Storie di una grande famiglia

Filadelfo Simi 21Gemellaggio d’arte per il Museo Ugo Guidi, che ospita fino all’8 aprile ben trentotto opere dello Studio Simi di Scala di Stazzema. Un incontro fra artisti ma, soprattutto, fra i custodi dei loro insegnamenti e dei tanti ricordi di una comunità.

A Forte dei Marmi, poco distante dal mare c’è una casa particolare, la Casa Museo di Ugo Guidi.
Nei luoghi dove l’artista lavorava e dava luce alle sue opere, i figli hanno dato vita a un ambiente suggestivo, dall’atmosfera magica, pervasa e traboccante dell’aura misteriosa che il lavoro del padre continua a trasfondere nell’ambiente.
Fin dalla sua creazione, la Casa Museo si è distinta per la fervida attività organizzativa, espositiva e di sostegno alle iniziative d’arte non solo versiliesi, ma anche nazionali, con uno sguardo sempre attento ai giovani talenti e agli artisti del territorio, un territorio che spesso ha dato natali a personalità di rilievo e ha visto negli anni la creazione di cenacoli d’arte e il viavai di nomi noti che erano soliti trascorrervi il periodo estivo.
Accadde così anche per Filadelfo Simi. Nato a Levigliani nel 1849, da un’umile famiglia, mostrò fin da ragazzo un vivo talento per la pittura che i genitori non esitarono a sostenere, mandandolo a Firenze per studiare in Accademia. In città il giovane artista conobbe il mecenate Vegni, che ne finanziò il soggiorno a Parigi per perfezionarsi presso lo studio di Gerome. Nel periodo francese, il Simi venne così a conoscenza anche delle tendenze più nuove in pittura e soprattutto degli insegnamenti della Scuola di Barbizon, della pittura all’aria aperta e del rapporto diretto con la natura.
Rientrato in Italia, dopo un soggiorno in Umbria, si stabilì definitivamente a Firenze, dove nello studio di via Tripoli, fondò anche la Scuola Internazionale di Pittura, e dove divenne in seguito preside dell’Accademia. Molto stimato e apprezzato tanto in Italia che all’estero, prese parte a due Biennali a Venezia e nella sua evoluzione di pittore si confrontò sia con il movimento dei Macchiaioli sia con la pittura del Rinascimento. Il rimando al Naturalismo (certe rese del corpo umano lo resero inviso alla critica, per la sua ostentata rappresentazione del brutto), la ricerca del contatto con la natura, e l’importanza dell’impianto strutturale offerto dal disegno, sono alcuni dei caratteri che maggiormente distinguono la sua opera, insieme a un’attenzione al mondo contadino e alla sua trasfigurazione mitica. La resa e il rapporto con il mondo contadino, in generale, e con gli abitanti di Stazzema, in particolare, sono caratteri che distinguono non solo la sua attività, ma anche il senso generale di questa mostra. Se lui, per primo, volle tornare ogni estate in questi luoghi, ristrutturando una casa e progettando e realizzando uno studio pensato a misura delle proprie necessità, in mezzo ai boschi delle Apuane, anche la figlia Nera, così come il padre, vi tornò sempre con piacere, per ritrovare allievi e soprattutto gli amici e mecenati di sempre.
A Stazzema e in Versilia, il ricordo di queste frequentazioni e dell’attività dei due pittori è ancora molto vivo. Simi dipinse molte delle sue maggiori opere proprio qui, servendosi degli abitanti del paese come modelli. Tante sono, quindi, le storie che si raccontano e tramandano e tanti sono coloro che con grande emozione cercano e ritrovano i volti degli avi, ripercorrendo in un modo del tutto peculiare la storia della propria famiglia.
Dopo aver comprato lo studio Simi a Scala di Stazzema, e avervi trasferito le molte opere già in loro possesso, Maurizio Bertellotti e Moreno Gherardi, con il progetto I Simi tornano a casa, riportano nel luogo in cui sono stati realizzati i quadri, i tanti studi e i disegni preparatori di Filadelfo e della figlia Nera ritrovati nello studio Firenze.
Il progetto segna però un momento importante non solo per la storia dei due artisti, ma anche e soprattutto per una comunità che ritrova così una parte particolare e ricca di fascino della propria storia. Questo rientro si colora di sfumature affettive molto forti e profonde, pronte a rinsaldare i legami della collettività che vi si ritrova.
Anche l’incontro fra le due Case Museo (sebbene lo studio Simi non lo sia ancora ufficialmente ma venga già riconosciuto dai Guidi sotto questa veste) assume tratti similari: le 38 opere dei Simi presenti al Museo Ugo Guidi ricevono il grande abbraccio di quelle del padrone di casa, pronte a restituirlo nell’estate, quando Guidi salirà verso le montagne per essere ospite dello studio Simi. Le due case museo sono infatti accomunate non semplicemente dalla presenza delle opere, ma soprattutto dall’emergere di quell’aspetto dell’arte fatto di studio, elaborazione, prove, esperimenti, esercizio costante. Elaborazione e studio da un lato, creazione di legami e relazioni significative dall’altro, ci sembrano allora i due messaggi chiave che questo singolare gemellaggio lascia al visitatore.

Mailè Orsi

Filadelfo Simi 1Filadelfo Simi 2

La mostra continua:
Museo Ugo Guidi
via M. Civitali, 33 – Forte dei Marmi (Lucca)

fino a venerdì 8 aprile
sabato, domenica e Venerdì Santo 17.30-20.00 o su prenotazione
www.ugoguidi.it

Logos Hotel
via Mazzini, 135 – Forte dei Marmi (Lucca)

da sabato 19 marzo
orario: dalle 10.00 alle 23.00

Filadelfo Simi, la figlia Nera e la loro scuola
a cura e presentazione di Maurizio Bertellotti e Moreno Gherardi

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