Un poyo rojo

In scena al Parenti la compagnia argentina che combina improvvisazione e ardite acrobazie, danza e clownerie. Uno spettacolo che da oltre un decennio entusiasma il pubblico di tutto il mondo con un racconto di amicizia e competizione sportiva.

Dopo Pandora il Parenti di Milano ospita un nuovo straordinario esempio di teatro fisico: Un poyo rojo. Un appuntamento atteso e a lungo rimandato quello con il duo argentino formato da Luciano Rosso e Alfonso Barón, diretti da Gaido Hermes, interprete di questa originale performance che combina teatro, danza acrobatica, sport e comicità. Probabilmente parte del successo di Un poyo rojo risiede nella trasversalità del genere che lo rende assolutamente imprevedibile nei risvolti narrativi.
L’idea prende forma a Buenos Aires nell’ormai lontano 2008 dai coreografi Nicolàs Poggi e Luciano Rosso e in breve tempo nel proprio Paese riceve riscontri ampiamente favorevoli sia nell’ambito di festival sia registrando sistematicamente il tutto esaurito a ogni replica proposta. Un successo che non viene mai meno nel corso dei tour in seguito organizzati in tutto il mondo.
L’azione si svolge in uno spogliatoio. Due danzatori si sfidano a passi di danza, prima replicando i movimenti l’uno dell’altro poi lanciandosi come da manuale in un crescendo di virtuosismo e acrobaticità. Soddisfatti si concedono una pausa accendendo la radio e, saltando di programma in programma, traggono spunto da quanto ascoltano per quadri tanto inattesi quanto sorprendenti, spiazzando il pubblico ogni volta. Con la stessa velocità con cui al ruotare la manopola si passa da un radiogiornale a una partita di calcio, dalle hit musicali alla preghiera della sera i due, in base a quanto la trasmissione ispira loro, si cimentano in imitazioni, scherzi, danza, prove di seduzione, virtuosismi ginnici o quant’altro la trasmissione di turno suggerisca loro.
La radio non è un finto accessorio di scena ma un vero e proprio terzo protagonista sul palco: ogni volta Luciano Rosso e Alfonso Barón si esibiscono in base a quanto effettivamente in onda in quel momento. Ogni messinscena di Un poyo rojo non si configura dunque come una replica della precedente ma quale spettacolo nuovo oltre che come una sorprendente prova di improvvisazione.
La componente fondamentale dello spettacolo è la complicità che si instaura tra gli interpreti: non sono fidanzati come ci tiene a specificare Barón a fine spettacolo, quasi ad anticipare la curiosa morbosità sulla vita privata altrui che prende sempre più piede in questa contemporaneità. Siamo onesti: negli anni Sessanta, ammirando Rudolf Nureyev e Margot Fonteyn esibirsi insieme, a nessuno sarebbe balenato in mente di attribuire quella loro perfetta armonia a una relazione sentimentale invece che al duro lavoro in sala prove. Lo stesso duro lavoro che porta Rosso e Barón a improvvisare con destrezza, a sfidare la forza di gravità nella lotta corpo a corpo mentre con la mimica raccontano una storia completamente differente. Una mimica – facciale e corporea – degna di uno spettacolo di varietà o di clownerie, ispirata ai grandi maestri della comicità da Chaplin a Totò.
Il pubblico applaude con grande trasporto a fine spettacolo, entusiasmato dalle performance e grato per l’ora di risate quasi ininterrotte.
Un poyo rojo con la sua capacità di dissolvere lo stress di una giornata lavorativa in un sorriso ribadisce una volta ancora l’importante ruolo culturale ma anche sociale rivestito dal teatro. Un ruolo non sempre chiaro a chi siede tra gli scranni del Parlamento italiano.

Silvana Costa

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Franco Parenti – Sala Grande
via Pier Lombardo, 14 – Milano
dal 14 al 17 giugno 2021
www.teatrofrancoparenti.it

Un poyo rojo
coreografia Luciano Rosso, Nicolás Poggi
regia Gaido Hermes
con Luciano Rosso e Alfonso Barón
produttori Jonathan Zak e Maxime Seuge
produzione in Italia Carnezzeria srls
durata 1 ora

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