Costellazioni

Raphael Tobia Vogel si cimenta con l’opera del britannico Nick Payne ispirata alle teorie del multiverso ed esplora gli uno, nessuno e centomila finali differenti cui l’incontro tra Elena e Pietro potrebbe dare origine in base alle scelte che i due giovani compiono.

Al Teatro Franco Parenti di Milano, fino al 10 gennaio, è in scena in prima nazionale Costellazioni, la nuova fatica del regista Raphael Tobia Vogel. Il testo è opera del britannico Nick Payne e, al suo debutto londinese nel 2012, ha ricevuto ottime recensioni dalla critica.
La pièce racconta la storia d’amore tra Elena e Pietro, interpretati rispettivamente da Elena Lietti e Pietro Micci: lei una ricercatrice di fisica all’università, lui un apicoltore che ha iniziato l’attività sui tetti di viale Padova a Milano. Sotto gli occhi degli spettatori rivivono le tappe fondamentali della loro relazione: l’incontro alla grigliata a casa di amici e i primi approcci impacciati, la convivenza, il matrimonio ma pure i momenti difficili che mettono alla prova la solidità del rapporto. Nick Payne devia infatti la storia romantica in un dramma nel momento in cui tocca temi importanti come la malattia e la scelta tra attendere la morte consumati dal cancro o ricorrere al suicidio assistito. Argomenti importanti e attuali come dimostrano i dibattiti all’ordine del giorno dentro e fuori il Parlamento.
Temi importanti ma affrontati da Nick Payne in punta di penna, con estremo rispetto, lasciando spazio ai mille dubbi e timori che affollano la mente dei malati e di chi sta loro a fianco. Analogamente, Raphael Tobia Vogel lascia la narrazione fluisca con delicatezza, senza urla e senza cesure, quasi fosse naturale saltare da un universo all’altro, come guardare la propria immagine nello specchio, identica a noi ma contraria.
La grande peculiarità che rende affascinante Costellazioni è per l’appunto analizzare come ogni singolo momento della vita di ciascuno possa evolversi in infiniti modi diversi, in altrettanti universi paralleli. La storia di Elena e Pietro, a ogni step evolutivo, viene proposta in alcune delle possibili varianti. Si prenda per esempio l’incontro iniziale: alla battuta per rompere il ghiaccio l’altra persona non è detto rispondesse divertita, avrebbe potuto reagire con fastidio, confessare di essere impegnata in un’altra relazione o, peggio, di non essere pronta a intraprenderne una.
Nick Payne idea la trama quale applicazione della teoria del caos ai rapporti tra uomo e donna, un microcosmo esposto alla casualità, fattore incontrollabile cui si deve quella miriade di variabili che rendono ogni storia unica e irripetibile. Variabili che tuttavia possono essere ricondotte a un numero ragionevolmente limitato di dinamiche di coppia, dipendenti da regole comportamentali ormai codificate e, pertanto, prevedibili.
Scenicamente il passaggio da un universo all’altro è reso con geniale semplicità dallo scenografo Nicolas Bovey, allievo di Margherita Palli. Bovey posiziona al centro della sala una piattaforma quadrata, dal pavimento lucido come uno specchio, priva di qualsiasi elemento scenico, destinata a rimpiazzare il tradizionale palcoscenico. Ad ogni salto dimensionale i fasci di luce dall’alto cambiano origine e direzione e, riflettendosi sul pavimento, creano un reticolo che imprigiona Elena e Pietro consentendo al pubblico di osservarli, come animali in cattività, mentre si incontrano, si amano, si scontrano e si confrontano.
Costellazioni sembra dare vita ai mille “e se mi fossi comportato in modo differente” che attraversano la mente di ciascuno di noi di fronte a difficoltà o fallimenti, inducendoci a desiderare di tornare indietro e affrontare la situazione in modo completamente differente, convinti di poter ottenere risultati migliori se non la felicità.
Noi non lo possiamo fare ma possiamo invece scoprire se per Elena e Pietro il libero arbitrio possa fare effettivamente la differenza o se li porti comunque a constatate l’ineluttabilità del proprio destino. La risposta a questo quesito esistenziale la si scopre a teatro. A noi sta assicurarvi che, a prescindere da qualunque essa sia, la piéce di Nick Payne raccontata alla maniera di Raphael Tobia Vogel è un’esperienza coinvolgente e suggestiva. Il regista sembra ormai trovarsi a proprio agio nel portare in scena storie fantastiche che sottendano questioni esistenziali e morali profonde: si pensi a Per strada di e con Francesco Brandi o al futuristico Marjorie Prime di Jordan Harrison, tradotto come Costellazioni da Matteo Colombo.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti – Sala AcomeA
via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a giovedì 10 febbraio 2022
con obbligo di Green Pass Rafforzato
www.teatrofrancoparenti.it

Costellazioni
di Nick Payne

traduzione Matteo Colombo
regia Raphael Tobia Vogel
con Elena Lietti, Pietro Micci
scene e costumi Nicolas Bovey
luci Paolo Casati
produzione Teatro Franco Parenti
durata 1h10 minuti
prima nazionale