La Speranza è nuda

Luca Toracca è Quentin Crisp nella pièce di Mike Farrelly ispirata al coraggio dell’uomo che, alla ricerca di sé, sfida la Londra omofoba e puritana.

Quentin Crisp (1908-1999) attraversa con estrosa eleganza e pungente humor ampia parte del Novecento, dagli anni Trenta sino alla vigilia del nuovo millennio. Egli è l’indimenticabile protagonista della scena queer londinese e con il suo mémoire, The Naked Civil Servant (1968), acquisisce fama planetaria. Nel 1975 dal volume è tratto un film per la televisione – diretto da Jack Gold e distribuito in Italia dalla RAI con il titolo Il funzionario nudo – e Crisp, sull’onda del successo riscosso, crea un one-man show che debutta a Londra e successivamente conquista New York.
Un successo che cavalca con la consueta irriverenza, spaziando tra televisione e teatro, cinema e incontri privati con chiunque dimostri interesse per la sua vita e le sue avventure. Un’irriverenza capace di urtare la stessa comunità gay ma amata da giornalisti alla ricerca di uno sguardo provocatorio sulla contemporaneità.
Una vita decisamente sopra le righe, mossa sin dalla giovane età dal desiderio di apparire e scioccare l’osservatore con questa sua smania di mostrarsi ed essere sé stesso senza censure, falsi pudori o tabù. Un modo di essere che affascina il giovane attore e autore britannico Mark Farrelly e lo induce a scrivere Quentin Crisp: Naked Hope. Il monologo è presentato nel 2014 al Festival di Edimburgo dove ottiene recensioni entusiastiche, nei mesi seguenti conquista la scena londinese e tuttora è in tour nel Regno Unito.
Lo spettacolo in questi giorni sta appasionando anche il pubblico milanese: è rappresentato in prima nazionale, fino a domenica 6 febbraio, al Teatro Elfo Puccini con il titolo Quentin Crisp. La Speranza è nuda. La traduzione in italiano è di Matteo Colombo, la curatela è affidata a Ferdinando Bruni e il ruolo del protagonista a Luca Toracca, straordinario nei panni – e nelle acconciature – dell’artista britannico.
La struttura della pièce di Farrelly richiama il celeberrimo show di Crisp, organizzato in due momenti: il primo in forma di monologo e incentrato sulle proprie memorie, per quanto restituite in quella modalità romanzata ed eroica che gli è peculiare, perfetta per accattivarsi l’affetto del pubblico; nel corso del secondo Crisp legge alcuni dei quesiti postigli dalle persone presenti in sala e risponde con il consueto humor.
Quentin Crisp. La Speranza è nuda analogamente, pur presentandosi come atto unico, è diviso in due parti, distinte non per tipologia ma per fasi della vita. La narrazione ha inizio negli anni Sessanta. Quentin Crisp accoglie gli spettatori nel suo appartamento a Chelsea, esattamente quello che si vanta di non pulire mai perché “dopo i primi quattro anni lo sporco non peggiorerà“. L’abbigliamento è curato e da perfetto dandy sebbene si lamenti di vivere nell’indigenza. Il corpo è in frenetico movimento mentre racconta i momenti salienti dalla propria esistenza, a partire dall’istante in cui è espulso dal ventre materno. I rapporti difficili col padre incapace di comprendere questo figlio “effemminato ed esibizionista”, l’abbandono del nucleo famigliare e i mille escamotage per sbarcare il lunario, dalla vita per strada alla carriera di modello, frequentando i personaggi più improbabili, distanti tra loro per lignaggio, lavoro e orientamento sessuale. Sono episodi volti sempre a mettere in luce la tenacia con cui Crisp si ostina a mostrare al mondo il proprio autentico modo di essere, non filtrato da convenzioni sociali. Una tenacia che, per quanto vacilli, non viene mai meno nonostante le aggressioni fisiche e l’emarginazione.
La storia compie quindi un salto attraverso i decenni e l’oceano Atlantico. La seconda parte dello spettacolo è ambientata nel suo appartamento nell’East Village, a Manhattan, negli anni Novanta. Quentin Crisp si presenta più vecchio, decisamente più famoso e indubbiamente più saggio ma assolutamente non domo. Egli infatti, in un momento di confronto con il pubblico, nel rispondere alle domande recapitategli sul palcoscenico, non si stanca di ripetere quanto difficile sia il percorso per cercare di diventare sé stessi, anche assecondando le proprie follie, ma, se non si ha il coraggio di intraprenderlo, la vita non ha significato.
Luca Toracca è strepitoso nel restituire Quentin Crisp, dimostrando uno studio meticoloso dei filmati d’epoca. L’attore riproduce quel modo vezzoso e sofisticato di porsi al pubblico, studiando le reazioni con la coda dell’occhio e abbandonarsi a una risatina compiaciuta per ogni stoccata messa a segno. Toracca d’altro canto, cimentandosi con l’applauditissimo trittico di opere di Alan Bennet, ha avuto modo di prendere confidenza con il raffinato humor britannico che richiede di saper dosare con minuzia il tono della voce, il ritmo della frase, la mimica del corpo e quella dello sguardo.
Luca Toracca è supportato nella messa in scena di Quentin Crisp. La Speranza è nuda da Ferdinando Bruni che una volta ancora dimostra grande sensibilità nell’affrontare testi nati da reali episodi di dolore e sofferenza. Testi che devono indubbiamente commuovere il pubblico ma pure infondergli la consapevolezza che divulgare il male subito dal protagonista possa servire da monito sociale. Ad “avviare un processo di guarigione” come si augura il padre di Matthew Shepard ne Il seme della violenza.
He’s the hero of the day / It takes a man to suffer ignorance and smile / Be yourself no matter what they say” canta Sting in Englishman in New York, il brano scritto nel 1987 dopo aver avuto l’opportunità di incontrare e ascoltare di persona Crisp. Un autentico tributo a colui che, moderno cavaliere, sfida la Gran Bretagna omofoba protetto solamente da uno spesso strato di trucco e abiti vistosi. È questa la perfetta colonna sonora scelta per La Speranza è nuda.
L’applauso è d’obbligo per uno spettacolo dal ritmo trascinante, in perenne oscillazione tra la risata e la (com)passione, senza mai scivolare nell’autocommiserazione, e il pubblico non si risparmia.
Noi non possiamo che lodare il tandem Toracca-Bruni per l’ottima prova ma pure per il coraggio di portare in scena un testo così irriverente in un Paese dove il governo – specchio ormai solo di una sparuta parte della società ancora puritana e fintamente perbenista – non riesce a partorire strumenti di Legge efficaci contro la  discriminazione e le violenze di genere.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Elfo Puccini – sala Bausch
c.so Buenos Aires 33 – Milano
fino a domenica 6 febbraio 2022
orario: dal martedì al sabato 19.30
domenica 15.30
con obbligo di Green Pass rafforzato e mascherina FFP2
www.elfo.org

Quentin Crisp
La Speranza è nuda
di Mark Farrelly
traduzione di Matteo Colombo
con Luca Toracca
a cura di Ferdinando Bruni
luci e suono Roberta Faiolo e Lorenzo Crippa
assistente scene e costumi Roberta Monopoli
sarta Ortensia Mazzei
produzione Teatro dell’Elfo
prima nazionale