatromenotti.org

Ave Maria
La Morte si sente sola
Cerimonia per l’attrice María Cánepa
Odin Teatret
con Julia Varley
testo e regia Eugenio Barba
assistente alla regia Pierangelo Pompa
montaggio sonoro Jan Ferslev

Questa voce è stata pubblicata in Milano, prosa&danza, Teatro Menotti e contrassegnata con , , , , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.