La Guerra del Pacifico

Pearl_Harbor_1Oltre cinquanta fotografie provenienti dagli archivi dei corpi militari statunitensi raccontano le battaglie della Seconda Guerra Mondiale combattute sul lato a noi opposto del globo terrestre.

Nuovo appuntamento con la Storia a La Casa di Vetro di Milano. Alessandro Luigi Perna racconta La Guerra del Pacifico attraverso le emozionanti fotografie rinvenute negli archivi di US Navy, US Marine Corps e US NARA (National Archives and Records Administration), preziosi giacimenti in cui sono confluiti nel tempo anche gli scatti realizzati dalla controparte giapponese. L’occasione è preziosa per approfondire un evento storico liquidato sempre troppo frettolosamente dai libri di scuola. Perna lo fa nel modo ormai a noi consueto: scavando nei più importanti archivi fotografici per far emergere quadri spettacolari nella loro drammaticità; mettendo in luce episodi apparentemente marginali che finiranno per stravolgere l’intero corso degli eventi; rispolverando immagini iconiche o svelandoci i volti di personaggi di cui tutti noi conosciamo il nome e le gesta.
La mostra – così come il conflitto – si apre con la fotografia di un aereo Type 97 della Marina giapponese che si alza in volo dalla portaerei Shokaku per andare a bombardare la base statunitense di Pearl Harbor, nelle Isole Hawaii, la mattina del 7 dicembre 1941. L’ormai celeberrima “Operazione Z”, ideata e diretta dall’ammiraglio Isoroku Yamamoto, avvenne senza che la dichiarazione di guerra da parte giapponese fosse ancora stata formalizzata, per questo il  presidente Franklin Delano Roosevelt la definì “Day of Infamy” (Giorno dell’Infamia). In realtà tutto il conflitto è segnato da episodi drammatici ed opinabili che Alessandro Luigi Perna inanella, uno dopo l’altro, scatenando nella testa dei visitatori mille quesiti di ordine morale. L’immagine  conclusiva, non a caso, è il fungo di fumo che si alza dal porto di Nagasaki in seguito all’esplosione dell’ordigno atomico, divenuto nell’immaginario collettivo simbolo di morte e devastazione. Il ricorso al nucleare fu una scelta necessaria per fermare velocemente il crescente scempio di vite di militari e civili o niente altro che un gesto dall’alto valore simbolico per vantare con il Giappone (ma anche con l’URSS) la superiorità bellica degli USA?
Il territorio interessato da  La Guerra del Pacifico è molto più vasto di quello su cui si combatte in Europa; nonostante l’immensa distesa dell’oceano, il fronte qui si alza dal livello del mare al cielo, offrendo ai fotografi straordinari spettacoli come quello visibile durante un raid aereo giapponese sul campo di volo di Yontan, presso Okinawa (aprile/giugno 1945), quando le scie luminose dei proiettili traccianti disegnano una fitta ragnatela nel cielo. Le imponenti portaerei non si scontrano tra di loro ma fungono da mere basi di lancio degli aerei o mezzi di trasporto per uomini e veicoli eppure sono lo sfondo per scatti ad alto coefficiente scenografico: le violente ondate che spazzano i ponti; le esercitazioni con i cannoni ad acqua; il roteare delle eliche di un F6F in fase di decollo. Ad avere un ruolo più attivo sono i sottomarini utilizzati per missioni di ricognizione e di soccorso, per trasportare sulla terraferma forze speciali e di guerriglia o per affondare le navi con i rifornimenti. Alcune delle immagini in mostra ci offrono spaccati di vita a bordo: dal riposo tra le cuccette abbellite con le foto delle pin up alle manovre di guerra osservate dal periscopio.
Scorrono sotto i nostri occhi le istantanee di scene epocali che hanno ispirato film quali Flags of Our Fathers (2006) di Clint Eastwood, Iwo Jima, deserto di fuoco (1949) con John Wayne, La battaglia di Midway (1976) con Henry Fonda, Robert Mitchum e Glenn Ford o  MacArthur il generale ribelle (1977) con Gregory Peck. Le ampie spiagge e le intricate foreste di arcipelaghi oggi noti come esclusive mete turistiche nelle fotografie in mostra ci appaiono trasformate in campi di cruente battaglie, avamposti di importanza strategica da comquistare per sferrare gli attacchi successivi. Eppure, mentre osserviamo un carro armato Yankee che copre l’avanzata della Fanteria a Bougainville (Isole Salomone, marzo 1944) o un dottore dell’Esercito americano operare un soldato ferito in una sala operatoria sotterranea, protetta da sacchi di sabbia (Isole Salomone, 13 dicembre 1943), non troviamo grandi differenze tra le storie raccontate da queste immagini e quelle scattate sul fronte italiano, in quegli stessi anni, da Robert Capa.
Come accade nelle mostre della serie History & photography, anche ne La Guerra del Pacifico Perna non si limita a ricercare documenti sull’evento oggetto dell’esposizione ma va oltre e ne indaga gli aspetti collaterali. Non manca tra le immagini in bianco e nero il ritratto dei piccoli ospiti spaventati dei “Campi di Reinsediamento del Periodo di Guerra”: nonostante la gran retorica sulla democrazia e “l’innocenza sino a prova contraria”, in ciascuno Stato federale vennero infatti creati campi in cui internare cittadini americani a tutti gli effetti la cui unica colpa era l’origine giapponese. Immagini emblematiche di un modo di trattare i potenziali nemici che nel tempo si è inferocito ancor più, di una paura del diverso quale mina per la sicurezza nazionale che ha fatto scuola e si ripete uguale da una parte all’altra dell’oceano. Pacifico o Atlantico che sia. Situazioni condite da ampie dosi di retorica come nel ritratto del Marine che si avvicina al filo spinato di un campo di internamento per dare a un bambino del posto una caramella (Tinian, Isole Marianne Settentrionali, luglio/agosto 1944): fotografia che sembra studiata ad arte per fini propagandistici. Retorica che si coglie anche negli scatti alle donne al lavoro in fabbrica e nei cantieri per rimpiazzare la manodopera maschile partita per il fronte dopo l’attacco a Pearl Harbor. Retorica che, in questo caso, fu utile al processo di emancipazione femminile, abbattendo le ultime reticenze sociali.

Silvana Costa

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La mostra continua:
La Casa di Vetro
via Luisa Sanfelice  3 – Milano
fino a sabato 25 giugno 2016
orari: tutti i giorni esclusi il giovedì e la domenica 15.30 – 19.30
ingresso gratuito
www.lacasadivetro.com

La Guerra del Pacifico
Da Pearl Harbor alla Bomba Atomica
Nelle immagini degli archivi storici di US Navy, US Marine Corps e US Nara
una produzione di: Eff&Ci – Facciamo Cose
a cura di: Alessandro Luigi Perna
per il progetto: History & Photography. La storia raccontata dalla fotografia
immagini di: US Navy, US Marine Corps, US NARA (National Archives and Records Administration)
partner della mostra: La Casa di Vetro
sponsor tecnico: Sistema Eduzione
nell’ambito di Photofestival 2016
www.effeci-facciamocose.com
www.alessandroluigiperna.com

 

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