Miss Bartleby

Il nuovo spettacolo di Marco Maria Linzi, ispirato a Bartleby lo scrivano di Melville, lascia eccezionalmente le mura del Teatro della Contraddizione per debuttare al Teatro Litta.

Il Teatro Litta di Milano lo scorso 25 ottobre ha ospitato il debutto in prima nazionale di Miss Bartleby. Non è tempo di essere, l’ultimo parto della vivace mente di Marco Maria Linzi. Lo spettacolo, in scena sino al 5 novembre, a inizio gennaio sarà replicato al LAC di Lugano.
Al Litta, avete letto bene, e non al Teatro della Contraddizione connotando la serata come un autentico evento nell’evento alla luce del fatto che le loro produzioni raramente abbandonano la sede di via Braida. Va aggiunto tuttavia che per colmare la divisione tra platea e palcoscenico – al Teatro della Contraddizione sono complanari – il team degli scenografi capitanato dallo stesso Linzi ha creato una struttura gradonata che consenta agli attori di avvicinarsi al pubblico in sala pur senza oltrepassare la quarta parete.
Il titolo denuncia apertamente come la fonte di ispirazione dello spettacolo sia Bartleby lo scrivano di Herman Melville da cui la protagonista mutua quell’”avrei preferenza di no” ripetuto sino all’ossessione ogni volta le viene chiesto di svolgere una qualsiasi mansione. Linzi gioca molto con i sottesi ideologici di questo atteggiamento che, pur portando la protagonista alla rovina, da molti è inteso quale un invito a spezzare le catene di un sistema che sin dalla notte dei tempi piega le masse al volere dei pochi potenti.
I testi di Melville offrono infatti molteplici livelli di lettura, dal mero trasporto per le vicende dei protagonisti all’approfondimento dei numerosi riferimenti allegorici, sia alle Sacre Scritture sia alle problematiche sociali dell’epoca. Analogamente, assistendo a Miss Bartleby si colgono continui rimandi agli eventi del nostro recente passato, vuoi nelle proiezioni video che sono parte integrante della rappresentazione, vuoi nelle battute degli attori, che spalancano le finestre su una serie di problematiche non risolte con cui la nostra contemporaneità si trova a confrontarsi. Ciascuno spettatore ovviamente vi saprà leggere, in base al proprio bagaglio culturale e personale, mille e più accezioni perché, come confida lo stesso Marco Maria Linzi nell’incontro con la stampa che ha preceduto il debutto, Bartleby è quello che ciascuno vuole sia; il suo compito è fornire spunti ma non una chiave di lettura univoca altrimenti tradirebbe l’intento di Melville.
Lo spettacolo si compone di due atti, due parti nettamente distinte, separate dall’intervallo.
La prima è una coreografia in cui è coinvolto tutto il cast. Gli attori sono disposti tutt’intorno a Miss Bartleby che, dall’alto di un piedistallo, gira per buona parte del tempo le spalle al pubblico, discostandosi dal gruppo con cui preferisce non interagire. Indossa quelli che paiono essere abiti o, meglio, gli indumenti intimi in uso alla metà del XIX secolo, epoca in cui è pubblicato Bartleby lo scrivano: un corsetto su una sottoveste di tela bianca lunga sino alle caviglie e in testa uno strano copricapo, a metà strada tra una parrucca e la cuffietta di una tutta da astronauta. Miss Bartelby mantiene lo stesso costume in entrambi gli atti. Si succedono a ritmo rutilante un gran numero di quadri e situazioni, interpretati in maniera corale, mentre sullo sfondo e sulla lieve tenda di perline appesa nella parte anteriore del palcoscenico sono proiettate immagini allegoriche.
La seconda parte, recitata, è ambientata sul ponte di comando di una nave spaziale e questa soluzione svela l’arcano di quel “genere: fantascienza speculativa” specificato in locandina sotto il titolo dello spettacolo. La trama è, al di là dell’originale trasposizione nello spazio e nel tempo, abbastanza aderente al testo di Melville nell’evidenziare la differenza tra Bartleby e gli altri dipendenti dello studio legale, nel riprodurre la netta separazione tra le classi – in questo caso tra umani e automi – e nel mostrare come il suo ”avrei preferenza di no” catturi l’interesse dei colleghi e sia trasformato in un manifesto di sommossa popolare.
Il risultato complessivo è interessante per la giustapposizione di due linguaggi teatrali, di due interpretazioni dello stesso testo e per la bravura di Stefania Apuzzo, Micaela Brignone, Fabio Brusadin, Simone Carta, Sabrina Faroldi, Arianna Granello, Marco Mannone, Stefano Slocovich, Paola Tintinelli – la severa voce fuori campo che interloquisce con i colleghi sul palcoscenico – e Magda Zaninetti, citati in rigoroso ordine alfabetico e non di merito. Un ulteriore merito alla riuscita dello spettacolo è doverosamente da attribuire alla regia ma pure agli autori di scenografia, costumi, video, suoni e luci. Bizzarra invece la scelta di caratterizzare i vari personaggi con strane tonalità e inflessioni della voce rendendoli ora buffi, ora inquietanti.
Un appunto severo va tuttavia fatto: la seconda parte di Miss Bartleby è eccessivamente lunga e ciò non è giustificato da apparenti esigenze di una storia che finisce per piegarsi più e più volte su sé stessa, sviluppando nel pubblico momenti di noia profonda. Una noia che compromette la capacità di apprezzare lo spettacolo nel suo insieme perché fa scemare l’interesse verso quanto accade e il desiderio di interrogarsi sul suo senso. Peccato.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Litta
corso Magenta 24 – Milano
fino a domenica 5 novembre 2023
orari: martedì – sabato 20.30
domenica 16.30
www.mtmteatro.it

Miss Bartleby
Non è tempo di essere
tratto da Bartleby lo scrivano di Herman Melville
genere Fantascienza Speculativa
testo e regia Marco Maria Linzi  
con Stefania Apuzzo, Micaela Brignone, Fabio Brusadin, Simone Carta, Sabrina Faroldi, Arianna Granello, Marco Mannone, Stefano Slocovich, Paola Tintinelli, Magda Zaninetti suoni live Paola Tintinelli
video arte Stefano Slocovich  
scenografie Marco Maria Linzi, Giulia Bandera, Ryan Contratista
light designer Giulia Bandera
luci Daniela Franco
tecnica video Giulia Migliori
direzione di produzione Fulvio Melli e Elisa Mondadori  
coproduzione Teatro della Contraddizione, Manifatture Teatrali Milanesi, LAC Lugano
durata 180 minuti più intervallo
prima nazionale

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