Chi non lavora, non

A Teatro Linguaggicreativi torna, a dieci anni dal debutto, lo spettacolo di Amedeo Romeo e Paolo Trotti.

Chi non lavora, non, in scena per l’intero fine settimana, è anche l’occasione per riunire i tre fondatori di questo vivace teatro milanese: Simona Migliori, Paolo Trotti e Amedeo Romeo, da tempo direttore del Teatro della Tosse di Genova.
Dieci anni ma, in un contesto sociale in cui la crisi economica si è via via aggravata, flagellando una classe lavoratrice che lamenta crescenti difficoltà ad arrivare a fine mese, quest’opera di denuncia si rivela più attuale che mai.
La storia è ambientata a Berlino nel 1930. In quell’anno l’onda lunga della grande depressione statunitense, conseguente al crollo della borsa di Wall Street, arriva sino nella Germania già fortemente penalizzata dalle misure impostele con il Trattato di Versailles, sottoscritto alla fine della I Guerra Mondiale.
Giovanni è operaio in una fabbrica tessile e un giorno, convinto dall’opportunità di rateizzarne il costo elevato, acquista una bellissima vasca da bagno con i piedini dorati a zampa di leone quale dono per Ciuffetto, l’amatissima moglie. La rateizzazione è una perversa strategia consumista per indurre le persone a comprare beni che in realtà non potrebbero permettersi, cullandole con un’impressione di benessere. La trappola non esita a scattare anche per Giovanni: le rate pesano molto su un bilancio famigliare dove l’uomo è l’unico a lavorare.
Cambiare impiego e farsi assumere come commesso in un grande magazzino pare essere una svolta in termini economici salvo poi rendersi conto dell’esiguità di uno stipendio ridicolo, che non gli consente di arrivare a fine mese, obbligandolo a comprimere ulteriormente le dimensioni dell’abitazione e la spesa destinata ad alimentazione e svago, a vendere i pochi beni di valore di suo possesso e a spostarsi sempre più lontano dal centro, compiendo un lungo percorso ogni giorno per arrivare al lavoro.
La situazione precipita il giorno in cui perde il lavoro e, cercandone uno nuovo, si vede sistematicamente respingere ad ogni colloquio, inclusi quelli in cui si offrono stipendi vergognosamente bassi. Vedersi espulso a cinquant’anni dal mercato del lavoro, con una famiglia da mantenere e le rate della vasca da bagno da pagare, con un sussidio di disoccupazione che non garantisce nemmeno il soddisfacimento dei bisogni primari, priva l’uomo della propria dignità e lo manda in completa crisi esistenziale.
È quello un contesto di grande scontento popolare, in cui si fa astutamente largo un giovane di origini austriache che, grazie a un programma politico volto a risollevare le sorti della classe lavoratrice, salirà di lì a breve al governo. Un contesto così pericolosamente simile a quello dei giorni nostri in cui ancora non si scorge la luce in fondo al tunnel della crisi economica iniziata oltre un decennio fa.
La vasca da bagno domina con tutta la sua lucente bellezza un palcoscenico in cui lo spazio dell’abitazione si riduce man mano si sviluppa la storia, lasciando spazio a quello degli ampi viali berlinesi che Giovanni percorre senza sosta, prima per raggiungere il lavoro e, successivamente, per cercarne uno nuovo. Paolo Trotti alla regia è encomiabile nel coreografare i movimenti di Amedeo Romeo al fine di rendere l’idea delle azioni ripetitive compiute senza sosta alla catena di montaggio – azioni capaci di trasformare un uomo in un automa -, il monotono tran tran casa-lavoro e, da ultimo, il correre a presentarsi ostinatamente a tutti i colloqui possibili.
Amedeo Romeo tocca il cuore del pubblico in sala grazie all’intensità conferita al personaggio di Giovanni che, trattenuta nelle scene iniziali, sotto l’occhio vigile di Trotti, si intensifica man mano la storia evolve per deflagrare nel finale. L’attore assume invece un tono elegantemente sospeso tra l’istrionico e il beffardo nei passaggi in cui esce dal personaggio per fornire dettagli sul contesto storico-economico e suggerire taglienti parallelismi con la contemporaneità.
Il risultato è travolgente e coinvolgente, capace di smuovere nel pubblico grande tenerezza ma pure di soffiare con vigore sul fuoco dell’indignazione civica che tra troppo tempo gli infiamma l’animo.
La sala a fine rappresentazione esplode in un lungo e intenso applauso ad Amedeo Romeo e Paolo Trotti, capaci di portare in scena con tanta efficacia un timore che, a macchia d’olio, si estende a una porzione crescente di popolazione senza che il governo sembri riuscire a porvi soluzione.

Silvana Costa

Lo spettacolo continua:
Teatro Linguaggicreativi
via Eugenio Villoresi, 26 – Milano
fino a domenica 26 marzo 2023
orari: venerdì 20.30
sabato e domenica 19.00
www.linguaggicreativi.it

Chi non lavora, non
di Amedeo Romeo, Paolo Trotti
con Amedeo Romeo
regia Paolo Trotti
produzione Teatro Linguaggicreativi
2013 – menzione speciale della giuria del Premio Internazionale Il teatro nudo di Teresa Pomodoro (giuria presieduta da Livia Pomodoro e composta da Eugenio Barba, Lev Dodin, Frédéric Flamand, Jonathan Mills, Lluís Pasqual e Luca Ronconi)
2015 finalista Bando Storie di lavoro 2015
2016 finalista Festival delle Resistenze Museo Cervi

Questa voce è stata pubblicata in Milano, Milano è viva 2023, prosa&danza, Teatro Linguaggicreativi e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.