L’epopea di Ver Sacrum

In libreria il raffinato volume che ripercorre la parabola della rivista della Secessione viennese ideata da Klimt – con Kurzweil ed Hevesi – attraverso una selezione di copertine, disegni ed esempi d’impaginato. Valerio Terraroli, autore dell’opera, dà voce alle differenti linee di pensiero che coesistono in Ver Sacrum destreggiandosi tra i contributi delle centinaia di artisti coinvolti e seguendone la continua sperimentazione grafica.

Se in Italia è la Prima Guerra Mondiale a falciare drammaticamente la compagine dei Futuristi, in Austria è la malattia che nel 1918 si porta via Gustav Klimt, Egon Schiele, Koloman Moser e Otto Wagner, pittori, decoratori, architetti e designer cuore pulsante del gruppo dei Secessionisti. In siffatto nefasto anniversario la casa editrice Skira dà alle stampe Ver Sacrum. La rivista della Secessione viennese. 1898-1903 in cui il critico d’arte Valerio Terraroli ripercorre le sei intense annate della pubblicazione ideata per divulgare il linguaggio e le idee del movimento artistico costituitosi formalmente nel 1897.
Alla fine del XIX secolo Vienna si presenta al mondo come una città all’avanguardia tecnologica e sociale, alla luce sia di importanti lavori di trasformazione urbana e dotazione infrastrutturale sia della vivace attività culturale intrapresa dalla neonata borghesia. In un simile contesto, nel 1896, l’architetto Wagner dà alle stampe il trattato Moderne Arkitektur e Klimt, insieme ad altri diciotto colleghi, fuoriesce dalla Wiener Künstlerhaus – l’associazione degli artisti cittadini, ancora retta dagli ideali accademici ignorando come il mondo reale sia ormai lanciato incontrovertibilmente verso nuove prospettive – e fonda la Secessione viennese. Pochi mesi dopo lo stesso Klimt con Max Kurzweil e Ludwig Hevesi dà voce ai propri progetti in Ver Sacrum, un periodico dedicato a invenzioni decorative, illustrazione, architettura, letteratura e musica che già nel titolo contiene precise indicazioni degli intenti programmatici. Ver Sacrum, la Primavera Sacra, è infatti un rito di iniziazione delle antiche popolazioni latine: ogni primavera, al risveglio della natura, i giovani abbandonano i villaggi natii per andare a esplorare nuovi territori e fondarvi insediamenti, intraprendono un viaggio avventuroso verso l’ignoto per allargare l’orizzonte delle terre note.
Valerio Terraroli racconta il viaggio di esplorazione artistica della modernità compiuto dalla Secessione viennese attraverso una seducente selezione di quattrocentocinquanta immagini scelte tra i quattrocentosettantuno disegni, le duecentosedici xilografie, le cinquantacinque litografie e calcografie prodotte espressamente per Ver Sacrum, ripartite in sei capitoli, uno per ciascun anno di pubblicazione. All’interno del modulo quadrato che contraddistingue la rivista – che varia di dimensione al succedersi di editori e stampatori – parole e immagini si articolano tra loro declinando l’idea di Gesamtkunstwerk (opera d’arte totale) di Alfred Roller, come accade negli edifici di Otto Wagner dove i decori sono parte inscindibile dell’organismo architettonico. Per esempio, tra le soluzioni più interessanti, vediamo le miniature che da capilettera – come usa nei manoscritti medievali – si sviluppano accompagnando tutto il testo sino a incorniciarlo. Altre volte il motivo ornamentale perde ogni riferimento al floreale e figurativo per farsi ritmica composizione di quadrati diversamente colorati che ricorda uno spartito musicale.
Ciascun numero finisce così per presentarsi con veste diversa dal precedente, senza rispettare uno schema rigido, in una gran molteplicità di soluzioni, rispecchiando le personalità degli oltre duecento autori a rappresentanza dell’arte, della letteratura, della musica, della poesia e della cultura che turnano rapidamente in redazione. I fondatori della rivista in primis non hanno una concezione omogenea della Secessione e non si muovono coralmente: Roller per esempio segue ancora il Naturalismo della tradizione ottocentesca, Hoffmann propone forme astrattizzanti mentre Klimt sperimenta su Ver Sacrum quello stile di disegno dalla grande forza espressiva, caratterizzato da linee nette ed eleganza delle forme, che lo renderà ovunque riconoscibile.
Una complessità di interpretazioni che si ritrova anche nelle ventitré mostre susseguitesi a ritmo serrato all’interno del Palazzo della Secessione, costruito a Vienna tra il 1897 e il 1898 su progetto di Joseph Maria Olbrich, che in facciata, sopra l’ingresso, reca l’emblematica iscrizione concepita dal critico d’arte e scrittore Ludwig Hevesi “Der Zeit ihre Kunst, der Kunst ihre Freiheit” (Ad ogni tempo la sua arte, all’arte la sua libertà).
Se da un lato tale dibattito garantisce un alto livello qualitativo del periodico, dall’altro, nel  1903, porta a una profonda frattura tra le parti culminata con la spaccatura del fronte secessionista e il termine delle pubblicazioni. Gustav Klimt fonda il Klimt-Gruppe cui in seguito aderirà anche Egon Schiele, che immette nella secessione il germe dell’Espressionismo, mentre Koloman Moser e Josef Hoffmann aprono i Wiener Werkstätte, i laboratori di arti decorative, convinti che la modernità si identifichi con gli oggetti di uso quotidiano e non con i quadri.
I sei soli anni di vita di Ver Sacrum sono un’esperienza intensa e memorabile che Terraroli ripercorre nel libro attraverso le immagini in purezza. Capitolo dopo capitolo, guidati da un testo introduttivo, si può così constatare l’evoluzione grafica della rivista a partire dai numeri ancora di matrice Art Nouveau a impaginati rigorosamente geometrici, decisamente più secessionisti. Se nelle prime due annate l’immagine occupa l’intera superficie con la ricchezza delle sue decorazioni, dal 1890 il disegno, reso più essenziale, abbandona lo sfondo lasciando  a nudo il caldo color avorio della carta: il vuoto diviene così un ulteriore contenuto, uno spazio da riempiere con personali considerazioni sulla modernità. Sono un pregevole esempio di questa linea dell’astrazione gli Ex-libris con figure femminili stilizzate (numero 6, 15 marzo 1903) di Josef Hoffmann, linea che Klimt non seguirà mai.
L’intento ambizioso – difficile e costoso – degli ideatori di Ver Sacrum è portare stile e bellezza in ogni casa tanto che nel 1899 ne affidano la pubblicazione e la distribuzione al colosso Seemann di Lipsia con l’obiettivo di accedere a un mercato internazionale. Dopo un solo anno però l’editore rinuncia all’impegno, probabilmente a causa dello squilibrio tra investimenti e introiti, e la rivista ritorna a essere prodotta internamente dalla Secessione. Per incrementarne le vendite la redazione opta per contenuti più commerciali: i contributi intellettuali si impauperiscono e le dissertazioni di carattere teorico lasciano sempre più spazio a calendari, ex-libris, lettere dell’alfabeto e altre futilità. L’operazione non sortisce effetti significativi e la crisi tra i redattori è ormai palese. Le pubblicazioni vengono sospese ma l’epopea di Ver Sacrum è ormai consegnata al mito, insieme alle creazioni dei suoi autori.
La scarsa diffusione della rivista, difficilmente reperibile nella serie completa presso le biblioteche italiane, rende ancor più prezioso il contributo del volume di Terraroli, che si presenta in un’elegante edizione – quadrata ovviamente – con riproduzioni di altissima qualità delle copertine e delle pagine più suggestive di Ver Sacrum per un viaggio a ritroso nel tempo all’epoca e nei dibattiti della Secessione viennese.

Silvana Costa

Valerio Terraroli
Ver Sacrum
La rivista della Secessione viennese
1898-1903
Gustav Klimt, Koloman Moser, Otto Wagner, Alfred Roller, Max Kurzweil, Joseph M. Olbrich, Josef Hoffmann      
Skira, 2018
edizione italiana, inglese e francese
28 x 29 cm, 224 pagine, 484 colori, cartonato
prezzo: 55,00 Euro    
www.skira.net

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