Andy Warhol’s Stardust

Una mostra al Museo del Novecento di Milano per immergersi nello scintillante mondo di uno dei più popolari artisti del ‘900: Andy Warhol.Con l’arrivo della primavera, nella galleria all’ingresso del milanese Museo del Novecento, spuntano gli ibischi. Si tratta di alcuni elementi della serie Flowers, realizzata da Andy Warhol nel 1964, partendo da una fotografia di Patricia Caufield: nulla di naturale dunque, bensì la chiara dimostrazione di quanto il celebre maestro della Pop Art ritenesse utile la riproduzione meccanica dei fiori – quasi a scala industriale – per un mero scopo decorativo. E lucrativo. Non a caso nelle divertenti stampe della serie Andy Mouse, create a quattro mani nel 1986 da Warhol e Keith Haring, l’artista è rappresentato con le fattezze di Topolino, l’icona del capitalismo e del consumismo per antonomasia. Potremmo ironizzare che non potrebbe esserci artista più indicato per far parte della collezione Bank of America Merril Lynch, proprietaria appunto di queste opere che è possibile ammirare nelle principali città del globo, tra cui Milano, grazie ad un fitto programma di esposizioni itineranti denominato Art in Our Communities.
Curatrice ed allestitore hanno disposto le opere in mera sequenza cronologica, suddividendole per serie: percorrendo la galleria ci pare perciò di trovarci in una corsia di supermercato con gli scaffali ricolmi di scatole di zuppa, grappoli d’uva, mazzi di fiori, cartoline del Vesuvio e i visi ammiccanti dalle copertine di Interview. L’arte come oggetto di consumo. Richard Hamilton, uno dei principali esponenti della Pop Art inglese, nel 1957, in una lettera scrive “La pop art è: Popolare (progettata per il grande pubblico) – Transitoria (una soluzione a breve termine) – Spendibile (facilmente dimenticabile) – Low cost (a basso costo) – Prodotto di massa – Giovane (rivolta ai giovani) – Spiritosa – Sexy – Ingannevole – Glamour – Un buon affare”.
In questa occasione, strizzando l’occhio ai moderni metodi di comunicazione tra i giovani, abbandonando l’uso dei tradizionali pannelli esplicativi, di fianco ai gruppi delle serigrafie sono applicate nuvolette gialle e fucsia (ricordando i cartelli che evidenziano le offerte speciali nei negozi) su cui si narrano, con lo stile succinto dei tweet, aneddoti sulla Factory, sul modus operandi di Warhol e amenità varie sui soggetti ritratti. Filippo Del Corno neo Assessore alla cultura del Comune di Milano auspica che la giovane età della curatrice – già da tre anni collaboratrice dell’istituzione milanese – sia il segnale che anche a Milano, come già avviene all’estero, stia iniziando una primavera anagrafica, un rinnovamento generazionale. Noi concordiamo con lui solo in parte perché, di fronte alla mera disposizione cronologica delle opere di Warhol, ci rendiamo conto di quanto avremmo preferito un approccio di approfondimento critico che solo l’esperienza può conferire al curatore.
Al di là di tali limiti, l’appuntamento al Museo del Novecento è imperdibile perché ci offre la possibilità di ammirare dal vivo alcune serie complete di stampe che hanno contribuito a rendere Warhol famoso per ben più degli invocati 15 minuti: Ten Portraits of Jews of the Twentieth Century (1980) esposti al Jews Museum di New York e poi pubblicati insieme a Myths (1981) dal gallerista Ronald Feldman. Se alla prima serie afferiscono i ritratti di personaggi reali, da Franz Kafka a Sigmund Freud, dai fratelli Marx a George Gershwin, da Albert Einstein a Golda Meir, la seconda è costituita dal frutto della fantasia umana: Topolino, Superman, Babbo Natale, lo Zio Sam ma anche la perfida strega del mago di Oz e Dracula. Altra memorabile serie di ritratti esposta è quella dedicata a Muhammad Ali (1978), passato al mito non solamente per l’eccezionale serie di titoli conquistati nel pugilato ma anche per la decisa presa di posizione a favore dei diritti degli afro-americani al punto di rischiare il carcere, essere sospeso per tre anni dalla pratica sportiva e gettare nel fiume la medaglia d’oro vinta ai Giochi olimpici di Roma nel 1960. Reali o fantastici sono personaggi che suggestionano il pubblico con quella sorta di alone di magia che li circonda: Andy Warhol diceva emanassero “polvere di stelle” e Stardust è per l’appunto il titolo scelto per questa mostra. Certe stampe però brillano sul serio grazie all’accorgimento di utilizzare polvere di brillante per rifinire la stampa, aggiungendo un tocco di preziosità reale all’aura della serigrafia come possiamo ammirare in Grapes D.D. (1979) dove D.D. sta per Diamond Dust.
Ricordiamo durante tutta la settimana del salone del mobile (7-14 aprile), grazie a Cosmit, l’ingresso al museo e a tutte le mostre che ospita è gratuito mentre nel week end del 11 e 12 maggio, nelle due sedi della Cineteca Italiana, saranno proiettate pellicole dedicate al suggestivo mondo di Warhol incluso l’estremo Empire (1964): otto ore di ripresa fissa, in bianco e nero, priva di sonoro, sull’Empire State Building.

Silvana Costa

La mostra continua:
Museo del Novecento
via Marconi, 1 – Spazio mostre
fino a domenica 8 settembre
orari: lun.14.30 – 19.30; mar. mer. ven. e dom. 9.30 – 19.30; gio. e sab. 9.30 – 22.30
l’ultimo ingresso consentito avverrà un’ora prima della chiusura del Museo.
ingresso gratuito ogni giorno a partire da due ore prima dalla chiusura del Museo; ogni venerdì gratis dalle 15.30
ingresso gratuito dal 7 al 14 aprile
www.museodelnovecento.org

Andy Warhol’s Stardust
Stampe della collezione Bank of America Merrill Lynch
a cura di Laura Calvi
allestimento a cura di Fabio Fornasari

Rassegna cinematografica
www.cinetecamilano.it

Spazio Oberdan Cineteca Italiana
viale Vittorio Veneto 2 – Milano

sabato 11 maggio
ore 15.00 – Chelsea Girl A. Warhol, P. Morrissey, 197’
ore 19.00 – Ho sparato a Andy Warhol M. Harron, 93’
ore 21.15 – The Velvet Underground and Nico: a Simphony of Sound A. Warhol, 67’
e Kiss A. Warhol, 50’

domenica 12 maggio
ore 14.30 – Ho sparato a Andy Warhol M. Harron, 93’
ore 16.15 – Chelsea Girl A. Warhol, P. Morrissey, 197’
ore 20.00 – The Velvet Underground and Nico: a Simphony of Sound A. Warhol, 67’
e Kiss A. Warhol, 50’
ore 21.30 – Trash – I rifiuti di New York P. Morrissey, 110’

Museo Interattivo del Cinema
Area ex-Manifattura Tabacchi
viale Fulvio Testi 121 – Milano

sabato 11 maggio
ore 14.00 – Empire A. Warhol, 1964, 483’
il film è visibile gratuitamente e coloro che presentano il biglietto del Museo avranno uno sconto sulle altre proiezioni

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