Addio anni 70. Arte a Milano 1969 – 1980

A Palazzo Reale una grande mostra che racconta Milano tra il 1969 ed il 1980, tra contestazioni, delitti, sperimentazioni e mondanità e l’esposizione del grande collage di Enrico Baj dedicato alla morte dell’anarchico Pinelli.
Da alcuni anni a questa parte è in atto un processo di riscoperta degli anni ’70; tale fenomeno si manifesta sia in ambito artistico, rivalutando l’importanza delle sperimentazioni underground e delle contaminazioni multidisciplinari in un contesto di ricerca di nuovi linguaggi espressivi adatti al nuovo secolo, sia in ambito sociale con la messa in discussione da parte di pochi dei diritti acquisiti dai molti che allora scesero in piazza animati da ideali più forti delle cariche della polizia. All’origine dell’ondata che stravolse le arti, la politica e gli stili di vita, come sempre, c’è una rara quanto esplosiva combinazione di eventi storici, tecnologici e culturali.
La società italiana, alla fine degli anni ’60 ha terminato la grande fase della ricostruzione post-bellica; la popolazione gode di un diffuso innalzamento del tenore di vita e può approcciarsi al consumo dei prodotti di massa la cui produzione ha concentrato nei grandi poli industriali ampie fette di popolazione; l’analfabetismo è pressoché sconfitto – anche per merito della televisione – favorendo un gran proliferare di case editrici e testate giornalistiche. Nel decennio successivo le energie degli italiani – ormai tutti più consapevoli ed acculturati – vengono indirizzate su altri obiettivi in un panorama mondiale segnato dalla forte contrapposizione est/ovest, da assurdi conflitti bellici che in alcuni casi portarono ad una pesante crisi petrolifera e soprattutto da una gran voglia di rivoluzionare il sistema sociale su base capitalista, ormai datato, sulla scia dei movimenti che, nati negli USA, scossero tutta Europa a partire dal ’68. È un decennio strategico per la difesa dell’autodeterminazione della nostra Nazione e per la promulgazione di leggi che fecero dell’Italia un paese moderno; sono passati alla storia come anni di piombo per la drammatica successione di stragi, rapimenti ed omicidi politici dove in gioco non era solo l’opposizione destra/sinistra ma la libertà dello stesso Stato italiano; sono caratterizzati dalla discesa nelle piazze dei lavoratori che ottennero trattamenti più umani, dei giovani che vogliono la pace, delle donne che rivendicano il diritto a divorzio ed aborto.
Milano in tutto ciò ha avuto un ruolo strategico sia in quanto primo polo industriale della nazione che come cuore strategico della finanza, sia per la felice collocazione geografica che le consente di godere delle brezze culturali provenienti da oltralpe. La grande mostra, che per tutta estate occuperà l’intero piano nobile del Palazzo Reale di Milano, vuole ricordare a quanti hanno vissuto quel periodo e a quelli che non erano ancora nati ma ne hanno sentito parlare sui libri come di un’epopea di rivoluzione e conquista quanto avvenne in città. Schierati, non tanto in sequenza cronologica quanto per tematiche, troviamo oltre duecento pezzi tra libri, pitture, sculture, fotografie, manifesti mostrati con orgoglio dal Comune di Milano; elencare tutti gli artisti sarebbe riduttivo, vi invitiamo ad andarli a scoprire di persona, cogliendo le molteplici relazioni tra di loro, in un percorso che inizia e termina in una sala lettura, arredata con tavoli e sedie di Enzo Mari, legate all’esperienza dell’Autoprogettazione che egli presentò per la prima volta alla Galleria Milano nel 1974.
La cosa emozionante di questo viaggio indietro nel tempo è vedere i lavori di quelli, che oggi sono considerati maestri indiscussi di fama internazionale, all’epoca in cui erano giovani idealisti: in questo decennio l’arte è continua sperimentazione, è strumento di contestazione politica e supporto alle rivendicazioni sociali, ogni cantina diviene laboratorio creativo dove prendono vita esplicite provocazioni al sistema e performance citate ancora oggi. Le sculture di Giuseppe Spagnulo e di Arnaldo Pomodoro; il coinvolgimento psico-percettivo dello spettatore per mezzo delle strutture di Gianni Colombo; l’installazione Amleto politico di Vincenzo Agnetti; i residui dei pranzi al ristorante Spoerri; le città metafisiche di Aldo Rossi; i disegni a biro di Alighiero Boetti e quelli “anatomici” di Giovanni Testori; le riflessioni di Mimmo Rotella ci raccontano gli sforzi degli artisti per trovare un nuovo linguaggio per raccontare la modernità sfruttando entusiasti le potenzialità espressive della moderna tecnologia. L’apparecchio fotografico diviene il mezzo per documentare quanto accade: dalle sperimentazioni del neonato teatro Out Off alle performance nelle gallerie milanesi (Ala e Marconi solo per citare quelle entrate nel mito); piazza Duomo che fa da sfondo sia alle prime performance di Christo sull’onda del Nouveau Réalisme di Restany svolte tra gli operai in corteo sia ai funerali delle vittime di piazza Fontana (Ugo Mulas); dai grandi raduni all’idroscalo (Gabriele Basilico) alle foto intime di Ettore Sottsass alla moglie Fernanada Pivano; finendo con i volti di artisti, designer, stilisti ed imprenditori illuminati ritratti agli eventi mondani di una Milano non ancora da bere (Alfa Castaldi, Carla Cerati e Maria Mulas) cui fanno da contraltare i reportage nella periferia proletaria realizzati da Gianni Berengo Gardin.
Completano l’esposizione una sezione dedicata al libro d’artista e alle riviste indipendenti, allestita nella sala degli Archivi Gianferrari del Museo del 900 a cura di Giorgio Maffei e il monumentale collage di Enrico Baj nella Sala delle Cariatidi, sempre a Palazzo Reale. I funerali dell’anarchico Pinelli, questo il titolo della picassiana narrazione di Baj delle imponenti proporzioni di 3 metri di altezza per 12 di lunghezza, che tratta del controverso suicidio di Giuseppe Pinelli mentre era in stato di fermo alla questura di Milano in quanto ingiustamente sospettato di essere l’autore della strage di piazza Fontana. L’installazione, concepita proprio per lo spazio dove oggi la vediamo risplendere, avrebbe dovuto essere presentata al pubblico il 17 maggio 1972, ma quella mattina venne ucciso il commissario Luigi Calabresi e l’evento venne rimandato di 40 anni.
Concludiamo la visita con un gran senso si amarezza e rabbia. Ci chiediamo dove accidenti siano finiti lo spirito di rivendicazione, lotta e provocazione di quegli anni: possibile che siano andati in prepensionamento come gli operai Pirelli? Come e quando è accaduto che il bigottismo di ritorno abbia ripreso a coprire accuratamente genitali e la paura più che l’ipocrisia ci abbiano fatto smettere di osare con la sperimentazione? Che sia davvero colpa di Internet – come asseriscono certi novelli inquisitori – che ha spinto l’individualismo a livelli di guardia facendo cadere il processo di confronto fondamentale per l’esperienza creativa?
Addio anni ’70!

Silvana Costa

La mostra continua:
Palazzo Reale
Piazza Duomo, 12 – Milano
Orari: Lunedì: 14.30-19.30
Martedì, Mercoledì, Venerdì e Domenica: 9.30-19.30
Giovedì e Sabato: 9.30-22.30
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
Ingresso mostra gratuito
Comune Milano

Addio anni 70. Arte a Milano 1969 – 1980
aperta sino a domenica 2 settembre 2012
Comune di Milano – Cultura Moda Design Palazzo Reale
con il sostegno di24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore
a cura di Francesco Bonami, Paola Nicolin
Coordinamento generale Emanuela Mazzonis
Responsabile ricerche Valentina Niada

Enrico Baj. I funerali dell’anarchico Pinelli
aperta sino a domenica 2 settembre 2012
promossa e prodotta dal Comune di Milano Cultura e Palazzo Reale

Incontri sugli anni Settanta
a cura di Doppiozero
Sala Convegni, Palazzo Reale Piazza Duomo 14 – 3° piano
ore 19.00
21 giugno La Politica con Giorgio Boatti
5 luglio Grafica e poesia visiva con Giovanni Anceschi
12 luglio Letteratura con Marco Belpoliti
19 luglio Cinema con Luca Mosso
26 luglio Sesso e moda con Luca Scarlini

Foto di Claudio Polo/CSM

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