El Greco un pittore nel labirinto

La mostra in corso a Palazzo Reale di Milano celebra la modernità della pittura di El Greco raccontandone l’evoluzione artistica, dalle icone al barocco, influenzata da un lungo periodo di formazione in Italia.

Domínikos Theotokópoulos nasce a Creta nel 1541 e, dopo un periodo di formazione speso in Italia, si trasferisce in Spagna dove acquisisce fama in virtù del proprio talento e viene consegnato alla storia con lo pseudonimo di El Greco. La mostra monografica, ricca e articolata, in corso a Palazzo Reale di Milano fino a domenica 11 febbraio, conduce il visitatore attraverso le evoluzioni dello stile dell’artista, dall’arte bizantina alle soglie del barocco e oltre, seguendo un percorso complesso che induce i curatori Juan Antonio García Castro, Palma Martínez-Burgos García e Thomas Clement Salomon a proporre il titolo El Greco. Un pittore nel labirinto.
Sono quarantuno le opere giunte in prestito a Milano per la mostra, distribuite in cinque sezioni corrispondenti ad altrettante fasi della carriera di El Greco. Tutte parimenti preziose e capaci di suscitare meraviglia nell’osservatore, con dimensioni che variano dalle piccole immagini sacre alle imponenti pale d’altare.
La sezione iniziale, intitolata Il bivio, è dedicata agli esordi dell’artista. Il primo punto di riferimento per El Greco è rappresentato dalle icone ortodosse ma al suo arrivo a Venezia – Creta all’epoca è un possedimento della Serenissima – si apre immediatamente allo stile occidentale, al colore e alla prospettiva. È esposto in mostra quale emblema di tale transizione lo stupendo Trittico di Modena (1568/69 ca), un altare portatile decorato su entrambi i lati con scene dal Vecchio e dal Nuovo Testamento ispirate al linguaggio delle opere che ha modo di ammirare in città. Su uno dei pannelli della facciata esterna è raffigurata l’Annunciazione a Maria, un tema protagonista dei due oli su tela esposti nella sala successiva chiaramente ispirati a Tiziano, Tintoretto e Paolo Veronese, con i colori brillanti e, in particolare quella risalente al 1572/76 ca, con paesaggi naturali incontaminati o vedute urbane come sfondo.

Il racconto del viaggio di formazione di El Greco attraverso la penisola prosegue nella seconda sezione intitolata Dialoghi con l’Italia. Roma è la città dove si ferma più a lungo, folgorato dalle opere di Michelangelo, ma soggiorna pure a Padova, Verona, Mantova per ammirare i superbi interventi di Giulio Romano e Parma, annotando anni dopo le proprie impressioni sugli artisti di cui vede le opere a margine di una copia delle Vite di Giorgio Vasari donatagli da Federico Zuccari nel 1586 in occasione di una visita fattagli a Toledo.
I curatori vogliono qui evidenziare come El Greco abbia fatto tesoro di quanto osservato, rielaborandolo in chiave personale e riversandolo nei propri dipinti. Sono così esposti, uno di fianco all’altro, L’Ultima Cena (1572/76 ca) realizzata dalla bottega del Tintoretto e la versione di El Greco (1568/69 ca) accomunate dalla stessa distribuzione dei personaggi e dalla torsione dei corpi; Cristo consegna le chiavi a San Pietro (1598) di Giambattista Castello e Guarigione del cieco (1572 ca) – ambientata in una piazza dal sapore veneziano, analoga a quella raffigurata come sfondo dell’Annunciazione – in cui la figura di Gesù è definita da identici gesti e colore delle vesti; San Giovanni Battista nella versione sua (1600 ca) e in quella di Tiziano (1540); il corpo di Cristo agonizzante che si staglia su un cielo buio della Crocefissione attribuita a Marcello Venusti o a Michelangelo e quella dipinta da El Greco (1604/14). Quest’ultima opera è particolarmente interessante perché è la prima tela in cui il pittore utilizza una vista di Toledo quale sfondo dell’opera e poco oltre si ritrova tale elemento anche in San Martino e il mendicante (1597/99). Il santo, ritratto a cavallo, veste abiti contemporanei – e dai colori particolarmente sgargianti – così come vediamo proporre anche da Jacopo Bassano nel quadro di identico soggetto, datato 1578, collocatogli di fianco.
La sezione si conclude con alcuni ritratti dipinti da El Greco seguendo lo stile allora in voga a Venezia e ben esemplificato da due tele di Tiziano: il fondale e le vesti del soggetto caratterizzati da tonalità scure che si fondono l’una nell’altra a formare un’unica macchia di colore servono a far risaltare i lineamenti del viso unitamente a un’espressione che è testimonianza del temperamento.

La produzione di El Greco è in gran parte incentrata su soggetti sacri e nella sezione Dipingendo la santità sono esposti esempi di opere realizzate dal 1577, dopo il suo arrivo a Toledo, la prima città spagnola dove nel 1563, sotto l’arcivescovado del Cardinale Quiroga, vengono applicate le rigide regole della Controriforma. Le opere esposte in mostra comprendono sia grandi pale d’altare sia opere di dimensioni contenute, destinate a esigenze devozionali private, tutte parimenti accomunate da un’iconografia che fa leva sulle lacrime, la penitenza e il pentimento.
Il Battesimo di Cristo (1608/21), terminato dalla bottega di El Greco dopo la sua morte nel 1614, lascia letteralmente senza fiato l’osservatore; Espulsione dei mercanti dal tempio (1600 ca) è invece l’unico dipinto della sezione in cui – per necessità narrativa – è presente un’architettura come sfondo.
Nell’ampia carrellata dedicata ai ritratti di santi emergono due figure in particolare, due santi che con il loro esempio meglio rappresentano i precetti emanati dal Concilio di Trento: San Francesco d’Assisi e San Domenico. Sorprende per contrasto San Sebastiano (1577/79) ritratto nudo, in una posa plastica che rimanda alla scultura classica e alla potenza dei corpi di Michelangelo.

Il curioso titolo della quarta sezione, L’icona di nuovo, allude alla scelta di El Greco di attingere alla tradizionale icona ortodossa per realizzare una serie di ritratti degli apostoli a busto intero, in posizione frontale e completamente avulsi da qualsiasi tipo di contesto o sfondo che dir si voglia. Tale scelta stilistica è finalizzata a obbligare l’osservatore a concentrarsi sul volto del soggetto che, a differenza del modello di riferimento, è caratterizzato da una forte espressività. Tale modello è riproposto anche per alcune raffigurazioni di Cristo benedicente o con la croce sulle spalle e per Veronica mostra il Volto Santo (1577/80 ca).

L’ultima tappa del percorso di visita si intitola El Greco nel labirinto ed è interamente dedicata al Laocoonte (1610/14), l’unica opera a tema mitologico realizzata dall’artista. Nella sala dedicatale è presente una copia a grandezza naturale di Laocoonte e i suoi figli, il gruppo scultoreo di epoca ellenistica di cui nel 1506, nelle vicinanze della Domus Aurea di Nerone, viene rinvenuta una copia in marmo di epoca romana. La scultura, come è noto, cattura l’attenzione di tutti gli artisti dell’epoca, Michelangelo in primis e, successivamente del pittore di origine greca di passaggio per Roma.
Nel dipinto collocato appena prima della porta di uscita, il sacerdote e i figli sono posizionati in primo piano a occupare la parte centrale e la sinistra della tela, immortalati nella lotta con i serpenti marini, mentre a destra è presente un gruppo di persone ad oggi non ancora pienamente identificate; sullo sfondo invece di Troia El Greco propone ancora una volta una veduta di Toledo.
I corpi di Laocoonte e del figlio ancora vivo, ormai stremati dalla lotta impari con i mostri, ricordano le Prigioni di Michelangelo mentre il figlio morto giace in una posa scomposta come il Cristo in grembo alla Vergine nella Pietà. Il pathos che sprigionano queste figure è, a nostro parere, ampiamente superiore a quello registrato nelle opere a tema sacro esposte nelle sale precedenti, enfatizzato anche dalle tonalità fredde dei colori adoperati e dal senso di sfuggente liquidità delle forme.
La composizione del Laocoonte è affascinante e non sorprende che El Greco sia considerato uno dei padri della pittura spagnola e – nonostante un lungo periodo di oblio – della pittura moderna, ripreso nei secoli successivi da Cézanne a Dalì e Picasso, da Kandinskij a Chagall. La mostra vale una visita anche solo per questo capolavoro.

Silvana Costa

La mostra continua a:
Palazzo Reale – Piano Nobile

piazza Duomo, 12 – Milano
fino a domenica 25 febbraio 2024
orari martedì-domenica 10.00-19.30
giovedì 10.00-22.30
lunedì chiuso
ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
www.palazzorealemilano.it

El Greco
Un pittore nel labirinto
a cura di Juan Antonio García Castro, Palma Martínez-Burgos García, Thomas Clement Salomon
una mostra Comune di Milano Cultura-Palazzo Reale, MondoMostre
coordinamento scientifico Milagrosa Ortiz Martín
progetto dell’allestimento Corrado Anselmi Architetto
progetto grafico Dinamomilano – Bruno Stucchi
progetto di illuminazione Giambattista Buongiorno
www.mostraelgreco.it

Catalogo:
El Greco un pittore nel labirinto
a cura di Palma Martínez-Burgos García, Juan Antonio García Castro
Skira, 2023
24 × 28 cm, 296 pagine, 165 colori, cartonato
prezzo: 39,00 euro
www.skira.net

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