Sciaurate maniere

Una mostra internazionale, sul tema dell’effimero in architettura, rievoca le atmosfere ludiche e fiabesche del Rinascimento attraverso fotografie e modelli lignei di edifici ancor’oggi esistenti nell’area verde compresa tra Lombardia ed Emilia. Residenze dalle caratteristiche ibride, collocate tra arte e scienza, ispirate alle polverose pagine – mai pubblicate – di trattati d’architettura come quelli di Serlio, Francesco di Giorgio Martini, Filarete e Du Cerceau.

Nel corso del  XVI secolo, nella porzione di pianura che si estende a cavallo del Po, tra Cremona, Mantova e Ferrara, la nobiltà locale erige singolari residenze suburbane. Si tratta di eleganti ville, luogo d’ozio e delizia, bizzarramente corredate da fossati, merlature, torri angolari o torricini che, seppur privi di effettiva funzione difensiva, conferiscono al complesso l’aspetto del maniero delle favole. L’adozione di tali effimere fortificazioni, si suppone, sia dovuta al puro desiderio di stupire vicini e ospiti. Analoga motivazione viene addotta per la scelta di conferire alle costruzioni uno stile tipico della tradizione nordica, di derivazione franciosizzante, assolutamente estraneo all’eredità classica del Rinascimento italiano.
L’architetto Alberto Faliva, nell’ambito della mostra I Bastioni, il Portico e la Fattoria, attualmente in corso a Salsomaggiore Terme dopo la tappe di Cremona, New York e Parigi, indaga queste originali tipologie costruttive, mettendo in luce i tratti che le accomunano ed avanzando concrete teorie sulle loro origini. I casi di studio presentati al pubblico sono otto: la Villa Boffalora a Busseto, la Palazzina di Pontevico, la Villa di Ludovico Schizzi a Casteldidone, la Villa Medici del Vascello a San Giovanni in Croce, la Palazzina del Bosco della Fontana di Marmirolo, la Villa Albergoni di Moscazzano, il Palazzo Affaitati a Grumello Cremonese e il Palazzo di Mesola presso Ferrara. Il titolo della mostra cita quello della prima esposizione dedicata ad Andrea Palladio nella Londra degli anni Settanta, Andrea Palladio, 1508-1580: The portico and the farmyard, e tale riferimento non è per nulla casuale! Faliva, vuole proporre un percorso d’indagine rigoroso e scientifico del fenomeno della villa di campagna nell’Italia settentrionale, andando oltre l’opera, già ampiamente approfondita, di Andrea Palladio. Nella Pianura Padana, negli stessi anni in cui Palladio è attivo nell’entroterra veneto, è presente una miriade di artisti – troppo superficialmente liquidati come minori – che danno vita ad un interessante caleidoscopio di forme e soluzioni edilizie.
Gli edifici presentati in mostra sono frutto dell’estro progettuale di diversi architetti, ciascuno dei quali risolve il rapporto tra elemento di delizia e divertissement militareggiante, in maniera assolutamente distinta, attingendo dai testi allora in voga. Gli architetti, prendendo spunto dagli schizzi provenienti da trattati – a volte inediti – di Filarete, Francesco di Giorgio, Leonardo o dal Libro VI di Serlio, inventano piante e scenografici prospetti. Partendo da questa ipotesi, è possibile, per esempio, far risalire l’adozione di forme franciosizzanti alla visione dei disegni tracciati da Sebastiano Serlio durante il soggiorno a Fontainebleau, ospite del cardinale Ippolito d’Este. A differenza dei trattatisti precedenti, che si esprimono solamente attraverso testi – pensiamo a Leon Battista Alberti – o disegni, Serlio, Leonardo da Vinci o Du Cerceau enunciano sinteticamente per iscritto le proprie teorie e rimandando, per l’approfondimento, a schemi grafici, obbligando il lettore a rimbalzare continuamente tra parole e disegni. Riferendosi al trattato del Filerete, Giorgio Vasari afferma, scandalizzato da questa nuova forma espositiva, che i modelli apparsi sul trattato inedito sono presentati in una “sciaurata maniera” che costituisce una “ingiuria al pubblico et al secolo”.
I grandi touch screen presenti in mostra con le animazioni realizzate da BigRock Studios permettono di visualizzare il meticoloso lavoro di archivio compiuto da Alberto Faliva, identificando, per ogni villa, quale potesse essere il riferimento alla base della planimetria – talvolta si assiste alla duplicazione, speculare, del modulo di base – quali siano le proporzioni dei prospetti e quali gli elementi effimeri più curiosi da evidenziare. Le ville sono presenti un mostra anche fisicamente con modelli lignei, prodotti in sezione per permettere ai visitatori una migliore comprensione del funzionamento degli edifici. I plastici in scala 1:33, realizzati da Ivan Simonato, collaboratore del Centro Studi Andrea Palladio di Vicenza, sono in  legno grezzo, ribadendo l’importanza del ruolo di pura rappresentazione di tali oggetti, allontanandosi definitivamente dalla tradizione anglosassone di dipingere di bianco le riproduzioni lignee di opere palladiane.
Il contrasto tra la pulizia del modello e lo stato di abbandono che si registra in alcuni casi è molto forte, come evidenzia anche il bel reportage fotografico firmato da Giuseppe Faliva. Tuttavia sembra aver guadagnato maggior biasimo un’operazione di restauro quale quella che ha visto il tamponamento, con pareti vetrate, delle arcate della corte centrale di Villa Boffalora a Busseto – adibita a museo dedicato a Giuseppe Verdi –  per ricavarvi lo spazio del bookshop. Seppur all’apparenza non sembri un intervento invasivo, con la chiusura delle aperture disposte a quincunx e dei suoi portici centrali, l’aura non buffa più, facendo così venir meno la peculiarità all’origine del nome della villa.

Silvana Costa

La mostra continua:
Galleria Warowland
piazzale Berzieri – Salsomaggiore Terme, PR
fino a martedì 30 settembre 2014
orari lunedì – venerdì 9.00 – 12.30 e 15.30 – 18.30; sabato e festivi 9.30 – 12.30 e 15.30 – 18.30
www.portalesalsomaggiore.it
 
I Bastioni, il Portico e la Fattoria
Ville del Rinascimento padano
a cura di Alberto Faliva
modelli lignei Ivan Simonato
foto Giuseppe Faliva
computer grafica BigRock Studios
www.sciauratemaniere.it
 
Catalogo:
Ville del Rinascimento Padano
I Bastioni, il Portico e la Fattoria
a cura di Alberto Faliva
Electa, 2010
160 pagine; 80 illustrazioni; 17×24 cm
www.electaweb.it

 

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