Confessioni di un roditore

Lo spettacolo diretto e interpretato da Roberto Trifirò è una libera messinscena di La tana, l’ultimo racconto scritto da Franz Kafka, pubblicato postumo e incompiuto nel 1931.

Roberto Trifirò è in scena al Teatro Out Off di Milano sino a domenica 19 dicembre nella duplice veste di regista e interprete di Confessioni di un roditore tratto da La tana di Franz Kafka. Il racconto, scritto nel 1923 a pochi mesi dalla morte dell’autore, è pubblicato postumo nel 1931 e successivamente incluso nella raccolta Durante la costruzione della muraglia cinese.
La voce narrante, come in altre opere di Kafka, è un animale, un non ben specificato roditore che si dilunga nel dissertare della propria tana. Non si tratta tanto di un flusso spontaneo di pensieri quanto di una meticolosa ricostruzione di fatti e considerazioni in merito, anche di natura tecnica.
Il protagonista elenca pregi e difetti di progettazione del rifugio scavato nel terreno, della soddisfazione che prova nell’ammirare i grandi quantitativi di cibo ivi custoditi e del gran silenzio che gli consente di meditare e valutare migliorie. Un senso di pace che non necessariamente corrisponde alla tranquillità: il terrore che un predatore possa avventurarsi per le gallerie e ucciderlo è costante. Analogamente le rare escursioni all’esterno sono dominate dal timore che in sua assenza qualcuno prenda possesso della dimora o lo segua per scoprire dove sia l’ingresso. Ultima paranoia in ordine di tempo che lo assale è l’udire una sorta di fruscio in lontananza, come se un nemico sconosciuto stesse scavando nella direzione della tana, un nemico che non saprebbe come affrontare e dinnanzi al quale si sentirebbe completamente indifeso. Il rumore, mai udito in precedenza, è percepibile ovunque nell’intrico di cunicoli in cui si sviluppa il rifugio sotterraneo, come se fosse ovunque: intorno, sopra e sotto di lui, pronto a palesarsi in ogni momento.
Più si entra nei pensieri del roditore più si è avviluppati nel senso di angoscia che avvolge questo essere sociopatico, paranoico e avido nell’accumulare più provviste di quante ragionevolmente gliene servano. Un’avidità vicina al delirio, che accosta il roditore a Mazzarò, il protagonista di La roba di Giovanni Verga.
Una frenesia all’accumulo che ricorda la corsa al supermercato per fare scorte di generi alimentari in vista di un grave evento: si pensi a quanto accaduto nei mesi scorsi durante il lockdown. Rievocando questa recente esperienza che ha accomunato tutti noi forse si riesce ad ascoltare con condiscendenza il delirio paranoico di questo essere dai modi sgradevoli, capendo quanto la reclusione forzata, la solitudine e l’assenza di un quadro attendibile della realtà esterna possano condurre alla follia. Al pubblico la scelta di immaginare come la situazione evolva in virtù della decisione del regista di proporre pedissequamente il testo originale, rimasto incompiuto alla morte dell’autore.
La condiscendenza verso il roditore, tuttavia, non si applica per proprietà transitiva pure a Roberto Trifirò e a questa messinscena del racconto di Kafka. Non lasciatevi ingannare dalla locandina che recita “liberamente tratto da La tana di Franz Kafka”: il testo originale è riproposto in forma integrale.
Roberto Trifirò per Confessioni di un roditore si sdoppia e non alludiamo al doppio ruolo di attore e regista. Per l’intera durata della rappresentazione lo si ode in sottofondo leggere il racconto e, nonostante si premuri di sottolineare con i cambiamenti di voce gli stati d’animo del roditore, il tono resta tutto sommato piatto. Si tratta di una registrazione, diffusa in sala mentre l’artista si muove lentamente sul palcoscenico, strisciando lungo i muri, esplorando cautamente lo spazio, annusando l’aria, tendendo le orecchie e restando per gran parte del tempo rannicchiato sopra un vecchio tavolo.
Che dire? L’applauso finale è davvero meritato: Roberto Trifirò riesce appieno a rendere la monotonia dell’esistenza del roditore che rimbalza tra apatia e paranoia. Il risultato per questo aspetto è indubbiamente convincente per quanto la monotonia della voce e di quanto accade in scena ci sembra non riesca a coinvolgere lo spettatore fino in fondo e, a lungo andare, annoi un po’.
Ci rendiamo conto che probabilmente non siamo le persone più indicate per apprezzare questa opera sperimentale. Noi siamo ancora lettori alla vecchia maniera, preferiamo indiscutibilmente la carta stampata agli audiolibri.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Out Off 
via Mac Mahon, 16 – Milano
fino a domenica 19 dicembre 2021
orari: martedì-sabato 19.30
domenica 16.00
www.teatrooutoff.it

Confessioni di un roditore
di Roberto Trifirò
liberamente tratto da La tana di Franz Kafka
regia e interpretazione di Roberto Trifirò
scenografia e costumi Stefano Sclabas
musiche originali Matteo Tomasetti
luci e fonica Luigi Chiaromonte
collaborazione ai movimenti Barbara Geiger
produzione Teatro Out Off
prima nazionale

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