De Chirico e l’oggetto misterioso

L’esposizione, che inaugura la stagione delle grandi mostre alla Villa Reale di Monza, presenta oltre trenta opere della collezione della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, dagli anni Quaranta fino alla metà degli anni Settanta, con l’obiettivo di illustrare il ruolo che l’oggetto misterioso gioca nella produzione artistica del Maestro.

Dopo due anni di chiusura forzata per consentire i lavori di restauro del corpo centrale, la Villa Reale di Monza festeggia la riapertura al pubblico con una mostra dedicata al periodo neo-metafisico di Giorgio de Chirico. Questo filone artistico, inquadrabile tra il 1968 e il 1976, è probabilmente uno dei meno esplorati dalla critica, liquidato come mera evoluzione della poetica metafisica da cui si differenzia per una maggiore serenità creativa che traspare principalmente dall’uso di colori chiari e brillanti. Il pubblico accolse l’evoluzione artistica con debole interesse e, come ci ricordano Paolo Baldacci e Gerd Roos nel volume Giorgio de Chirico. Piazza d’Italia (Souvenir d’Italie II) Il più clamoroso sequestro del dopoguerra. Verità processuale e verità storica (leggi la recensione), persino i collezionisti d’arte preferirono acquistare opere del primo periodo, inducendo così il pittore, per puro interesse economico, a produrre lavori ispirati all’epoca metafisica, talvolta creando copie dei quadri più famosi, altre arrivando a pre-datare i dipinti di epoche posteriori.
Sebbene queste vicende sviliscano l’immagine di de Chirico come essere umano, non dobbiamo dimenticare che egli è uno dei massimi pittori del XX secolo, sempre protagonista sul palco delle avanguardie, ispiratore di numerosi movimenti artistici, senza mai aderirvi, preferendo restare indipendente. Negli spazi del serrone della Villa Reale è attualmente possibile ammirare trentuno opere realizzate dal Maestro, provenienti in gran parte dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico; sotto le capriate lignee dell’alto volume parallepipoidale si sviluppa l’allestimento progettato da Cristofori Santi architetti ispirandosi ai lunghi colonnati che fanno da fondale a tante composizioni dell’artista.
Victoria Noel-Johnson, curatrice della mostra, nell’introduzione al testo redatto per il catalogo, cita un pensiero di de Chirico, datato 1912, che potremmo prendere come chiave di lettura per quanto osserviamo durante la visita: «mi accorsi che ci sono moltissime cose strane, sconosciute, solitarie che possono essere tradotte in pittura. […] Vivere nel mondo come in un immenso museo di stranezze, pieno di giocattoli bizzarri, variopinti, che cambiano aspetto, che a volte come bambini rompiamo per vedere come sono fatti dentro. E, delusi, ci accorgiamo che sono vuoti». Ognuno di noi è invitato a rompere – metaforicamente – questi “giocattoli variopinti” e a confrontarsi con una sensazione di sorpresa davanti alle insolite composizioni di oggetti famigliari. Siamo obbligati a trovare una personale interpretazione per questi insiemi di volumi geometrici e biscotti, busti classici e frutta, architetture e sipari teatrali che sembrano caduti dal cielo sulla tela in ordine assolutamente casuale.
In due occasioni Giorgio de Chirico rappresenta l’oggetto misterioso: si tratta un’entità policroma e brillante come una pietra preziosa, composta da un insieme di forme geometriche ed edifici che espone al centro di un palcoscenico. Più dell’oggetto in sé, nei due disegni esposti, troviamo interessante la reazione dipinta dal Maestro sul volto dell’osservatore: se in Minerva e l’oggetto misterioso (1973) la dea della saggezza osserva con aria interrogativa, in Tutti e l’oggetto misterioso (1972) il pubblico in platea, ritratto in ombra,  sembra assolutamente indifferente all’eccezionalità di quanto viene loro mostrato. Questo secondo disegno è collocato sulla parete di fondo della prima sala espositiva, di fronte all’ingresso, per attrarre subito l’attenzione di quanti entrano nella sala; posizionando l’opera tra Vita silente nel paesaggio con drappo rosso (1948) e Vita silente, frutta nel paesaggio con tenda rossa (1946), la curatrice suggerisce che l’oggetto misterioso potrebbe essere inteso come l’evoluzione dei due cesti di frutta di ispirazione caravaggesca realizzati un quarto di secolo prima.
Nel 1934 de Chirico pubblica in Mythologie le dieci litografie della serie dei Bagni misteriosi, insieme a dieci testi di Jean Cocteau: si tratta di visioni di una spiaggia punteggiata da cabine, popolata da figure umane che giocano nell’acqua e percorsa da un sistema di piscine e canali che collegano tra loro i vari riquadri. In mostra sono presenti due versioni ad olio delle litografie – Bagni misteriosi con cigno (1958) e Bagni misteriosi (1973) – che rivelano la suggestiva gamma di colori scelti dall’artista per questa visione onirica: dominano le tonalità della terra tra cui il caldo ocra del legno che contraddistingue la piastrellatura a lisca di pesce che de Chirico utilizza al posto dell’acqua per ricoprire canali e piscine, mentre per pesci e palloni sceglie la vivacità dei colori primari. A questa serie si ispira la Fontana dei Bagni misteriosi, realizzata su progetto di Giorgio de Chirico nel 1973 da Giulio Macchi per la manifestazione Contatto Arte/Città della XV Triennale a Milano.
Tra tanti disegni e dipinti ad olio, al termine del percorso espositivo, non possiamo non lasciarci suggestionare dalla grande scultura in bronzo de Gli Archeologi (fusione postuma – multiplo); nel corso della visita abbiamo  modo di ammirare il soggetto protagonista anche di due omonimi olii datati 1972 e 1973.  La tematica del ventre colmo di oggetti ed edifici è ricorrente nella produzione del Maestro sin dagli anni Venti e, a tal proposito, suggeriamo di confrontare la coppia di manichini de Gli Archeologi con le figure singole di Oreste solitario (1974) e Il Pensatore (1973) dove agli edifici classici de Chirico sostituisce moderne architetture in un caso ed elementi che rimandano alle arti figurative ed alla letteratura nell’altro.
La mostra è arricchita da una serie di video che propongono, oltre alle interviste alle curatrici, montaggi di filmati d’epoca in cui de Chirico parla del proprio lavoro o ricorda con passione di quando, ormai adulto, passa per Monza e rivive i momenti in cui, da piccolo, il padre gli raccontava, tra le tante vicende di re e regine, del regicidio qui avvenuto nel 1900.

Silvana Costa

La mostra continua alla:
Reggia di Monza – Serrone della Villa Reale
viale Brianza, 2 – Monza
fino a domenica 15 marzo 2015
orari lunedì – giovedì 10.00-13.00 / 14.00-19.00; venerdì 10.00-13.00 / 14.00-22.30; sabato e domenica 10.00-20.00
www.reggiadimonza.it
 
Giorgio de Chirico e l’oggetto misterioso
a cura di Victoria Noel-Johnson
in collaborazione con Simona Bartolena
promossa da Consorzio Villa Reale e Parco di Monza
in collaborazione con Comune di Monza
ideata, prodotta e organizzata da ViDi srl
in collaborazione con Fondazione Giorgio e Isa de Chirico
elaborazione allestimento Cristofori Santi architetti
progetti video e realizzazione Areaodeon; Studio Giudiciani e Biffi
www.dechiricomonza.com
 
Catalogo:
Giorgio de Chirico e l’oggetto misterioso

a cura di Victoria Noel-Johnson
Silvana Editoriale, 2014
23 x 28 cm; 96 pagine; 70 illustrazioni a colori; brossura con alette
prezzo 20,00 Euro
www.silvanaeditoriale.it

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