Teatro L’Uovo | Memorabilia

Antonio Massena rievoca con meticolosità l’esperienza de L’Uovo intessendola con le vicende politiche e culturali di una città e della sua regione che, nel loro piccolo, sono specchio delle riforme e delle contraddizioni del teatro italiano.

Il bisogno di far sopravvivere la memoria di una grande avventura culturale è il motore che spinge Antonio Massena a scrivere Memorabilia. Teatro L’Uovo, metamorfosi di un impegno artistico, sociale e civile. Nella Prefazione l’autore dichiara: “L’intento – e il furore – con cui l’ho scritto è quello di non lasciare dimenticare, specialmente in un periodo così precario e incerto come questo, un tempo in cui è stato possibile dare forma, sostanza e radicamento territoriale a un’idea, a un sogno: L’Uovo” (pag. 19).
Il racconto si sviluppa in successione cronologica per fasi, dall’incontro con Antonio Centofanti e Maria Cristina Giambruno agli inizi degli anni Settanta nell’ambiente teatrale universitario dell’Aquila, pervaso da fervore per la ricerca e la sperimentazione, condotte anche attraverso un fitto programma di scambi internazionali. Strappano Massena dal destino di biologo e statistico inducendolo a fondare con loro nel 1976 la Compagnia Alpha e nel 1978 L’Uovo gran compagnia di attori, pupazzi e burattini. Nel giro di un anno arriva il riconoscimento del Ministero del turismo e dello spettacolo e della Regione Abruzzo e durante tutti i suoi 37 anni di vita L’Uovo assicura sempre alti standard delle produzioni, riuscendo nel non semplice compito di conquistare e mantenere l’affetto del pubblico, il plauso della critica e il bilancio economico in attivo. È quest’ultimo un elemento non indifferente che, insieme alla non sudditanza partitica, rende la compagnia invisa al sottobosco amministrativo e culturale locale dove, per esempio, il Teatro Stabile dell’Aquila è in perenne ambasce per i buchi in bilancio ripianati a suon di finanziamenti pubblici e da un generoso prestito dello stesso L’Uovo.
Nulla sembra frenare l’entusiasmo di quanti collaborano con L’Uovo che, anche nei momenti di grande difficoltà, riesce a mettere in piedi nuove produzioni, concepite senza “distinzione tra un pubblico di adulti e un pubblico di ragazzi. Il “genere” è stato inventato per inquadrare delle tipologie di spettacolo ma non ha nulla a che fare con la sensibilità e la capacità di recepire, guardare e ascoltare. Per L’Uovo, e per noi che vi abbiamo dato vita, è sempre stata fondamentale la creazione artistica e formale dell’evento spettacolo. Prove accurate, meticolose e nei gusti tempi, scenografie, costumi, luce, suono, musiche, tutto come si conviene a qualsiasi spettacolo teatrale” (pag. 20), un rigore che non viene meno neppure con le co-produzioni.
Massena sfoggia con orgoglio misto a nostalgia soprattutto verso chi in questi anni è venuto a mancare la professionalità delle persone con cui ha condiviso il cammino e la rievocazione di ogni spettacolo portato in scena è accompagnata dal dettagliato elenco di autori, tecnici, musicisti e attori – noti o che lo sarebbero diventati di lì a breve –, dal numero di repliche e degli spettatori registrati. Lucio Argano nel testo introduttivo a Memorabilia loda il taglio giornalistico adottato da Massena nel rievocare con precisione date e protagonisti degli eventi, sovente accompagnandoli con stralci di articoli o di documenti istituzionali, elevando il libro da autobiografia a reportage storico.
Capitolo dopo capitolo, con grande onestà Massena enumera le difficoltà, gli ostacoli e i dubbi con cui la compagnia si scontra immancabilmente nel corso del suo percorso, talvolta dovuti a vistose ingerenze politiche e sgambetti dei colleghi. Più che l’autoincensamento emergono l’estrosità, la tenacia ma pure gli errori nel superare i problemi oltre alla generosità nel condividere i consigli ricevuti e le lezioni imparate. Memorabilia si rivela così un valido strumento per chi intende intraprendere la professione invitando a non mollare mai, a preferire alla strada più facile quella che, anche a costo di sacrifici, porta a maggiore soddisfazione professionale e perché no? – personale. Preziosi a tal proposito gli aneddoti relativi al Faust registrato e trasmesso nel 1980 dalla neonata RAI Tre e all’accordo con Pietro Garinei in occasione del debutto al Teatro Sistina di Roma, il 26 febbraio 1981, con la centesima replica di Facciamo che Pinocchio era un burattino.
Sono tanti i progetti sviluppati in quasi quarant’anni di attività da L’Uovo, sovente precorrendo i tempi, sempre con quella combinazione tra imprenditorialità e impegno civile peculiari dei giovani idealisti degli anni Settanta. L’Uovo sa ascoltare e instaurare un rapporto fertile con il territorio in cui lavora: L’Aquila spingendosi sino nell’entroterra ma pure il Trentino che gli commissiona lavori e li supporta. La compagnia attiva corsi e laboratori specifici per la scuola, il carcere e la comunità, proponendo ogni volta progetti di durata pluriennale che garantiscano un percorso di crescita ai partecipanti e un rapporto costruttivo con le strutture ospiti. Un rapporto, soprattutto quello con il carcere – inteso sia con il direttore sia con i detenuti –, che è lentamente scivolato dal livello didattico a quello umano: in Memorabilia sono riportati episodi toccanti tra cui lo spettacolo organizzato al Teatro San Filippo con i detenuti impegnati in veste di attori e tecnici di scena.
Le vicende del  Teatro San Filippo costituiscono una storia nella storia e rappresentano un fattore utile a rafforzare il legame de L’Uovo, compagnia ormai stimata a livello nazionale, con la città in cui è nata. Il 23 luglio 1986 una delibera sancisce la convenzione tra il Comune e L’Uovo per la concessione della gestione dello spazio – di proprietà del Comune – alla compagnia che si fa carico del recupero dell’immobile e del suo adattamento a ospitare spettacoli teatrali. Antonio Massena si dilunga, a tratti con tono epico, nel ricostruire la lotta contro il tempo e la carenza di soldi per riuscire ad aprire il teatro al pubblico. Il San Filippo diventa sede degli spettacoli, dei laboratori, dei magazzini e degli uffici de L’Uovo e gli consente di fare il salto di qualità da compagnia itinerante a teatro stabile di innovazione. Un buon esito che, invece di essere accolto con favore, non fa che inasprire il rapporto non collaborativo tra le varie realtà teatrali e musicali della città in un periodo in cui si registra penuria di spazi per uffici ed esibizioni.
Una penuria di spazi – e una lotta per attrarre pubblico – acuita dai 30 lunghi secondi di terremoto che nella notte tra il 5 e il 6 aprile 2009 distrugge la città. Dall’alto, dalla piazza principale di Pianola, “si vede il centro dell’Aquila. Una visione infernale: le poche luci rimaste accese avvolgono le nuvole di fumo rossastro che si alza nell’aria. È la polvere dei crolli, ma non lo sappiamo, pensiamo a un incendio” (pag. 185) rievoca Massena nel resoconto lucido e dettagliato di quella notte e dei giorni successivi.
Il bilancio è drammatico sia in termini di vite perse sia di edifici danneggiati tra cui il Teatro San Filippo. L’aiuto dei vigili del fuoco permette a L’Uovo di mettere in salvo gli hard disk e i documenti dagli uffici e parte dei costumi e dei materiali di scena dai magazzini; il Ministero per i Beni e le Attività Culturali attraverso la Direzione Regionale per Beni Culturali dell’Abruzzo e la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici dell’Abruzzo inserisce l’edificio nell’elenco dei 45 monumenti da restaurare. Purtroppo il San Filippo è solo uno dei teatri distrutti, mettendo in ginocchio il settore degli spettacoli dal vivo dell’Aquila. In questa situazione artisti, enti e istituzioni da ogni parte del Paese offrono il loro aiuto ma nonostante ciò non si placano le rivalità intestine, supportate, come sempre, dall’incapacità dei partiti di fare fronte compatto per superare l’emergenza. “Alcune realtà pugliesi volevano offrirci un teatro tenda con 300 posti ad uso di tutti. Ma il Comune ha cambiato spesso idea, promesso luoghi, negato luoghi, finché i pugliesi decisero che evidentemente non ne avevamo bisogno” (pag. 244). Massena una volta ancora tratteggia un’istantanea tanto impietosa quanto sincera della situazione: “l’Aquila, e questo l’ho sempre affermato, era ed è una città dalle istituzioni culturali sovradimensionate in rapporto alla popolazione, al suo bacino di utenza, ma anche, a parte pochi casi, al rapporto costi/benefici. L’Aquila non era prima del terremoto, e non lo è oggi, in grado di assorbire tre stagioni musicali, tre stagioni teatrali, una stagione di danza e tutte le iniziative collaterali proposte dalla miriade di associazioni esistenti” (pag. 265).
Nonostante il periodo drammatico la compagnia non interrompe che per una manciata di giorni la tournée in corso per esplicito desiderio di tecnici e attori e continua, grazie all’ospitalità concessa dal Trentino, a provare e produrre nuovi lavori. Eppure, cogliendo in pieno lo spirito del momento, L’Uovo accoglie l’invito del Ministero a valutare la fusione con il Teatro Stabile d’Abruzzo: Antonio Massena si consulta con Salvatore Nastasi, Direttore Generale Spettacolo, e nel marzo del 2015 viene siglata l’unificazione tra L’Uovo e il TSA.
L’epilogo è triste e noto mentre da più parti si sollevano critiche e indignazione. Come accade in molti matrimoni, celebrata l’unione TSA prevarica il partner e già dal primo triennio 2015/17 lo esclude dal programma artistico e produttivo, non dimostrando alcun interesse verso i percorsi di ricerca e sperimentazione e il gran numero di spettacoli in repertorio.
La storia avrebbe potuto essere differente ma così non è stato per disattenzione politica, per incapacità di gestione o altro ma questo è ora solo materiale per diatribe legali. I lavori al Teatro San Filippo sono ormai conclusi e a Antonio Massena non resta che condividere l’esperienza de L’Uovo grazie a Memorabilia affinché i nuovi gestori ne facciano tesoro.
Fintanto che ci sarà chi vorrà fare innovazione teatrale e resterà memoria del suo progetto artistico che ha validità al di là dell’epilogo della compagnia L’Uovo resterà vivo.
È nostro dovere fare sì che ciò non accada.

Silvana Costa

Memorabilia
Teatro L’Uovo, metamorfosi di un impegno artistico, sociale e civile
di Antonio Massena
presentazione di Lucio Argano
Titivillus, 2020
14,5 x 20,5 cm, 320 pagine, brossura
prezzo 18,00 Euro
www.titivillus.it

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