Solo diventare natura ci salverà

La nuova raccolta di lavori recenti dell’architetto Italo Rota diviene occasione per approfondire la sua visione per il futuro.

Italo Rota è uno dei più estrosi architetti italiani oggi noti a scala internazionale, una mente vivace che spazia dalle scenografie teatrali agli interventi di scala urbana. La sua ultima fatica editoriale è Solo diventare natura ci salverà, il volume pubblicato da Scheiwiller in cui sono raccolti i lavori realizzati negli ultimi cinque anni, ciascuno legato a un tema specifico e inteso a raccontare un particolare approccio alla professione. Un volume che, come fa notare Fulvio Irace nell’intervista a Rota posta in apertura, sembra in realtà un’autobiografia per la forte componente di ricordi e riflessioni che accompagnano la presentazione dei progetti.
La curiosità nello sfogliare Solo diventare natura ci salverà è grande: il titolo infatti lascia quantomeno perplessi se si considera che Rota, in tandem con CRA – Carlo Ratti Associati, è il progettista del nuovo campus dell’Università Statale di Milano al Mind – Milano INnovation District che occupa le aree di Expo 2015 a Rho: un complesso che, al di là di spazi verdi e soluzioni ecosostenibili, conta pur sempre oltre novecentomila metri cubi di edifici. È a questo punto importante non soffermarsi sulle immagini – come spesso accade quando si parla di volumi d’arte e di architettura – ma andare oltre, leggendo il testo, per capire il pensiero profondo di questo architetto.
I presupposti della riflessione che innerva l’intero volume sono, da un lato, la definizione di ecosistema mutuata da Gilles Clèment: “un sistema, molto complesso, di legami tra piante e piante, piante e animali, ma anche tra piante e suolo o rocce, elemento dove la vita è apparentemente invisibile ma presente” (pag. 19) e, dall’altro, la consapevolezza di vivere nell’Antropocene ed essere causa del disastro bioclimatico che contraddistingue questa era. Italo Rota, andando controcorrente e, in un certo qual modo, eludendo le ipotesi drammatiche per il futuro oggi dilaganti, ritiene che “la consapevolezza rispetto all’universo naturale è arrivata a tal punto che presto, forse, si passerà a un’era successiva, il “Biocene”. L’era di una scoperta reciproca fra un mondo animale e uno vegetale, in cui si potrà parlare davvero di ecosistema (il sistema di relazioni in cui tutti i viventi si esprimono). L’era in cui tutti noi potremo aspirare ad avere in parlamento un animale o una pianta, che abbia gli stessi nostri diritti e doveri, in termini di relazioni” (pag. 19).
Rota accorda dunque al genere umano quella fiducia che al momento non nutre nel confronto dei propri colleghi, ritenendo che l’architettura oggi abbia perso la capacità di essere visionaria e rifugga temi cruciali come il cambiamento climatico.
Solo diventare natura ci salverà racconta una serie di padiglioni realizzati e allestiti su progetto di Italo Rota in occasione di importanti eventi internazionali con il fine di sensibilizzare i visitatori sulle possibili strategie per salvaguardare l’ecosistema esistente e di mostrare esempi di buone pratiche e di soluzioni sostenibili da adottare nella quotidianità. Il Padiglione Italia all’Expo di Dubai (2020), per esempio, vanta una facciata composta da corde nautiche realizzate con plastica riciclata, un sistema di purificazione dell’aria basato sull’impiego dell’alga spirulina e accorgimenti progettuali per ottenere naturalmente la mitigazione climatica. Il Padiglione Ciudades de Agua, incentrato sul rapporto tra acqua e città, è una delle cinque plazas tematicas concepite per l’Expo Saragozza 2008 mentre al Padiglione del Kuwait a Expo Milano 2015 propone dimostrazioni delle strategie adottate dal Paese per rendere abitabile il deserto e prevede, in fase di realizzazione, l’applicazione di accorgimenti e tecniche, attivi e passivi, per limitare l’uso di materiali da costruzione e il loro impatto sull’ambiente. Alla Triennale di Milano, sempre in occasione di Expo 2015, è l’autore dell’allestimento, al piano terra, di Arts & Foods. Rituali dal 1851, la mostra a cura di Germano Celant volta a proporre un ideale viaggio, sia culturale sia temporale, attraverso i rituali legati al cibo a partire dall’anno della prima Esposizione Universale, organizzata a Londra nel 1851, e, al piano superiore, della futuristica nuova versione del Triennale Design Museum, l’ottava, intitolata Cucine & Ultracorpi, ispirata al romanzo di fantascienza L’invasione degli ultracorpi di Jack Finney. Italo Rota, insieme a CRA-Carlo Ratti Associati, è l’ideatore anche dell’allestimento del padiglione ENI sul confinamento magnetico, un importante metodo per ottenere energia senza emissione di gas serra o altre sostanze inquinanti, all’edizione 2022 della Maker Faire di Rome, il grande evento a scala mondiale in cui le persone si radunano per mostrare progetti, scambiarsi conoscenze o validare prototipi.
Italo Rota sale quindi di scala e mostra – sempre mutuando il lessico dalla botanica – “innesti di elementi di città all’interno di un tessuto esistente” (pag. 3), spaziando da interventi su edifici esistenti, cui dona una nuova vita e li riconsegna alla città, come il complesso di Palazzo del Podestà a Mantova (2012/23) o il Museo del Novecento a Milano (2001/10) – che finisce per configurarsi esso stesso come un’opera d’arte –, a nuove costruzioni quali, per esempio, la coloratissima mediateca comunale Sandro Penna a San Sisto (2002/04) – essa pure sembra ispirata da un libro di fantascienza –, il Teatro del Buratto a Milano (2017) o la chiesa di Santa Margherita Alacoque  al rione Esquilino di Roma (2000/05).
Nel novero delle nuove costruzioni rientrano anche edifici quali la casa di Roberto Cavalli sulle colline fiorentine (2008/10) e il complesso industriale Elatech in Val Brembana (2011/14), adagiato sul fondo di una gola. Entrambi sono innestati dall’architetto direttamente nel territorio naturale, lasciando che diventino parte di esso. Sia la casa dello stilista sia l’industria milanese sono infatti parzialmente inserite nella roccia dalla quale fuoriescono parzialmente con volumi vetrati per godere della luce e del panorama circostante.

From Earth to Earth è il titolo della fanzine allegata a Solo diventare natura ci salverà, un complemento in cui, lontano dalla formale istituzionalità di un volume di architettura, Italo Rota lascia fluire in libertà – e con una cospicua dose di colore – pensieri, teorie e ricordi. La grafica, sia del volume, sia dei disegni ivi contenuti, è strepitosa conferma di un talento creativo già ben evidente a metà degli anni Settanta, quando Pierluigi Nicolin lo vuole con sé nell’avventura di Lotus. Gli anni Sessanta e Settanta, con i loro colori e il loro stile sono inesauribile fonte di suggestione per l’architetto/artista che è grande collezionista di oggetti dell’epoca – poster, dischi, dipinti, pubblicazioni, ecc. –, alcuni esposti nel corso della mostra Pianeta Città- Arti, cinema, musica e design nella Collezione Rota, 1900-2021 organizzata un paio di anni fa  all’ADI Design Museum. Nella fanzine si susseguono citazioni di David Bowie e di Ludwig Leo – l’architetto del celeberrimo Umlauftank 2 (1967/74) che Rota riesce a incontrare a Berlino –, riferimenti nei disegni ad Archizoom e Superstudio che nascono “dalla consapevolezza che il mondo è andato da un’altra parte. Nel bene, gli umani sono diventati migliori, nel male adesso dobbiamo fare i conti con la natura. Non ne avevano indovinata una. Perché è cambiato il contesto proprio radicale a cui questi studi si rivolgevano…ma puoi fare lo stesso esercizio sulla loro interpretazione del marxismo o comunque dell’organizzazione operaista” (pag. 10).
Italo Rota in From Earth to Earth spiega anche il senso del connubio creativo con Carlo Ratti, la cui visione dell’architettura appare così distante dalla propria eppure, si tratta di “sfumare i confini tra il mondo del naturale e quello dell’artificiale. Trovare nuove alleanze. Non c’è contraddizione tra alberi e intelligenza artificiale”. Poco oltre aggiunge di ritenere “il digitale come materiale contemporaneo: per monitorare performance, estrarre dati e apportare migliorie in tempo reale” (pag. 46). Connubio creativo dal quale sono nati alcuni dei lavori presentati in Solo diventare natura ci salverà e che permette a Rota di attuare le sue visioni per il futuro prossimo venturo perché, come afferma in chiusura, “I’m very interested in the future: that’s where I’m going to spend the rest of my life”.

Silvana Costa

Italo Rota
Solo diventare natura ci salverà
Libri Scheiwiller, 2023
volume: 21,8 x 28 cm, 272 pagine, brossura
fanzine: 21,8 x 24 cm, 72 pagine, brossura
prezzo 49,00 Euro

www.24orecultura.com/libri/

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